GABRIELLI, Francesco, detto Scapino o Scappino
Figlio dell'attore comico Giovanni Sivello, nacque nel 1588. Fiorentino, fu attivo con il nome d'arte di Scappino o Scapino almeno dal 1611, come risulta dalla commendatizia inviata in quell'anno dal cardinale Antonio Caetani al duca di Mantova Vincenzo Gonzaga. Apprese dal padre il mansionario zannesco e si impose soprattutto per saper cantare e suonare, per la capacità di improvvisare arie e canzoni su molteplici strumenti, di cui sembrerebbe essere stato anche inventore. Fu un attore e un musico assai apprezzato, se è vero che insegnò a molti principi la chitarra spagnola. Giudicato nel 1612 "bon zane" da Tristano Martinelli (Comici dell'arte. Corrispondenze, I, p. 265) venne scritturato da Pier Maria Cecchini per la compagnia degli Accesi, alla quale venne però ben presto sottratto.
Le sue qualità musicali lo fecero imporre all'attenzione del capocomico ferrarese che, nell'agosto del 1613, non rassegnandosi alla sua perdita, scrivendo a un segretario del duca di Mantova Ferdinando Gonzaga così si esprimeva: "di Scapino […] farei più capitale, […] ch'io non farei di qual si voglia suma di denari" (ibid., p. 269).
Artista multiforme, ricoprì, a partire dall'anno comico 1613-14, il ruolo di primo zanni nella compagnia dei Confidenti, facendo coppia fissa con Ottavio Onorati, l'acrobatico secondo zanni in arte Mezzettino, entrambi sottratti abilmente agli Accesi del Cecchini da Giovan Battista Austoni, in arte Battistino. Con Mezzettino il G. completò la formazione della troupe alle dipendenze di don Giovanni de' Medici, lasciando in Cecchini un profondo rammarico per la sua assenza. A Bologna, nel 1615, recitò nella commedia, creata apposta per le parti zannesche, intitolata I due Mezzettini, nella quale la coppia di attori dovette eccellere. Nel 1618 fu richiesto dal re di Francia, desideroso di ascoltare la sua voce e quella dei suoi numerosi strumenti; iniziarono trattative assai lunghe con i confidenti, che condotte da Giovan Battista Andreini e dalla Cancelleria del duca di Mantova, oltre che da Martinelli e da don Giovanni de' Medici, protettore e impresario della compagnia, si conclusero dopo due anni, nell'ottobre del 1620, con la partenza dei comici, ma non del G., che raggiunse la Francia qualche anno dopo.
Elemento indispensabile alla compagnia, nell'ottobre del 1619 il G. si impegnò, d'accordo con Niccolò Barbieri detto il Beltrame, perché nella compagine dei Confidenti entrasse a far parte Louis de Palomeras, detto Capitano Brandimarte, vero uomo d'arme, prima che attore. Nel 1620 recitò al cospetto del principe Tommaso di Savoia, ospite d'onore presso il Castello di Modena. Sul finire del 1623 partì per la Francia insieme con Andreini e Barbieri, riscuotendo notevole successo. Nel 1626 si esibì a Firenze, mentre negli anni successivi toccò le principali città del Norditalia: Ferrara, Venezia, Milano. Egli gravitò nel circuito "lombardo" anche con la sua compagnia comica, documentata nel 1627 a Ferrara, a Piacenza nell'ottobre del 1633, a Mantova a partire dal novembre dello stesso anno insieme a Onorati e ai coniugi Antonazzoni con i quali recita a Firenze. Nel 1636 figurano nella formazione del G. Giovanni Rivani, detto il Dottor Graziano Campanaccio da Budri, il figlio di Cecchini, Lorenzo, detto Virginio in commedia.
Il G. morì probabilmente nel 1636.
La moglie, Spinetta sulle scene, ricopriva il ruolo di fantesca nella medesima compagnia dei Confidenti. Fu accanto al G. sicuramente dal 1615. Da Spinetta ebbe almeno una figlia, Giulia, nota col nome di Diana e attiva dal 1636 al 1645, allorché si esibì a Parigi nella Finta pazza di G. Strozzi.
Interessanti informazioni sul suo conto corrono in tutto l'epistolario di Flaminio Scala. Così scrisse a Giovanni de' Medici da Firenze il 10 nov. 1618: "Ier sera si fece La pazzia di Scapino: giuro a Vostra Eccellenza che questo popolo gridò miracolo" (Comici dell'arte. Corrispondenze, I, p. 510). Un'altra attestazione del modo in cui recitava è contenuta in una lettera che lo Scala inviò allo stesso destinatario da Milano il 31 luglio 1619: "Scapino fece questi giorni in un'opera vedere tutti li suoi strumenti, e a mezzo li strumenti venne il duca e li fece intendere che tornasse a principiare li strumenti, e lui disse che erano scordati e non volse sonarli. Il duca se piccò […] e disse che Scapino era un gran vigliacco […]" (ibid., p. 551).
L'incisore Carlo Biffi lo raffigurò con in mano una maschera e insieme a tutti gli strumenti musicali che usava in scena. Il Codice D. Menaggio (1618; Montreal, McGill Univ. Blacker-Wood Library of zoology…) lo rappresenta nell'atto di suonare una serenata all'indirizzo di Spinetta, teatralmente affacciata a una finestra. Quando morì, al G. furono dedicati numerosi sonetti ed epitaffi e persino un poemetto: Infermità, testamento e morte di F. G. detto Scappino, composto e dato in luce a requisitione degli spiritosi ingegni (Viotti, 1638), componimento tragicomico di maniera, nel quale i maggiori comici suoi contemporanei piangono la sua scomparsa e nel quale soprattutto vengono menzionati i celebri suoi strumenti (la viola, il violino, la chitarra, l'arpa, il liuto, la tiorba, ecc.), ai quali, secondo G. Cinelli Calvoli (Biblioteca volante continuata da D.A. Sancassani, Venezia 1734-47, II, p. 316), venne addirittura dedicata una commedia: Gl'istrumenti di Scappino.
Il suo nome comparve, insieme con quello del fidato compagno d'arte, nella commedia di Niccolò Barbieri L'inavertito, overo Scappino disturbato e Mezzettino travagliato (Torino 1629 e Venezia 1630). Ma la sua fama superò i confini italiani. Il modo eccellente con il quale interpretava la parte del primo zanni lo consegnò alla memoria scenica. Molière arrivò persino a intitolargli una commedia: Le furberie di Scapino, rappresentata nel 1671 nel teatro del Palais-Royal.
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia…, III, 2, Milano 1742, p. 239; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani…, I, Padova 1781, pp. 245 s.; A. Baschet, Les comédiens à la Cour de France, Paris 1882, pp. 332 s.; L. Rasi, I comici italiani…, I, Firenze 1897, pp. 957-966; C. Levi, La maschera di Scapino, in La Lettura. Riv. mens. del Corriere della sera, XXV (1925), 10, pp. 748-752; O. Trebbi, Contributi alla biografia dei comici italiani, in Riv. italiana del dramma, XIX (1941), 1; C. Garboli, voce Gabrielli, in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 804 s.; F. Taviani - M. Schino, Il segreto della commedia dell'arte. La memoria delle compagnie italiane del XVI, XVII e XVIII secolo, Firenze 1982, pp. 12-25, 344 s., 348-350, 413, 445; A.M. Evangelista, Le compagnie dei comici dell'arte nel teatrino di Baldracca a Firenze: notizie dagli epistolari (1567-1653), in Quaderni di teatro, 1984, n. 24, p. 65; Comici dell'arte. Corrispondenze, a cura di C. Burattelli - D. Landolfi - A. Zinanni, Firenze 1993, I, ad indicem; S. Ferrone, Attori mercanti corsari. La Commedia dell'arte in Europa tra Cinque e Seicento, Torino 1993, ad indicem.