VERRI, Gabriele.
– Nacque a Milano il 16 aprile 1695 da Giovanni Pietro, «vero artefice delle fortune familiari» Verri, e da Maria Antonia Orrigoni, figlia del questore e decurione Giampietro, primogenito prediletto dal padre che «spassionatamente» lo amava e lo prediligeva tra i quattro figli (P. Verri, Memorie sulle disensioni e divisioni della famiglia Verri, in Id., Scritti di argomento familiare e autobiografico, a cura di G. Barbarisi, 2003, p. 521).
Dei due maschi il secondo, Antonio, fu destinato alla carriera ecclesiastica, futuro canonico ordinario della Metropolitana di Milano, di seguito decano e poi primicerio della stessa, revisore dei libri e consultore ecclesiastico del S. Uffizio di Milano; le sorelle, una, Teresa Oliva, divenne monaca di S. Agostino in Porta Nuova, l’altra, Anna Maria, fu data in moglie al marchese Gerolamo Parravicino.
Gabriele iniziò la sua formazione presso le scuole Arcimbolde di Milano rette dai barnabiti; avviato agli studi giuridici sotto la guida di un avvocato di grido d’allora, Carlo Maria Cavalli, futuro senatore, si laureò in giurisprudenza a Pavia il 28 luglio 1717 (Milano, Archivio Verri, d’ora in poi AV, 44.4: diploma di laurea; Archivio di Stato di Pavia, Università, Doctoratus, cart. 88, f. 171, con annesso documento di domanda di dispensa dalla presentazione delle fedi necessarie per il conseguimento della laurea, avendo Verri, come dichiara, frequentato solo due anni i corsi attestati dalle relative fedi) e fu cooptato dal febbraio del 1719 dal Collegio dei giureconsulti di Milano (Haus-, Hof- und Staatsarchiv Wien, Lombardei Collectanea, 22: per una diversa ricostruzione di questo tratto del suo curriculum v. Capra, 2002, p. 41). Affinando la sua educazione con molte letture, si applicò – come Verri stesso attesta nelle Memorie riguardanti il Conte Don Gabriello Verri e le sue Incombenze e cariche da lui sostenute sino all’anno 1753 (AV, 358.7) – «a coltivare l’eloquenza, l’Erudizione, l’Elocuzione sì latina, che toscana e la Italiana poesia», nella convinzione che l’apprendimento del diritto fosse «inutile o trascurato» se non integrato da altre conoscenze.
Frequentatore convinto della colonia insubre dell’Arcadia, compose intorno al 1720 (dal 1715 al 1722) una serie di rime (Rime del conte Gabriele Verri milanese, tra gli Arcadi Elsindo Sferiano 1722: AV, 358.1, ms., con molte correzioni), che, non di rado celebrative, spaziano dal sacro al profano e rivelano buona familiarità con il ‘mestiere’ del poeta e le sue regole, ma scarsa ispirazione.
Dopo un viaggio a Vienna e una sosta per qualche tempo alla corte imperiale di Carlo VI, intraprese con successo la carriera forense sino a fornire un parere, confermato poi dal Parlamento di Parigi, sulle questioni ereditarie in punto di interpretazione del patto dotale, sorte dopo la morte della moglie di Cosimo III granduca di Toscana: la dissertazione gli fruttò il cavalierato dell’Ordine di S. Stefano e la commenda. Divenne luogotenente regio nel 1725, vicario di Provvisione nel 1726, poi avvocato fiscale e provicario del Banco di S. Ambrogio (dal 1727 al 1731), di cui curò la ristampa delle Regole nel 1730.
La sua cerchia familiare intanto negli anni si allargava: al matrimonio seguivano numerose nascite, segnate anche da morti premature, come succedeva all’epoca. Infatti, il 14 febbraio 1728 sposò Barbara Dati della Somaglia, di nobile e illustre famiglia, donna autoritaria e ‘dominatrice’, con una dote di 84.000 lire; il 12 dicembre dello stesso anno nasceva Pietro (v. la voce in questo Dizionario), il 22 dicembre 1729 Fulvia, scomparsa nel febbraio del 1730, il 4 gennaio 1731 Maria Antonia, morta d’epilessia a due anni e mezzo, il 12 maggio 1732 Anna Clara, il 27 giugno 1733 Teresa, l’8 ottobre 1734 Francesca Maria, morta di vaiuolo dopo due mesi e mezzo di vita, il 12 luglio 1736 Francesca Maria, il 23 maggio 1738 Giuseppe Maria, morto a dieci anni, il 13 aprile 1740 Gerolama Antonia, Alessandro il 9 giugno 1741 (v. la voce in questo Dizionario), Carlo il 23 febbraio 1743 (v. la voce in questo Dizionario), Giovanni il 20 agosto 1745: una famiglia composta dunque da padre e madre, dai quattro ‘fratelli Verri’ e da quattro figlie, due poi convolate a nozze e due divenute monache.
Interessatosi alla questione dell’alloggiamento delle truppe austriache, che si proponeva di effettuare nelle case private, riuscì ad ottenere che «la Patria» andasse esente dal grave peso: nell’occasione pubblicò varie Rimostranze, poi raccolte nelle Memorie del rimplazzo.
Regio questore togato sotto Carlo Emanuele di Savoia, svolse in quella veste importanti missioni diplomatiche per il ducato. Nel 1740 fu cooptato tra i LX decurioni della città di Milano, nel 1741 fu nominato avvocato fiscale generale da Maria Teresa e senatore nel 1749: iniziava per lui un periodo di densa attività, integrata, oltre che da quella inerente alla carica istituzionale, da diverse missioni e incarichi speciali di carattere diplomatico e militare, di importanza strategica rilevante, come la partecipazione ai congressi di Vigevano, nel 1743, di Nizza, nel 1748, di Varese nel 1752 (i Diari di Verri dei tre congressi in AV, 337).
Senatore reggente (quindi membro del Consiglio d’Italia) nel 1753, nominato presidente del tribunale di Sanità per gli anni 1753-55, all’apice della carriera tuttavia non conclusa secondo le ambizioni coltivate, svolgeva ancora con impegno i suoi compiti fino al declino degli ultimi anni di vita. Diviso tra atteggiamento ‘conservatore’, di difesa dell’ordinamento giuridico lombardo, e consapevolezza della necessità di un ammodernamento, si faceva portatore nel 1778 di queste ultime esigenze nella redazione del Nuovo piano della pratica civile e criminale per lo Stato di Milano, affidato, su impulso di Maria Teresa, dal Senato a lui e al senatore Giuseppe Santucci, con una ripartizione dei compiti che vide la parte del processo civile elaborata con il suo predominante intervento: nonostante il volonteroso operato che coinvolse nei ‘lavori’ preparatori tutte le componenti del sistema di giustizia milanese, il Nuovo piano, più legato al passato che non al futuro, non riuscì a entrare in vigore per le resistenze e difficoltà frapposte negli anni successivi.
Tuttavia, si pone, per il suo contenuto, come organica trattazione del processo nel ‘civile’ e nel ‘criminale’, legge generale del processo destinata a valere su tutto il territorio della Lombardia austriaca e per tutti i tribunali: nel ‘civile’ vi si trovano nella prima parte, Rubrica I, regole generali all’insegna della celerità per i processi in primo grado davanti ai giudici ordinari, per le cause sommarie e le miste, indi per il processo d’appello e per l’esecuzione; nella II, norme delle cause fra creditori e debitori, comprese quelle per il concorso dei creditori, corrispondenti alle odierne procedure fallimentari, allora – e oggi – problema delicatissimo di cui si reclamava una soluzione legislativa più efficiente; nella seconda parte è disciplinato il giudizio davanti al Senato nelle regole generali e nel dettaglio. Seguono le regole per la pratica criminale, che contengono, tra l’altro, l’abolizione per regola generale della tortura tranne che per i delitti atroci. Si tratta di profilo assai discusso nella Lombardia austriaca se solo si guardi alla consulta senatoria, in data 19 aprile 1776, redatta da Verri in senso contrario, motivata da ragioni di legittimità e ‘necessità’ dell’istituto sul territorio, a seguito della sovrana determinazione teresiana abolitiva dello stesso 1776 (a Mantova il Consiglio di giustizia invece dimostrava maggiore apertura alle prescrizioni imperiali). La posizione paterna, contraria all’abolizione, espressa in una consulta pubblicata poi da Sergio Di Noto (1977) è anche all’origine delle vicende editoriali ritardate delle Osservazioni sulla tortura del figlio Pietro, uscito postumo per la prima volta nel 1804, seguita da numerose altre edizioni (compresa quella, a cura di L. Garlati, in Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri, VI, a cura di C. Capra, 2010, pp. 37-139) fino a oggi.
Morì a Milano «la sera di Domenica giorno 22 alle ore due e mezza di notte [...]» (lettera di Pietro ad Alessandro, 25 settembre 1782, in Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di G. di Renzo Villata, 2012, p. 11) o, come lo stesso Pietro scrisse successivamente, «la sera del giorno 22 settembre 1782 nell’anno ottantesimo di sua età» (P. Verri, Memorie sulla famiglia Verri, in Id., Scritti di argomento familiare e autobiografico, a cura di G. Barbarisi, 2003, p. 510).
Opere. Tra le sue opere a stampa vi sono la Dissertatio historico-legalis de capitatione rusticanae plebis, Mediolani 1730 (preceduta, nell’edizione a stampa, dalla Supplica dello Stato di Milano al suo clementissimo signore Carlo VI [...] nella causa del personale forense perché questo non fosse soggetto a una gravosa imposizione fiscale), le Memorie del rimplazzo cioè raccolta delle cose appartenenti al militare alloggiamento nello Stato di Milano seguite agli anni 1707, 1716 e 1730, con una prefazione dell’origine e progresso del medesimo rimpiazzo, Milano 1731 (presente in AV, 314), l’edizione delle Novae Constitutiones dominii mediolanensis..., nell’undicesima edizione (Mediolani 1747), integrata dal De ortu, et progressu juris Mediolanensis prodromus (pp. XXI-CLXVII), il De titulis et insigniis temperandis. Dissertatio fiscalis (Mediolani 1748). Tra le manoscritte si possono annoverare le sue Consulte, in AV, 323-324, le Adnotationum ad statuta Mediolani volumen primus (Roma, Biblioteca del Senato, ms. 573), le Memorie istorico-politiche della Lombardia austriaca presentate alla Reale Altezza del Serenissimo Arciduca Giuseppe nato Principe d’Ungheria, e Boemia dal conte Gabbriele Verri R.D. Senatore di Milano già Consigliere Reggente nel Supremo Consiglio d’Italia l’anno MDCCLXI (AV, 339), la Continuazione delle stesse Memorie (AV, 340), nonché l’Istoria della Austriaca Lombardia dall’anno di Roma CLVII insino al MDCCLX dell’Era Cristiana Presentata alla Sacra R. Maestà di Giuseppe I Re dei Romani, Arciduca d’Austria, nato Principe d’Ungheria, e Boemia dal conte Gabbriele Verri Patrizio e Senatore di Milano già Reggente nel Supremo Consiglio d’Italia (AV, 345-349, in parte frammentario e lacunoso, diviso, nella progettazione, in sette epoche), nel complessivo Proponimento dell’opera destinata a essere la terza ed ultima parte, «compendio cronologico de’ passati avvenimenti ripartito in cinque Epoche principali e questa sarà la storia abbreviata della Austriaca Lombardia», oltre all’attività professionale svolta nelle varie cariche testimoniata almeno in parte, nella ricca raccolta, delle citate Consulte.
Verri dimostrò un’approfondita conoscenza del diritto, un’attenzione al profilo storico-giuridico di ascendenza umanistica, di tutta evidenza nel De ortu, et progressu iuris Mediolanensis prodromus, teso alla valorizzazione del diritto patrio, ricostruito nelle sue lontanissime origini, e una non mediocre sensibilità per l’aspetto pratico, che lo vide attivo consulente anche in un delicato momento di transizione dell’ordinamento nella Lombardia austriaca, non di rado su posizioni caute di progresso. La rappresentazione per larga parte negativa del suo vissuto, a noi trasmessa attraverso la trentennale corrispondenza tra i figli Pietro e Alessandro, non deve far velo a un giudizio sul suo operato più oggettivo, più teso forse alla conservazione del passato, ma non refrattario a una modernità prudente.
Fonti e Bibl.: Milano, Università degli studi, Fondazione Mattioli per la storia del pensiero economico, Archivio Verri, 44.4, 314, 323, 324, 337, 339, 340, 345-349, 358.1 e 7; Archivio di Stato di Pavia, Università, Doctoratus, cart. 88, f. 171; Vienna, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Lombardei Collectanea, 22; P. Verri, Scritti di argomento familiare e autobiografico, a cura di G. Barbarisi, Roma 2003, ad ind.; Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri, VI, Scritti politici della maturità, a cura di C. Capra, Roma 2010, ad ind., VII, Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, 18 settembre 1782-16 maggio 1792, a cura di G. di Renzo Villata, 2012, passim (ma v. anche VIII, 1, 19 maggio 1792-31 marzo 1794, e VIII, 2, 2 aprile 1794-8 luglio 1797, entrambi a cura di S. Rosini, 2008, passim; gli altri 12 volumi della vecchia edizione del Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, Milano 1910-1942, e Viaggio a Parigi e Londra, 1766-1767: carteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di G. Gaspari, Milano 1980, passim).
P. Del Giudice, G. V. e la storia del diritto in Lombardia, in Id., Nuovi studi di storia e diritto, Milano 1913, pp. 374-384 (già in Rendiconti. Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, cl. di lettere e scienze morali e storiche, s. 2, 1907, vol. 42, pp. 904-912); F. Venturi, Settecento riformatore, I, Da Muratori a Beccaria, Torino 1969, pp. 646-661; U. Petronio, Il Senato di Milano. Istituzioni giuridiche ed esercizio del potere nel Ducato di Milano da Carlo V a Giuseppe II, Milano 1972, ad nomen; S. Di Noto, Documenti del dibattito su tortura e pena capitale nella Lombardia austriaca, in Studi parmensi, XIX (1977), pp. 267-406; U. Petronio, Un tentativo moderato di codificazione del diritto del processo civile e penale in Lombardia: il «Nuovo Piano» di G. V., in La formazione storica del diritto moderno in Europa, II, Firenze 1977, p. 988; G. di Renzo Villata, Diritto comune e diritto locale nella cultura giuridica lombarda dell’età moderna, Milano 1980, pp. 372 s.; G. Volpi Rosselli, Tentativi di riforma del diritto del processo nella Lombardia teresiana: il Nuovo piano di G. V., Milano 1986; A. Cavanna, La codificazione penale in Italia. Le origini lombarde, Milano 1987, ad ind.; U. Petronio, Produzione e diffusione non universitaria della cultura giuridica a Milano agli inizi del Settecento. Il caso di G. V., in Miscellanea Domenico Maffei dicata. Historia, ius, studium, a cura di A. Garcìa y Garcìa - P. Weimar, II, Goldbach 1995, pp. 663, 672 s.; G. di Renzo Villata, Sembra che ... in genere ... il mondo vada migliorando. Pietro Verri e la famiglia tra tradizione giuridica e innovazione, in Pietro Verri e il suo tempo, a cura di C. Capra, I, Milano 1999, pp. 147-270, passim; G. Panizza - B. Costa, L’Archivio Verri, parte seconda. La «Raccolta Verriana», Milano 2000, pp. 13-34; C. Capra, I progressi della ragione, Bologna 2002 (in partic. pp. 33-61); G. di Renzo Villata, Tra leggi e scienza giuridica nella Milano d’ancien régime, in Bibliotheca Senatus Mediolanensis. I libri giuridici di un Grande Tribunale d’ancien régime, diretto da A. Padoa Schioppa - G. di Renzo Villata, Milano 2002, pp. 59-98 (in partic. pp. 97 s.); Ead., Gabriel Verri et la ‘passion’ pour l’histoire du droit, in L’histoire de l’histoire du droit, Journées de la Société d’histoire du droit,... 2005, Toulouse 2006, pp. 77-95; Ead., Tra ius nostrum e ius commune. Il diritto patrio nel Ducato di Milano, in Il Diritto patrio tra diritto comune e codificazione (secoli XVI-XIX), a cura di I. Birocchi - A. Mattone, Roma 2006, pp. 236-243.