SECCHI RONCHI, Gaetana
– Nacque a Guastalla, capitale dell’omonimo Ducato sovrano, il 27 febbraio 1700. Figlia di Francesco (nato nel 1663), cancelliere ducale e notaio camerale per il duca Vincenzo, e di Orsina Maldotti (nata nel 1665), appartenne a una distinta famiglia che vantò incarichi a corte.
Morto il padre il 20 settembre 1702, rimase orfana a soli due anni, nel periodo di occupazione dello stato da parte dei gallo-ispani, durante la guerra di successione spagnola. Il percorso educativo fu in parte compiuto nel collegio delle cappuccine di Guastalla, nel cui convento del Ss. Crocifisso si formarono, tra la metà del Seicento e la metà dell’Ottocento, le giovani delle famiglie eminenti e distinte del Ducato.
Terminati gli studi, come scrisse Ireneo Affò, residente a Guastalla tra 1768 e 1778, che nel 1775 vi pubblicò le Rime di Gaetana Secchi Ronchi gentildonna guastallese: «nella propria casa agio trovando di leggere varj di que’ buoni Scrittori [...] eccitato sentì in sé medesima l’amor delle Lettere, e d’essere accesa s’accorse del poetico fuoco» (pp. VIII s.). Si trattò di una condizione familiare privilegiata per la posizione sociale e per la costante attenzione ai fermenti letterari coevi. L’avvio della prima attività poetica coincise con il matrimonio: la chiese in sposa Antonio Ronchi (nato nel 1679), anconitano, aiutante di camera del duca Antonio Ferdinando Gonzaga. Al matrimonio, che fu celebrato il 18 marzo 1716, seguirono anni assorbiti da impegni familiari dovuti alla nascita, in rapida successione, dei figli Giovanni Francesco (1717), Ferdinando Antonio (1719), Giuseppe Maria (1720), Francesco (1722), Marianna (1724) e Teresa (1725), cosicché sino al 1727 non si ha notizia di attività poetica in forma pubblica. Rimase vedova l’11 marzo 1727.
La madre aveva frattanto sposato, in seconde nozze, il 12 novembre 1719, Alessandro Pegolotti (nato nel 1667): anima intellettuale della città che, per decenni, fu segretario di camera e ricevitore degli inviati dei principi per i duchi di Guastalla, dall’ultimo dei quali, Giuseppe Maria, fu nobilitato con il titolo di cavaliere. Ben considerato negli ambienti di Arcadia (dal 1703 Orialo Minieiano, della Colonia Crostolia), dove fu in relazione con tutti i principali componenti, prima di morire (l’11 gennaio 1736) ebbe notevole influenza su Gaetana, già dal momento in cui la giovane lasciò il collegio.
Da vedova, Secchi Ronchi tornò alle sue «studiose occupazioni» che in breve la portarono a essere ascritta all’Accademia degli Sconosciuti (fondata da Pegolotti nel 1726), una tra le numerose sorte nei secoli in Guastalla, con il nome di Avvenevole. Il primo e più prestigioso riconoscimento oltre i confini locali fu conseguito con l’ascrizione in Arcadia, grazie all’apprezzamento di Giovanni Mario Crescimbeni, l’anno 1728; le furono poi assegnate le Campagne Argensi da Michele Giuseppe Morei, da cui il nome arcadico Erbistilla Argense.
Per contestualizzare questa sua esperienza conviene ricordare che furono numerosi i letterati guastallesi ascritti in Arcadia, nonché le gentildonne, come Maria Eleonora Carlotta di Schleswig Holstein Wiesemburg, ultima duchessa di Guastalla, vedova dal 1746, accademica con il nome di Doralba Ermionea per acclamazione nel 1747.
Fece parte anche di altre accademie: i Filodossi di Milano, accademia attiva dal 1733, dalla breve vita; gli Ipocondriaci di Reggio nell’Emilia, fondati nel 1747, con il nome di Filomusa (partecipò alla raccolta di Rime all’A. S. di Francesco III pel suo ritorno ne’ suoi Stati, Reggio nell’Emilia 1749); in data ignota fu aggregata ai Timidi di Mantova, accademia durata sino al 1767; fu Filauro Pieria tra gli Emonj di Busseto, fondati nel 1757; fu ascritta agli Apparenti di Carpi, associata alla Repubblica letteraria degli Umbri di Foligno, e infine partecipò all’effimera Accademia degli Scemati di Scandiano. A parte i Filodossi e gli Umbri, l’esperienza accademica si svolse in un ambito territoriale concluso, nel quale fecero premio anche relazioni personali e non solo letterarie.
In questo mondo composito la legittimazione derivata dall’apprezzamento di più celebri letterati fu essenziale, né mancò mai a Secchi Ronchi: Francesco Arisi, Vettore Vettori, Francesco Saverio Quadrio ne tesserono elogi, mentre il rapporto filiale con Pegolotti la rese nota nel mondo di relazioni che questi intessé ai più alti livelli accademici, specie in ambiente veneziano.
Oltre a quanto pubblicato a cura di Affò nelle Rime, lasciò numerosi componimenti inediti o stampati in fogli volanti (conservati a Guastalla, nella Biblioteca Maldotti, Raccolta miscellanea di Poeti guastallesi). La qualità poetica delle rime corrisponde a quella di altri poeti del suo tempo e in particolare di quelli guastallesi: «Nessuna figura di rilevo assoluto, ma un folto gruppo di verseggiatori che ebbero il merito di non isolarsi nella quieta provincia e vollero mantenere i contatti con i centri culturali più vivi del tempo» (Spaggiari, 1975, p. 69).
Fu definita da Affò come una «spiritosissima letterata donna [...] sempre piena di nobil fuoco, e accesa ancora del primo giovenil estro [...] versatissima nella sacra, e profana erudizione, e colta Rimatrice» (Affò, 1785-1787, IV, p. 13); e le sue rime furono valutate come «facili, nitide, semplici, piane, e le giocose in particolare [...] sono d’assai piacevoli, e crescon di merito ancora, se si considera la penna, donde nascono» (Affò, 1777, pp. 255 s.); e Girolamo Tiraboschi la ricordò come «valorosa poetessa» (Tiraboschi, 1781-1786, IV, p. 83). Il ruolo che svolse nel contesto territoriale di riferimento fu di qualificata componente letteraria in uno scenario culturale comunque vivace. L’intellettuale mondo locale intrecciava letteratura e pittura, ricerca erudita e storiografia, teatro e musica, fra corte, aristocrazia e ceto distinto municipale. Gli anni di Secchi Ronchi nel piccolo, ma strutturato, ducato gonzaghesco sono quelli del dramma Emilia Galotti di Gotthold Ephraim Lessing (1772), ambientato a Guastalla, erede della storia gonzaghesca mantovana e una delle superstiti dinastie italiane (con Savoia, Medici, Este e Farnese), fino alla sua trasformazione in provincia dei borbonici Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla (1748).
Le condizioni economiche di Secchi Ronchi andarono declinando con il tempo: nel 1734 fu tra i proprietari di terre che chiesero risarcimenti per i danni conseguenti alla sanguinosa battaglia di Guastalla; nel 1761 pose questioni di confini tra i propri beni e quelli del capitolo della Cattedrale. Oltre questa data non si hanno notizie circa lo stato patrimoniale.
La corte dei Gonzaga lontano ricordo, Parma indifferente (qui Carlo Innocenzo Frugoni la definì «Nasuta e rugosa figlia di Apollo, non donna ma fantasma»), la vita di Secchi Ronchi entrò in un duraturo cono d’ombra, che rese remoto quel 1736, quando Francesco Arisi l’aveva celebrata come «Erbistilla gran decoro / del suo sesso, e di Guastalla» (1736, p. 33).
L’ultima concessione all’antica distinzione si ebbe solo al momento della morte, avvenuta in Guastalla il 22 dicembre 1782, così annotata dalle cronache: «Ieri dopo pranzo ed oggi dopo pranzo si è suonata l’Ave Maria con un segno doppio da morto in suffragio dell’anima della fu signora Gaetana Secchi Ronchi, guastallese, defunta ieri mattina alle 10 in età di anni 82, di mesi 6 e di giorni 16» (Guastalla, Biblioteca Maldotti, Fondo Carlo Galvani, Mss., 1862: C. Galvani, Notizie cronologiche di Guastalla estratte dalla Storia del p. Affò dalle delibere del Consiglio di questa Comunità e da altre memorie autentiche cominciando dall’anno 603 fino all’anno 1800 incluso).
Opere a stampa. Rime di Gaetana Secchi Ronchi gentildonna guastallese, a cura di I. Affò, Guastalla s.d. [ma 1775]; Rime, nota storiografica di E. Bartoli, Guastalla 2005.
Fonti e Bibl.: Guastalla, Registri canonici della parrocchia della cattedrale; Archivio capitolare della cattedrale, Libro de’ comizi e determinazioni capitolari (dal 7 novembre 1752 al 21 ottobre 1773); Archivio storico comunale, Danni di guerra 173.
F. Arisi, Il Cioccolato, Cremona 1736; I. Affò, in Efemeridi letterarie di Roma, n. XXXII, 9 agosto 1777, pp. 255 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I-VI, Modena 1781-1786; I. Affò, Istoria della città e Ducato di Guastalla, I-IV, Guastalla 1785-1787; W. Spaggiari, Carlo Cantoni e l’Accademia degli Sconosciuti, in Bollettino storico reggiano, 1975, n. 30, pp. 62-100.