BONOMO, Gabriello (al secolo Giovanni Battista)
Nacque a Nicosia (Enna) il 13 apr. 1694, da famiglia agiata. Completata in casa l'istruzione elementare, iniziò a quindici anni il noviziato nell'Ordine dei minimi, nel convento palermitano di S. Oliva. Ivi proseguì gli studi, coltivando le lettere e la teologia, di cui divenne presto professore nel collegio palermitano dell'Ordine; in seguito fu nominato reggente degli studi. In tale carica, si preoccupò di rinnovare integralmente l'indirizzo didattico, sostituendo alla vecchia cultura aristotelico-scolastica i più solidi risultati della nuova scienza e introducendo la lettura di Leibniz e Newton.
Frattanto una casuale lettura di Euclide aveva tanto appassionato il B. alla matematica che'essa era diventata il suo principale interesse, quando glielo consentivano le incertezze della salute, sempre malferma, e gli incarichi di religioso. Ancor giovane, infatti, era stato eletto provinciale del suo Ordine per la zona di Palermo, ove si adoperò ancora validamente per la diffusione e il rinnovamento degli studi. Tra l'altro, fondò nel suo convento un'accademia di matematica, ove convenivano studiosi quali il Castronio, l'Abati, l'abate Spedalieri e altri.
Oltre che di matematica generale, e in specie di trigonometria, il B. si interessò dei problemi teorici e pratici della misura del tempo, nelle sue implicazioni matematiche e astronomiche. In particolare egli si dedicò a ricerche comparate sugli orologi meccanici e sul cosiddetto "orologio antico" (gnomone o meridiana), ancora notevolmente diffuso.
In questo secondo tipo di orologi l'indicazione dell'ora, data dalla lunghezza dell'ombra proiettata da un'asta, secondo la posizione del Sole, faceva sì che la durata del giorno venisse misurata seguendo le variazioni del giorno astronomico. Pertanto, la durata assoluta delle ore diurne segnate dallo gnomone non è mai identica, tranne che agli equinozi. Il B. ritenne che questa proprietà, per certi fini, fosse utile, mentre essa andava fatalmente perduta con i nuovi orologi automatici.
Egli si propose pertanto di costruire un orologio meccanico che tenesse conto delle variazioni annue della durata del giorno, e quindi delle ore. I numerosi problemi di carattere sia astronomico sia tecnico che il progetto presentava furono affrontati e risolti dal B. nell'opera Automatum Inaequale,sive horologium antiquum automatis animatum..., Panormi 1747.
L'orologio progettato dal B. - di cui egli, con l'aiuto dell'artigiano palermitano Domenico Vella, costruì un esemplare che donò al suo convento - presentava la linea delle ore non circolare ma ondulata, e le lancette di lunghezza variabile, per seguire tale linea. La variazione della lunghezza doveva essere effettuata a mano. Per ovviare all'imperfezione, il B. escogitò anche un meccanismo che avrebbe compiuto automaticamente tale operazione, descrivendolo in una appendice aggiunta all'opera. Ma tale meccanismo, ovviamente, era regolato su un particolare corso astronomico, il che ne restringeva l'uso a certe aree geografiche. Pertanto con esso l'orologio perdeva nella generalità d'uso quanto acquistava in comodità. Lo sviluppo successivo dell'orologeria ha mostrato che il presupposto della persistente attualità per gli usi civili dell'antico sistema di misurazione del tempo, su cui il B. fondava la propria opera, era sostanzialmente antistorico. Questa considerazione tuttavia non intacca il preciso interesse tecnico di molte analisi del libro.
Nel 1754 il B. stampò a Palermo un trattato di Trigonometria plana et sphaerica che esponeva chiaramente i fondamenti della trigonometria, presentati per solito in opere scarsamente diffuse e spesso in modo oscuro.
La complessa materia è autorevolmente dominata nell'opera, la cui importanza storica consiste nel fatto che essa è uno dei primi manuali sistematici usciti in Italia sull'argomento, e segna quindi una tappa nel processo di divulgazione a livello non specialistico dei risultati della matematica moderna.
Nel 1758 il B. pubblicò pure a Palermo un trattato sulla costruzione degli orologi solari, l'Horographia trigonometrice pertractata, che affronta l'intera questione della costruzione di orologi solari in modo notevolmente complesso e sistematico.
Ciò implicava la considerazione di numerose questioni astronomiche e matematiche, come anche dei particolari costruttivi dei vari tipi esistenti di orologio solare. Al primo capitolo, che è di carattere generale (De his quae omnibus horologiis sunt communia), segue la trattazione in altrettanti capitoli dei vari tipi di inclinazione del piano da usarsi per quadrante (sciatericum)della meridiana. Si tratta così De sciaterico horizontali,De sciaterico verticali,De sciatericis inclinatis,De sciatericis portabilibus,De sciaterico catoptritrico e De sciaterico dioptrico. Ai sette capitoli si aggiungono una Digressio de crepusculis ed un'appendice dedicata allo studio di una curva inscritta in una semicirconferenza, per mezzo della quale si possono rinvenire i medi proporzionali tra due estremi dati. Le parti più notevoli del libro sono i capitoli sesto e settimo, sui quadranti diottrici e catottrici, che rivelano grande padronanza dell'ottica.
Le doti morali e intellettuali di cui il B. aveva dato prova l'avevano sempre più posto in evidenza negli ambienti colti del suo Ordine. I confratelli di Parigi lo invitarono a recarsi presso di loro, ove avrebbe potuto prender parte, in modo assai più intenso, alla vita culturale e scientifica; ma le non buone condizioni di salute e la riluttanza a lasciare la terra ove era sempre vissuto lo indussero a rifiutare l'offerta. Rimase a Palermo, dove morì il 24 agosto del 1760.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia II, 3, Brescia 1762, p. 1685; G. E. Ortolani, Biogr. degli uomini ill. della Sicilia, III, Napoli 1821, p. 25; G. Beritelli, in E. De Tipaldo, Biogr.degli italiani illustri..., V, Venezia 1837, p. 213; G. Mira, Bibliogr. sicil., I, Palermo 1875, p. 119; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1870, pp. 155 s.; G. Roberti, Disegno stor.dell'Ordine de' Minimi..., III, Roma 1922, pp. 599-602; Diz. dei siciliani illustri, Palermo 1939, p. 78.