Salvatores, Gabriele
Regista cinematografico, nato a Napoli il 30 luglio 1950. Autore eclettico e in continua evoluzione, S. ha saputo cogliere lo spirito del suo tempo e lo ha rappresentato rompendo il legame con il linguaggio della tradizione e aggiornando in una personale visione i canoni della commedia all'italiana. I suoi film risultano configurati intorno a tematiche a lui particolarmente care quali il viaggio, i sogni, l'amicizia, la solidarietà, i rapporti generazionali. Il suo film Mediterraneo (1991) ha vinto nel 1992 il premio Oscar come miglior film straniero.
Milanese d'adozione, si è diplomato all'Accademia d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano. Nel 1972 è stato, insieme a Elio De Capitani, Ferdinando Bruni e altri, tra i fondatori del Teatro dell'Elfo, divenuto in quegli anni un fenomeno di costume. Ha esordito nel cinema dirigendo Sogno di una notte d'estate (1983), adattamento di un musical-rock, seguito da Kamikazen ‒ Ultima notte a Milano (1988), commedia malinconica sulle ansie e le aspirazioni di un gruppo di attori in attesa di un'audizione. È stato però con Marrakesh Express (1989), primo suo successo presso il pubblico, che il regista ha affrontato alcuni temi caratteristici, quali il viaggio, la fuga e l'amicizia virile, venati da una soffusa tristezza che affiora dietro i toni da commedia, poi approfonditi nelle opere successive. In primo luogo Turné (1990), in cui si delinea un difficile 'ménage a trois' tra due amici attori, Dario (Diego Abatantuono) e Federico (Fabrizio Bentivoglio), in viaggio per una tournée, e la bella Vittoria (Laura Morante), cui ha fatto seguito il premiato Mediterraneo (1991). Il film, in omaggio a coloro che stanno scappando, come recita la didascalia finale, racconta la vita di un gruppo di militari italiani, isolati, durante la Seconda guerra mondiale, su un'isola della Grecia. Ancora una volta S. focalizza l'attenzione sulle inquietudini tipiche di una generazione in crisi, mostrando il continuo desiderio di essere altri da quel che si è. Ciò accade anche nel successivo Puerto Escondido (1992), un road movie, arricchito come sempre dall'elemento comico, dove Mario (ancora Abatantuono), testimone di un omicidio, scappa in Messico per cambiare vita, ma trova una realtà non molto diversa dalla Milano da cui è fuggito. La società, benché dipinta con colori esotici, appare infatti dominata dagli stessi desideri di ricchezza da parte di chi detiene il potere. Questa intensa ansia di movimento, linfa vitale per gli eroi di S., nel caso di Sud (1993), una sorta di 'western politico' in cui i protagonisti sono asserragliati in un seggio elettorale occupato, annullata la dimensione del viaggio, diventa disperazione.
Dopo aver contaminato e reinventato la commedia all'italiana, S. ha spostato lo sguardo su altre dimensioni con un film che ha segnato una svolta nella sua carriera: Nirvana (1997). Definito dallo stesso regista psichedelico, nel senso di apertura della psiche, è uno spaccato fantascientifico sulla realtà virtuale. Solo (Diego Abatantuono), rendendosi conto di vivere la copia della realtà, chiede di essere cancellato, voltando le spalle ai mali del mondo. In Denti (2000) ormai il viaggio è diventato onirico e la strada è soltanto quella frantumata e confusa della memoria di un paziente (Sergio Rubini) con i denti rotti. Nell'adattare un racconto di D. Starnone, S. è riuscito a costruire una storia d'amore, inquietante, dolorosa, resa visivamente epica dalla scelta di girare il film in widescreen.
La generazione fotografata nei primi film, dopo aver fatto i conti con la vita, è tornata a essere al centro di Amnésia (2002), dove i protagonisti, segnati da un'indelebile amarezza, si ritrovano sull'isola di Ibiza, in una black comedy ricca di artifici registici. In Io non ho paura (2003), tratto dall'omonimo romanzo di N. Ammaniti, il ritmo diviene più morbido e meno convulso. Seguito dalla macchina da presa ad altezza di bambino, il piccolo Michele fa una scoperta sconvolgente: un suo coetaneo rapito e nascosto in un buco sottoterra. In un mondo fatto di predatori e vittime, Michele perde l'infanzia in diverse e fondamentali tappe di crescita, mostrando forza e coraggio nel superare la paura e nel ribellarsi con forza al mondo degli adulti.
Conversazione con Gabriele Salvatores e sceneggiatura del film Sud, a cura di D. Grazioli, Roma 1993; Gabriele Salvatores, a cura di F. Merkel, prefazione di M. Anselmi, Roma 1993; Nirvana sulle tracce del cinema di Gabriele Salvatores, a cura di G. Canova, Milano 1996.