BESIA, Gaetano
Nacque a Milano il 12 marzo 1791; studiò all'Accademia di Brera, ove seguì il corso di architettura tenuto dall'abate G. Zanoja e quello tenuto da Giacomo Albertolli, poi il corso di prospettiva diretto da G. Levati, ottenendo una pensione triennale per il compimento degli studi a Roma (1809); tornato a Milano, fu assistente dello Zanoja. Nel 1813 era a Treviso professore di disegno, poi, di ritorno a Milano, assistente ancora dello Zanoja. Nel I830 entrò a far parte della commissione d'ornato, sostituendo il vecchio Giocondo Albertolli, che si era dimesso, e in essa rimase per ben quaranta anni. Nel 1851 fu nominato professore interinale per l'istruzione degli ingegneri architetti nella scuola d'architettura presso l'Accademia di Belle Arti, ottenendo la direzione della scuola fino al 1859. Morì a Milano l'8 ott. 1871.
Tra le opere del B. a Milano è la parziale ricostruzione del palazzo già Vidiserti, poi Dozzio, con facciata (verso Monte Napoleone) di sobrie linee accademiche. Fra i molti edifici dal B. eretti o riadattati, oggi in buona parte distrutti o irriconoscibili, emerge il vasto palazzo Archinto, ora sede del collegio delle fanciulle. L'edificio può essere considerato come l'ultimo grande esemplare dell'architettura tardo-neoclassica milanese, che già si esauriva in formule accademiche. La costruzione, iniziata nel 1833, fu terminata nelle strutture essenziali nel 1837, ma i lavori di completamento e la decorazione degli interni proseguirono per qualche anno. Di analogo carattere classicheggiante è la fronte dal B. sovrapposta all'originaria struttura rinascimentale del palazzo già Seuferheld ora Bergamasco in via Morone.
Le numerose fabbriche, che nella sua lunga carriera professionale il B. lasciò a Milano e disseminò nella provincia, sono tutte informate a criteri di esperta sobrietà non disgiunta da eleganza, ma spesso confinante con l'aridità. Si ricordano di lui la casa D'Adda poi Lattuada in via Gesù, le tre case che costruì per la marchesa Paola Litta Castiglioni al ponte di Porta Orientale (ora Porta Venezia) ai numeri 16, 18, 20; la casa Stampa Soncino in via S. Andrea 17.
Curò inoltre il riordino del convento di S. Pietro in Gessate, che, ridotto a sede di orfanotrofio, conservò nei chiostri l'originario sapore bramantesco, finché fu improvvidamente abbattuto ai nostri tempi. Costruì le scuole di via Bassano Porrone, esse pure demolite; e nel 1832 presiedette alla riforma della basilica di S. Stefano, mascherandone le originarie strutture in forme di modulo ionico. Progettò l'ampliamento dell'Ospedale Maggiore, dove alla chiesetta barocca disegnata dal Ricchino aggiunse un coro di frigide forme scolastiche. Tra le sue opere minori si ricordano una casa Vassalli in S. Pietro all'Orto e una casa Calegari in via Fatebenefratelli. Fuori Milano disegnò la chiesa parrocchiale di Ornago, costruì la villa Mylius a Loveno, la villa Seuferheld a Vimercate; a Cernobbio progettò in stile bramantesco una sala teatrale per Carolina di Brunswick principessa dì Galles e a Canzo per una società di villeggianti eresse un grazioso piccolo teatro decorato nei modi del Sanquirico. A Costa di Agliate riformò la casa Stanga Bolognini applicandole, secondo la moda dei tempi, una fronte di stile pseudomoresco; e di stile pseudogotico eresse a Cantù per gli Archinto un fabbricato per uso scuderie.
Bibl.: F. Cassina, Le fabbriche più cospicue di Milano,Milano 1840 (7 tavole riproducenti il pal. Archinto, di cui una pianta); G. Ferrario, Mem. per servire alla storia dell'archit. milanese,Milano 1843, pp. 145-148; L. Tatti, Edifizii, in Milano e il suo territorio,Milano 1854, II, p. 419; A. Caimi, Delle arti del disegno nella provincia di Lombardia,Milano 1862, p. 22; Id., Necrologio,in Atti d. R. Accad. di Belle Arti in Milano,I(1872), pp. 167-175; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese ed altri edifici di Milano,VII,Milano 1891,p. 178 n. 159;IX, ibid. 1892, p. 191n. 244; P. Mezzanotte-G. C. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia,Milano 1948, pp. 125, 415, 485, 841, 1016, 1033; P. Mezzanotte. L'edil. milanese dalla caduta del regno italico alla prima guerra mondiale,in Storia di Milano,XV,Milano 1962, pp. 339, 351 s. e passim;U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lex.,III, p. 527.