ANGIOLINI, Gaetano
Nacque a Piacenza il 27 nov. 1748. Già alunno dei gesuiti, entrò nel loro, Ordine il 17 ott. 1765, terzo di cinque fratelli anch'essi gesuiti: Alessandro, Giuseppe, Francesco e Luigi. Emessi i primi voti il 18 ott. 1767, completò gli studi letterari a Piacenza, da dove passò poi a Bologna per gli studi di filosofia, fisica e matematica, al termine dei quali fu, destinato, secondo l'uso dell'Ordine, ad insegnare per qualche tempo in un collegio, prima di iniziare gli studi di teologia. Passò così un biennio a Ferrara, che dovette poi abbandonare per le vicende avverse alla Compagnia, rifugiandosi a Modena, dove lo colse la soppressione totale dell'Ordine. Col fratello minore, Francesco, passò a Verona a completare gli studi teologici, e fu ordinato sacerdote. Finché rimase nel clero secolare in Italia l'A. alternò l'attività apostolica con lo studio delle arti figurative, specialmente della pittura e dell'architettura. Nel 1782 si recò con altri fratelli tra cui Francesco, in Russia, per aggregarsi alla Compagnia che continuava a sussistervi anche dopo la soppressione, per volere della zarina Caterina II e, in un certo senso, in forza dello stesso breve di soppressione Dominus ac Redemptor del luglio 1773.
Essendo infatti condizione indispensabile all'entrata in vigore del Breve la sua comunicazione ufficiale alle comunità gesuitiche da parte delle autorità religiose locali, e non avendo queste proceduto a tale comunicazione in ossequio alla volontà della zarina, che mitendeva conservare lo statu quo riguardo alla religione, papa Clemente XIV finì per permettere la non intimazione del breve, riconoscendo così di fatto legittima l'esistenza dell'Ordine che giuridicamente risultava sciolto. Il suo successore, Pio VI, confermò questo stato di cose. Molti ex gesuitì di altre nazioni, conoscendo l'effettiva situazione, si recarono in Russia per rientrare nell'Ordine: fra costoro furono i fratelli Angiolini.
Nei circa venti anni che l'A. dimorò in Russia, vi svolse un'intensa attività apostolica, ma si dedicò principalmente all'insegnamento del francese, della pittura e dell'architettura nei collegi di Polock e Vitebsk.
Della sua attività di architetto rimane ancora la chiesa di Vitebsk, che egli disegnò e poi in buona parte decorò con pregevoli pitture. In questo campo va ricordata anche la fastosa decorazione che l'A. disegnò più tardi, nel 1806, nella chiesa dei gesuiti a Palermo.
Nel 1803, il generale dell'Ordìne Gabriele Gruber, di cui l'A. era stato eletto assistente nella Congregazione generale dell'anno prima, lo inviò in Italia, allo scopo di adoperarsi per la ricostituzione della Compagnia anche in questo paese, giacché per la Russia, con il breve Catholicae Fidei (7 marzo 1801), Pio VII aveva riconosciuto l'esistenza dei gesuiti.
Col titolo diprocuratore generale della Compagnia l'A. lasciò Pietroburgo nel maggio 1803 - giunse a Roma ai primi di luglio - munito di lettere commendatizie del primo ministro russo per i rappresentanti russi a Vienna e a Roma, e del nunzio pontificio in Russia, T. Arezzo, per il segretario di stato, E. Consalvi. Il vero fine del viaggio era mantenuto segreto, mentre il pretesto era la presa di possesso della biblioteca del card. L. Valenti Gonzaga, che morendo l'aveva donata alla Compagnia di Gesù. A quanto riferisce lo stesso A., il Gruber era stato assicurato delle favorevoli disposizioni di Pio VII da G. B. Giorgi, teologo della sacra Penitenzieria ed ex gesuita. Tuttavia il Consalvi fu allarmato per questo viaggio, temendo le reazioni delle corti borboniche, né si sbagliava.
A Roma, l'attività dell'A. in favore della Compagnia fu molto fervida, ma anche troppo avventata. Le sue relazioni col Consalvi divennero in breve così tese, che il cardinale lo fece ammonire dal Gruber.
L'avversione del Consalvi, che non era affatto contrario ai gesuití, era causata dall'ostinata insistenza dell'A. nell'ottenere dal pontefice concessioni in,favore non soltanto dei gesuiti di Russia, ma anche di quelli la cui esistenza erariconosciuta solo di fatto, come in Inghilterra; il Consalvi riteneva impossibile a5cordare tutto ciò che l'A. pretendeva, nella situazione dell'Europa del tempo, in cui la Spagna era pur sempre la vigile assertrice della politica antigesuitica e Napoleone in guerra con l'Inghilterra avrebbe male interpretata ogni concessione ai gesuiti inglesi. Ma l'A. allarmava non poco anche i vecchi ex gesuiti spagnoli, che vivevano con la pensione del re di Spagna e con le rendite di famiglia dei loro ex confratello spagnolo G. Pignatelli (questi frattanto era stato nominato provinciale d'Italia dal Gruber, sia in vista di quel che l'A. avrebbe potuto ottenere, sia per l'esistenza di fatto dei gesuiti nel ducato di Parma e Piacenza); quegli ex gesuiti temevano dal governo spagnolo un atto di rappresaglia alle manovre dell'A., ai loro danni.
L'A. suscitò a Roma preoccupazioni anche per l'abitazione scelta. Dopo qualche mese di soggiomo, infatti, egli lasciò improvvisamente la casa dell'incaricato di affari russo, conte Cassini, di cui era ospite, e passò ad abitare nella ex casa gesuitica del Gesù, occupata da sacerdoti in buona parte ex gesuiti spagnoli. Solo dopo molte insistenze dello stesso Pio VII e del Consalvi fu possibile indurlo ad abitare presso i padri della missione nell'altra casa ex gesuitica di S. Andrea al Quirinale.
A sopire ogni preoccupazione, intervenne, il 2 marzo 1804, il viaggio dell'A. a Napoli, che doveva portare alla ricostituzione dei gesuiti in quel Regno.
Dopo il suo ritorno a Napoli, Ferdinando IV aveva pensato di ristabilire l'Ordine nel suo Stato. Si era dapprima rivolto al Pignatelli a Parma, e si rivolse poi all'A.; questi, come il Pignatelli, fece presente la necessità di non ripetere l'esperienza di Panna, dove il duca aveva promesso una pronta ricostituzione locale dell'Ordine - che invece non era seguita - e di ottenere l'approvazione pontificia. Di qui le lunghe trattative fra Napoli e Roma, che si svolsero sulla base del desiderio del papa di avere un, formale domanda dei re, che lo mettesse al sicuro dalle reazioni spagnole; domanda che, dopo qualche tergiversazione, il re si decise in qualche modo a inoltrare.
Pio VII con il breve Per alias concesse anche al Regno di Napoli l'istituzione dei gesuiti (30 luglio 1804). L'A. fu delegato a pubblicare un documento pontìficio e, insieme con il provinciale Pignatelli, si adoperò al riordinamento delle comunità religiose, delle quali entrarono a tar parte quasi tutti gli ex gesuiti. Ma a datare dalla ricostituzione della Compagnia nel Regno la posizione dell'A. assunse un aspetto abbastanza nuovo di fronte all'Ordine.
Già dalle imprudenze commesse durante il soggiorno romano l'A. non si era rivelato all'altezza del compito affidatogli dal Gruber, le cui lettere, forse a volte esagerate per mancanza di conoscenza dell'ambiente romano, egli faceva conoscere, credendo ingenuamente di forzare così la mano alla S. Sede e procurando invece umiliazioni al suo superiore. Giunto a Napoli, arrivò a consigliare di ottenere la ricostituzione della Compagnia all'insaputa del Consalvi, sottoponendo a Pio VII un memoriale di richiesta da sottoscrivere.
Sia il papa sia il Consalvi furono irritati per questo tentativo, che a ragione supposero fosse stato suggerito dall'A., il cui agire insincero fu per la seconda volta denunziato al Gruber. Ciò nonostante, nel breve Per alias, indirizzato al Gruber, ne venne menzionato quale esecutore l'Angiolini.
Questo fu il motivo per cui l'A. si autoattribul il ruolo di delegato apostolico in perpetuo della Compagnia in Italia, mentre invece la delega riguardava soltanto la pubblicazione del breve, e il suo ufficio restava quello di procuratore generale; egli pretendeva che la giurisdizione del Gruber non oltrepassasse i confini del territorio russo, e perciò si riteneva l'unico legittimo superiore per l'Italia, non soggetto alla giurisdizione né dei provinciale Pignatelli, cui invano il Gruber gli ordinava di sottostare, né dello stesso generale. L'A. in sostanza sosteneva che la ricostituita Compagnia non era più un Ordine religioso, bensì una Congregazione, e, come le altre Congregazioni, non doveva pertanto avere provinciali, ma solo generale e superiori minori; e che, essendo egli l'unico rappresentante legale del generale perché riconosciuto dal papa, era l'unico superiore legittimo in Italia.
Si creò in Italia, nel seno delle Compagnia, un dualismo di poteri fra l'A. e il Pignatelli, che non condusse a gravi inconvenienti solo per merito di quest'ultimo.
La situazione però si andò aggravando allorché nell'aprile 1805 l'A. passò con un gruppo di confratelli in Sicilia.
Lontano dal provinciale, l'A. si curò ancora meno di agire in dipendenza da lui, ma anzi accentuò il suo atteggiamento di superiorità, giungendo ad ordinargli dì far partire per la Sicilia tutti i gesuiti che egli credeva necessari nell'isola. Essendo intanto deceduto il Gruber ed essendogli successo il padre Taddeo Brzozowski, questi riconfermò provinciale d'Italia il Pignatelli, mantenendo l'A. nell'ufficio di procuratore e concedendogli una certa iniziativa per gli affari più urgenti. Questa concessione e l'imperterrito procedere dell'A. hanno fatto erroneamente ritenere a qualcuno che egli fosse stato nominato provinciale o viceprovinciale della Sicilia: l'A. non ebbe mai tale carica, neanche quando, avendo i Francesi cacciato i gesuiti da Napoli nel 1806, il Pignatelli si rifugiò a Roma. Per non inasprirlo, gli si lasciò qualche responsabilità di govemo, finché nel settembre 1807 non si fu costretti a nominare un viceprovinciale con autorità di provinciale.
I contrasti seguiti fra i gesuiti di Sicilia spinsero poi, nel 1810, il generale dell'Ordine a destituire l'A. dall'ufficio di procuratore generale. Avendo l'A. protestato presso il re per una destituzione che riteneva irrita, perché il suo ufficio era di nomina pontificia, e avendo il re demandato l'esame della questione all'arcivescovo di Palermo, Raffaele Mormile, questi rigettò le pretese dell'A. sul valore della delega conferitagli dal papa e giudicò legale l'atto del generale contro di lui: l'arcivescovo così ribadiva che secondo il breve papale Per alias la piena autorità sulla Compagnia spettava al generale. L'A., pur sottomettendosi a questo giudizio, riaffermò il suo opposto convincimento.
Sopita provvisoriamente, la controversia si riaprì al ritorno di Pio VII a Roma, nel 1814. L'A. tornò a Roma per difendere la sua delega e ottenerne la conferma: poiché era certa la ricostituzione della Compagnia, l'A. avrebbe voluto essere ancora una volta il delegato papale incaricato dell'applicazione del relativo decreto, al posto del generale, sempre in Russia. Ma i suoi intenti farirono, ed ebbe da Pio VII solo la nomina a consultore della Congregazione dei riti. Neanche dopo la ricostituzione dell'Ordine l'A., sebbene amareggiato per lo scacco subito, rinunziò alle sue idee sulla struttura della Compagnia di Gesù. Tuttavia si adoperò per la diffusione della Compagnia stessa: così, nella primavera del 1815 si recò con Luigi Rezzi, suo segretario e seguace, a Genova, dove tenne prediche ed esercizi spirituali e presentò al re di Sardegna una supplica per la riammissione dei gesuiti nei suoi territori. Rientrato a Roma, vi visse in tranquillità gli ultimi anni.
L'A. morì il 17 novembre 1816.
Scritti: Ragionamento recitato nell'Assemblea della Compagnia raunata in Polosko nell'Alba Russia nell'elezione del nuovo Vicario Generale il giorno 17 ottobre 1782, tradotto dall'originale latino dallo stesso autore, s.l.1791; Guida sicura al cielo ossia Esercizi di pietà cristiana proposti ai cattolici di Pietroburgo,Pietroburgo 1803 e Roma 1819; Breve ragguaglio del triduo celebrato in Palermo... Per la beatificazione del ven. servo di Dio Fr. di Girolamo [sic, ma de Geronimo], Palermo 1806; Conciones tum in Russia tum in Italia habitae sono segnalate dal Sommervogel come esistenti al Collegio Romano, ma né il Fondo Gesuitico della Biblioteca Nazionale né l'archivio dell'Università Gregoriana le possiede; senza alcuna indicazione segnala pure Oratiunculae academicae et carmina;gli Analecta iuris pontificii, s.19, Paris 1880, coll. 322, citano una dissertazione dell'A. del 1812 contro il lotto vietato agli ecclesiastici, il cui ms. è alla Bibl. Corsini di Roma, segn. 38. H. 17, cod. 2187; il Rinieri Napoleone e Pio VII, III, pp. 483 ss., riassume il diario dell'A. in cui narra un tentativo fatto nell'agosto 1808 per liberare Pio VII: il ms. è alla Corsiniana, segn. 38 H. 16, cod. 2186; passi delle Memorie e lettere sono pubblicate dal Boero, Cugnoni, Chaillot, Sanguinetti e altri; la quasi totalità dei mss. sono alla Corsiniana, serie 37. H. 1-36, codd. 2137-2172 e 38. H. 1-27, codd. 2173-2197. Fra questi occorre segnalare: 1) Memorie per servire alla storia dello stabilimento della Compagnia di Gesù in Russia e nel regno delle due Sicilie fatto dal Sommo Pontefice coi suoi due brevi "Catholicae Fidei" e "Per alias", segn. 37. H. 32, cod. 2168; 2) Memorie per servire alla storia della nuova Congregazione della Compagnia di Gesù eretta prima in Petersburgo e nell'Impero di Russia e distesa poi al regno delle due Sicilie dal regnante Sommo Pontefice Pio VII per mezzo dei suoi brevi apostolici "Catholicae Fidei" e "Per alias", segn. 38 H. 3, cod. 2173; un frammento è segnato 38. H. 4, cod. 2174.
Fonti e Bibl.: Oltre i citati mss. della Corsiniana, altra fonte di notizie è l'Archivum Romanum S. I. (ARSI), Regesta originalium epistolarum vicariorum et generalium in Russia, dal 1802 al 1819, Collez. russa,1021, 1024, 1028-1030; notizie sull'A. sono nei Carteggi Rezzi, s. 37, I,voll.1-41, s. 38, I, voll. 1-4, codd. 2198-2242, s. 38, I, voll. 5-15, codd. 2143-2153, s. 38, I, voll. 16-20, codd. 2254-2258, s. 38, I, voll. 21-30, codd. 2259-2268; M. J. Rouet de Journel, Nonciatures de Russie d'après les documents authentiques: III, 1, Nonciature d'Arezzo (1802-1804), Roma 1922, passim; IV, 2, Nonciature d'Arezzo (1804-1806), Roma 1927, pp. 38, 95, 217; V, Interim de Benvenuti (1799-1803), Città del Vaticano 1957, VI). 447, 450; R. D. Caballero, Bibliothecae scriptorum soc. Iesu supplementum, II, Romae 1816, p. 6; S. Ciampi, Bibliografia critica delle... corrispondenze dell'Italia con la Russia, colla Polonia e altre parti settentrionali... con cenni biografici delli autori meno conosciuti, Firenze 1834, pp. 8, 213 s.; G. Boero, Vita del P. G. Pignatelli, Roma 1857, pp. 600-605; J. L. Chaillot, Pie VII et les Jésuites d'après des documents inédits,Roma 1879, passim (con molti documenti). In senso contrario cfr. S. Sanguinetti, La Compagnia di Gesù e la sua legate esistenza nella Chiesa, risposta agli errori di J. L. Chaillot nel libro Pio VII e i Gesuiti, Roma 1882, passim (con documenti); S. Zalenski, I Gesuiti nella Russia Bianca, Prato 1888, p. 512; G. Cugnoni, Vita di L. M. Rezzi, Imola 1889, Passim; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, coll. 393; IV, ibid. 1893, coll. 1268; VIII, ibid. 1898, col. 1694; XII, Tolosa 1912, col. 66; A. Narbone-G. Filiti, La Compagnia di Gesù ristabilita in Sicilia, Palermo 1906, I (1805-1814), pp. 50 s., 57 s., 70 s., 105-107, 135-145, 182-184 e passim; I. Rinieri, Napoleone e Pio VII, III, Torino 1906, pp. 483-493; [p. Albers], Liber saecularis historiae soc. Jesu (1814-1914), Roma 1914, pp. 7, A s., 29, 38; M. Volpe, I Gesuiti nel Napoletano, I, Napoli 1914, pp. 34-36, 44; p. A. Leanza, I Gesuiti in Sicilia nel sec. XIX, Palermo 1914, pp. 27, 29-42, 44-45; M. J. Rouet de Joumel, La Compagnie de Jésus en Russie. Un collège des Jésuites à St.-Petersbourg (1800-1816), Paris 1922, pp. 37, 124; P. Galletti, Brevi Notizie intorno alla Compagnia di Gesù in Italia dall'annv 1773 all'anno 1814, Roma 1926, I, pp.9, 11 s., 17, 84 s.; I. Rinieri, Il P. Francesco Pellico, I, Pavia 1934, pp. 48-56; F. Van Hoeck, Lettres de Russie Blanche aux Jésuites de Hollande, in Arch., Hist. soc. Jésu, III(1934), pp. 285, 287, 295; J. March, El restaurador de la Companía de Jesús: José Pignatelli, II, Barcelona 1935, pp. 245-247, 357-359, 514 e passim; J. Schmidlin, Histoire des Papes de l'époque contemporaine, I, 1, Paris-Lyon 1938, p. 118; E. Consalvi, Memorie, a cura di Nasalli Rocca di Corneliano, Roma 1950, passim; Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll. 128 s.