ZINANO, Gabriele
ZINANO (Zinani), Gabriele. – Nacque a Reggio Emilia nel 1557 da Bartolomeo e dalla nobile Lucrezia Calcagni.
Compì studi filosofici e letterari presso lo Studio di Ferrara, in un periodo compreso tra il 1578 e il 1581, sotto la guida, in particolare, di Cesare Cremonini, il futuro maestro di Galileo Galilei, e di Francesco Patrizi. Tornato verso il 1581 nella sua città d’origine vi risiedette stabilmente sino al 1591.
A questo periodo risalgono Il Caride (Parma 1582), un’ingenua e giovanile favola pastorale, e, a distanza di dieci anni, la copiosa raccolta Delle rime e delle prose (Reggio Emilia 1590-1591). Molti anni più tardi Zinano si ricordò dei versi in essa contenuti: nella prefazione alle sue Rime amorose in vita e morte di Vittoria (Venezia 1627) rivendicò, in polemica con Giovan Battista Marino, la primogenitura di quelle composizioni che ora il Cavaliere, chiamandole idilli, si vantò di avere inventato. Il 1590 fu anche l’anno di uscita di una tragedia, L’Almerigo (Reggio Emilia 1590, poi riveduta e ripubblicata molti anni dopo a Venezia nel 1627), subito seguita da un Discorso della tragedia (Reggio Emilia 1590), una contorta e prolissa difesa del principio della ‘favola finta’. E proprio a questo modello si riferisce, naturalmente, L’Almerigo, opera sterminata (4500 versi circa) e d’intreccio complicatissimo.
Narra la storia d’Almerigo, principe di Spagna, e delle sue vicissitudini presso Costantinopoli, di come egli giungesse a uccidere per sbaglio l’amata Elvira, figlia di Amurate imperatore dei turchi, e di come quest’ultimo si vendicasse sanguinosamente di lui. L’Almerigo può dirsi l’opera della contaminazione estrema: di registri, e di modelli soprattutto. In essa l’atmosfera orrido-senechiana si intreccia a un complesso e caotico gusto romanzesco, supportato da un’impressionante prolissità stilistica.
Dopo il 1591 si allontanò da Reggio Emilia in cerca di fortuna, spingendosi sino in Ungheria, ove partecipò alle guerre austro-turche nel 1596. Di lì fece poi ritorno in Italia, fermandosi in un primo tempo a Roma, ove venne accolto nell’Accademia degli Umoristi. Nel 1598 risulta ormai trasferito a Napoli, ospite nella casa del duca di Seminara. In seguito, dopo vpari tentativi falliti di impiegarsi presso Ferrante Gonzaga, signore di Guastalla, ottenne la protezione del principe di Avellino della famiglia Caraccioli, presso il quale rimase stabilmente dal 1602 al 1622. Negli anni successivi, almeno sino al 1627, si spostò a Venezia, dove curò direttamente la pubblicazione delle opere prodotte in questi ultimi venticinque anni.
Oltre a vari testi poetici, come le già ricordate Rime amorose in vita e morte di Vittoria e le Rime sacre, pastorali, lugubri, diverse con un epitalamio, e una istoria in versi (Venezia 1627), bisogna segnalare tre trattati politici: Il Segretario (Venezia 1625), intrapreso già nel 1598, Il Consigliere (Venezia 1625) e infine Della Ragion di stato (Venezia 1626), questi ultimi due tradotti in latino da Giovanni Hornigk e pubblicati a Francoforte nel 1628. La sua opera principale resta comunque L’Eracleide (Venezia 1623), poema epico in ottava rima, composto da ventiquattro canti, già intrapreso nel 1598 e nel 1599 giunto al sesto canto, ma presumibilmente interrotto verso il 1605, a seguito della pubblicazione della Croce racquistata di Francesco Bracciolini, opera centrata sul medesimo argomento.
Il poema tratta delle vicissitudini di Eraclio e della guerra da lui intrapresa contro il re di Persia, Cosdra, per riconquistare la sacra croce, aiutato dal prode Oberto e da Siroo, figlio ripudiato di Cosdra. Dopo alterne vicende di guerra intrecciate con episodi d’amore e di travestimenti, la città di Bespero viene espugnata e il ‘santo legno’ riconquistato. Il poema venne stampato insieme a Opposizioni d’incerto all’Eracleide del sig. G. Zinano con le risposte a ciascheduna di Vincenzo A. Sorella. Si è molto discusso sulla paternità di tale scritto. Verosimilmente le Opposizioni vennero scritte dallo stesso Zinano, che raccolse obiezioni allora circolanti, mentre sembra improbabile che egli sia anche responsabile diretto, come sostiene Scipione Errico, delle entusiastiche risposte ivi prodotte. Certo è che neanche queste possono far passare in secondo piano i difetti dell’opera, la quale, pure abilmente costruita a livello di intreccio, mostra la consueta prolissità di stile dell’autore e una totale mancanza di consistenza drammatica dei personaggi, nonché un costante e pedissequo richiamo alla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, suo amico personale, in onore del quale, peraltro, Zinano curò la seconda edizione della Vita di Giovan Battista Manso (Roma 1634).
Non si conosce l’anno esatto di morte di Zinano, che pure deve essere posto poco dopo il 1634.
Fonti e Bibl.: S. Errico, Guerre di Parnaso, Venezia 1643, p. 129; G. Guasco, Storia litteraria del principio e progresso dell’Accademia di Belle Lettere in Reggio, IV, Reggio Emilia 1711, pp. 227-237, 362 s.; G.M. Crescimbeni, Istoria della volgar poesia con i commentarj della medesima, Venezia 1730-1731, I, pp. 67, 161, 221, IV, p. 159; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, Milano 1739-1752, I, p. 254, II, p. 272, III, pp. 218, 231, 244 s., 355, IV, p. 73, V, p. 400, VI, p. 465; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, IV, Venezia 1747, pp. 387 s.; P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, I, Faenza 1769, pp. 335-344; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori natii degli stati del Ser. Sig. Duca di Modena, V, Modena 1784, pp. 415-433; Id., Storia della letteratura italiana, VII, Roma 1785, pp. 44, 153; A. Belloni, Gli epigoni della Gerusalemme liberata, Padova 1893, pp. 119-132, 506 s.; Id., Il Seicento, Milano 1929, pp. 15, 125, 129 s., 387, 483; Id., Il poema epico e mitologico, Milano s.d., pp. 266, 269; E. Bertana, La tragedia, Milano s.d., pp. 72, 96-100, 434; Trattati di poetica e retorica del Cinquecento, a cura di B. Weinberg, IV, Bari 1974, pp. 121-139, 410 s.; U. Onorati, G. Z. signore di Bellay. Un trattatista della ragion di stato e intellettuale della controriforma reggiano, Modena 1986; G.P. Maragoni, Per l’Eracleide di G. Z.: saggio di edizione e commento, Roma 2012; Id., G. Z. narratore barocco. Lettura del canto III dell’Eracleide, Roma 2014.