MARTINENGO, Gabriele
– Nacque probabilmente a Verona intorno al 1527.
È possibile ricavare tale data da un documento anagrafico del 1583 che registra la presenza nella sede accolitale veronese del cantore M., di 56 anni, insieme con la moglie Eufemia, di anni 49, e del figlio quindicenne Giulio Cesare (Paganuzzi, 1973, p. 563); tuttavia l’ipotesi non sembra collimare totalmente con i pochi elementi finora conosciuti relativi ai primi anni del Martinengo. Frequentò la scuola degli accoliti della cattedrale di Verona tra il 1536 e il 1539, uscendo dalla quale rinunciò al sacerdozio (Id., 1976, p. 165). Dal momento che la dismissione dalle scuole accolitali avveniva normalmente intorno ai 15-18 anni, e comunque in coincidenza con la muta della voce, sembra plausibile una retrodatazione dell’anno di nascita intorno all’inizio degli anni Venti. Inoltre la prima pubblicazione del M. a noi nota è del 1544, ulteriore elemento che confermerebbe necessità di uno spostamento all’indietro dell’anno di nascita. Mancano documenti sicuri sulla sua origine veronese; il M. è però menzionato da Adriano Valerini ne Le bellezze di Verona (Verona 1586) insieme con altri musicisti sicuramente nativi della città: «Nella musica è stato celebre Gabriele Martinengo, Pietro Cavatone, celebratissimi sono Vincenzo Ruffo, Marc’Antonio Ingegneri» (Paganuzzi, 1976, p. 165).
Nel 1547 il M. partecipò insieme con Ruffo al concorso per il posto di maestro della musica dell’Accademia filarmonica di Verona, ma senza successo; i reggenti preferirono a entrambi il compositore fiammingo Giovanni Nasco (ibid.). Nel frattempo il M. aveva pubblicato un primo libro di madrigali a quattro voci (1544), presto seguito da un secondo (1548). La successiva notizia biografica risale al 1560, quando il capitolo del duomo di Udine diede incarico a due canonici di cercare un musicista di provato valore cui attribuire l’incarico di maestro di cappella. Dietro esplicita indicazione di A. Willaert, rivolsero la loro attenzione al M., che si trovava allora a Zara come maestro di cappella del duomo (non sappiamo da quanto tempo si trovasse nella città dalmata; cfr. Vale, pp. 177 s. doc. III). Le trattative durarono alcuni mesi, e non furono facili; il M., con lettera del 13 marzo 1561, si era dichiarato disposto ad accettare l’incarico (ibid., p. 179 doc. IV). I rettori di Zara, soddisfatti del loro maestro di cappella, si appellarono il 28 marzo invano al capitolo e al Consiglio di Udine affinché recedessero dal loro proposito (ibid., p. 180 doc. V) e il 4 giugno 1561 il M. venne ufficialmente investito dell’incarico di responsabile della cappella musicale, insieme con l’obbligo di insegnare il canto ai chierici, per uno stipendio annuo di 70 ducati, cifra che il M. preferì convertire parte in denaro e parte in natura (grano, miglio, biada e vino; ibid., p. 112).
A tale importo si aggiunsero ulteriori 12 ducati, che i deputati del Comune decisero il 4 settembre di elargire con cadenza annuale (ibid., p. 113). La cappella musicale era in continua espansione, ed era volontà del capitolo migliorare la qualità delle esecuzioni musicali; pertanto, con delibera del 25 giugno 1562, il M. ebbe ai suoi ordini anche alcuni sacerdoti esperti nel canto figurato. Questi però si rifiutarono di obbedirgli, in quanto componenti del capitolo e non della cappella musicale, e alla minaccia di una sanzione di 20 denari per ogni mancanza alcuni mansionari e cappellani, tra i quali Giorgio Mainerio, fecero ricorso, non sappiamo con quale esito, presso il vicario patriarcale (ibid.).
Non abbiamo molte altre informazioni sul M., relative al periodo udinese, se si eccettuano notizie di ordinaria amministrazione sull’esame di qualche cantore; sappiamo però che, dietro incarico dei deputati del Comune, si occupò dell’esecuzione di alcune composizioni musicali scritte in occasione dell’arrivo a Udine di personalità provenienti sia da Venezia sia dalla corte imperiale, per le quali ebbe una ricompensa di 5 ducati (ibid., p. 114).
A tale circostanza sono forse da collegare i sei mottetti d’occasione composti in onore di alcuni membri della famiglia degli Asburgo, conservati manoscritti a Vienna e purtroppo giuntici incompleti.
Il 4 apr. 1567 l’incarico di maestro di cappella del duomo di Udine venne affidato al bolognese Domenico Micheli, ma già dall’autunno dell’anno precedente il M. era tornato a Verona per assumere la medesima posizione nella cappella del duomo, dove doveva rimanere fino alla morte (Paganuzzi, 1991, pp. 40 s.). Tentò, almeno una volta, di tornare a Udine: l’11 luglio 1577, saputo della partenza del maestro di cappella Ippolito Camaterò, scrisse una lettera al mansionario Giuseppe Radino affinché ricordasse ai canonici il suo servizio passato e facesse loro presente la sua disponibilità a riassumerlo; ma la sua missiva giunse probabilmente troppo tardi, visto che il 23 luglio venne eletto Vittorio Raimondi (Vale, pp. 121, 184 doc. X).
È interessante notare che un suo madrigale fu inserito ne Il primo fiore della ghirlanda musicale…, un’antologia pubblicata nello stesso 1577 (Venezia, erede di Girolamo Scotto), la cui dedica è firmata da Giovanni Battista Mosto, figlio dell’omonimo Giovanni Battista, morto nel 1570, capo degli strumentisti a fiato stipendiati dalla Comunità udinese.
A Verona ebbe modo di frequentare il celebre ridotto musicale del conte Mario Bevilacqua, al quale dedicò la sua ultima opera a stampa, i madrigali a cinque voci del 1580, nella speranza che venissero ivi eseguiti, come si legge nella lettera dedicatoria (Paganuzzi, 1976, p. 179).
Il M. morì a Verona il 17 dic. 1584.
Il M. è considerato pressoché esclusivamente un autore minore di madrigali, visto che diede alle stampe tre raccolte appartenenti a questo genere. In realtà la sua produzione ancora inedita andrebbe studiata con maggiore attenzione e comunque collocata nel più ampio panorama del genere madrigale. Il primo libro a quattro voci, per esempio, si pone esplicitamente fin dal titolo nella scia del nuovo madrigale degli anni Quaranta cosiddetto «a note nere» o «a misura di breve», che prevede l’impiego di note di valore più piccolo (semiminime e crome) con valore sillabico e conseguente allargamento delle possibilità ritmiche; ugualmente il riferimento ai toni (presente sul frontespizio) andrebbe approfondito in relazione all’organizzazione modale-tonale della raccolta stessa, soprattutto per quello che viene a significare la scelta di un determinato modo ecclesiastico, caratterizzato da una categoria affettiva ben precisa (erede degli ἦθη greci), in rapporto al significato generale di un testo poetico. Così i madrigali a cinque voci si inseriscono in quel contesto culturale assai ricco di fermenti e stimoli sorto intorno a Bevilacqua e al suo celebre ridotto e che fu di stimolo per autori come O. di Lasso, L. Marenzio, C. Merulo, Ph. de Monte, O. Vecchi.
Allo stesso modo risulta significativa la presenza di sue composizioni in antologie, tra le quali merita menzione almeno il terzo libro di madrigali a cinque voci di Cipriano di Rore, pubblicato nel 1548. Poco ci è rimasto, invece, della produzione sacra del M., che certo dovette essere maggiore di quanto pervenuto, visti i suoi incarichi professionali. Manoscritti (ma incompleti) sono tre mottetti a otto voci tramandatici da un codice di origine tedesca, mentre completo è un Ave Maria pubblicato in un libro di mottetti (1588) di Agostino Bendinelli. Questi era stato a sua volta accolito e «zago delle messe», poi consacrato sacerdote e dal 1580 cantore della cappella musicale del duomo di Verona; forse allievo del M., sicuramente fu alle sue dipendenze per diversi anni, e l’inserimento di un mottetto del M. in un libro di mottetti, tra l’altro dedicato al conte Bevilacqua, assume l’evidente carattere di un omaggio postumo.
Opere a stampa: Madrigali a quatro voce a misura di breve nouamente secondo li toni composti, Venezia, Girolamo Scoto, 1544; Il secondo libro de li madrigali a quattro voci, ibid., Id., 1548; Quelle fiamme, quel foco (2ª parte, Tal che mi pascho) e Poi ch’io vi veggio, in Di Cipriano de Rore et di altri eccellentissimi musici il terzo libro di madrigali a cinque voci, ibid. 1548; Del chiaro sangue, in I dolci frutti. Primo libro de vaghi et dilettevoli madrigali a cinque voci di diversi eccellentissimi auttori, ibid. 1570; Dolce mia vita in Il primo fiore della ghirlanda musicale a cinque voci con un dialogo a nove di diversi eccellentissimi musici, cit.; Madrigali a cinque voci, ibid., Angelo Gardano, 1580; Ave Maria in A. Bendinelli, Sacrarum cantionum quinis vocibus concinendarum liber secundus, ibid., Amadino, 1588 (rist., Francoforte 1604).
Manoscritti: Ratisbona, Bischöfliche Zentralbibliothek, Proske-Musikbibliothek, B.205-210 (De profundis clamavi ad te; Homo natus de muliere; Peccantem me quotidie; tutti a 8 voci ma incompleti); Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mus. Hs.,18951 (Non ego nunc actos [2ª parte, Non genus egregium], a 6 voci; Quod tu Maria invicti sis Caesaris uxor, a 6 voci; Austriae Caesareis nunquam non aucta triumphis [2ª parte, Salve, io, fortunatissima, a 7 voci]; Cura deum, heroum soboles, a 7 voci; Grande munus, o Musae, dialogo a 8 voci; Nell’alto cielo il sol, dialogo a 8 voci; tutte le composizioni sono giunte incomplete).
Fonti e Bibl.: G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, Bologna 1893, III, pp. 30 s., 40, 105; G. Vale, La cappella musicale del duomo di Udine, in Note d’archivio per la storia musicale, VII (1930), pp. 111-114, 177-180 docc. III-V, 184 doc. X; G. Turrini, L’Accademia filarmonica di Verona dalla fondazione (maggio 1543) al 1600 e il suo patrimonio musicale antico, in Atti dell’Acc. di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 5, 1940, vol. 18, pp. 50, 57, 90, 179, 210, 218; E. Paganuzzi, Documenti veronesi su musicisti del XVI e XVII secolo, in Scritti in onore di mons. G. Turrini, Verona 1973, pp. 562 s.; Id., Medioevo e Rinascimento, in La musica a Verona, a cura di P. Brugnoli, Verona 1976, pp. 136, 165 s., 179; G. Haberkamp - A. Scharnagl, Sammlung Proske, I, Manuskripte des 16. und 17. Jahrhunderts aus den Signaturen A.R., B, C, AN, München 1989, pp. 199 s.; E. Paganuzzi, I maestri di cappella della cattedrale di Verona dal 1520 al 1562 (correzioni e aggiunte), in Civiltà veronese, IV (1991), pp. 40 s.; O. Mischiati, Bibliogr. delle opere a stampa dei musicisti veronesi pubblicate nei secoli XVI-XVIII, Roma 1993, pp. 56 s., 130, 212, 234-236, 355; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 352; Bibl. della musica italiana vocale profana (Il nuovo Vogel), II, pp. 1071-1073; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 684; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 916; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), col. 1187.