CALLIDO, Gaetano (Antonio)
Nacque ad Este (Padova) il 14 genn. 1727 da Agostino e Veneranda Tagliapietra. Non si sa da chi abbia appreso i primi elementi dell'arte organaria: giunse a costruire il suo primo organo nel 1748 a Casale di Scodosia (Padova). Passò quindi alla scuola del celebre organaro di origine dalmata Pietro Nacchini, dal quale si staccò nel 1762 per iniziare una propria attività indipendente; il 12 ottobre di quell'anno il Nacchini rilasciava un lusinghiero attestato sulle qualità del discepolo: "…per debito e giustizia attesto e faccio ampla fede a chiunque e dovunque, qualmente il Sig.r Gaetano Callido è stato mio discepolo per corso di molti anni nella fiorita sua gioventù sino il dì sudetto studiando et essercitandosi con studio nella fabbrica degli organi; tanto che tra molti miei allievi in tal arte io me ne glorio d'un discepolo saputo, premuroso, et amoroso alla detta arte; e quel che importa più, attesto a chiunque sopra l'onor mio esser il medesimo d'illibata onoratezza, e d'ottimi costumi da vero e buon cristiano; cosicché ogn'uno potrà prestarli piena credenza di qualunque impresa nella fabbrica d'organi di qual si sia specie, che già sotto la mia strettissima critica il detto Callido ha fatti tutti li corsi attinenti a tal fabrica con sua gloria, e mio sommo piacere…". Alla stima del maestro doveva far riscontro quella dei contemporanei; già nel 1763 si trovava a dover costruire sei organi (di cui uno a due tastiere) e nel giro di pochi anni la sua attività doveva estendersi non solo su tutti i territori sotto il diretto dominio di Venezia, ma anche nelle Marche, in Romagna e persino a Costantinopoli. Nel 1766 egli riceveva il prestigioso incarico di rifare completamente i tre organi della basilica di S. Marco a Venezia; terminatane la costruzione, ne fu nominato nel 1770 conservatore stabile con il salario annuo di 45 ducati; nel 1786 tale stipendio veniva aumentato di otto ducati alla condizione, tuttavia, di costruire a sue spese un portativo per il servizio della cappella musicale. La sua instancabile attività - con un ritmo di produzione che si mantenne all'incirca sulla media dei dieci organi all'anno - e le benemerenze e i vantaggi che ne derivavano a lui e a Venezia furono riconosciuti dal Senato che, con decreto del 27 marzo 1779 (divenuto esecutivo il 2 agosto successivo con "terminazione" dei Cinque savi alla mercanzia), lo esentò da tutti i "dazi di transito e stradali" per il trasporto dei suoi strumenti fuori del territorio della Repubblica. Gli eventi politici e i mutamenti economico-sociali della fine del secolo XVIII, in particolar modo la soppressione delle corporazioni religiose decretata dal governo napoleonico, non sembrano aver influito gran che sul suo lavoro, che continuò a ritmo sostenuto sino al 1806 quando la gestione della fabbrica passò nelle mani dei figli.
Il C. si spense a Venezia l'8 dic. 1813.
Della prodigiosa attività del C. rimane il resoconto schematico nell'elenco degli organi da lui costruiti; si tratta di tre tabelloni di tela su cui sono scritti ad inchiostro di china in ordine cronologico e con numerazione progressiva i nomi delle località e delle chiese in cui furono costruiti gli organi. L'elenco si ferma al numero 430 nel 1806; rimane lo spazio, previsto ma non riempito, fino al 1812. I titoli dei tre tabelloni sono: Tavola P.a degl'organi fabbricati dal Sig.r Gaetano Callido [anni 1748, 1763-1780], Tavola 2ª degli organi fabbricati dal Sig.r Gaetano Callido Fabrica degli Organi esecutiva di Decreto dell'Eccellent.mo Savio esenti dai Dazi tutti di transito e stradali della Terra ferma [anni 1781-1798], Tavola 3ª degli organi fabricati dal Signor Gaetano Callido e figli [anni 1799-1806]; essi si trovano oggi in possesso della Biblioteca R. Lunelli di Trento, cui pervennero in dono dalla famiglia Bazzani. Per le cattive condizioni di conservazione (soprattutto il secondo tabellone risulta danneggiato dall'acqua e dall'umidità) non sono leggibili le indicazioni relative a circa un centinaio di organi (in corrispondenza degli anni 1789-1791, 1794-1798).
Non è ancora stata intrapresa un'indagine sistematica per riscontrare, sulla base del catalogo, quanti e quali organi callidiani esistano ancor oggi; quello che segue è un elenco, disposto topograficamente, degli strumenti noti sinora, comprendendo anche quelli più ampiamente rimaneggiati (contrassegnati con asterisco); il numero che precede la data è quello del catalogo: nel Veneto, provincia di Belluno: Aune di Sovramonte (originariamente a Feltre, S. Pietro 49: 1769), Auronzo (Villagrande, S. Giustina 160: 1780), Borca di Cadore (270: 1791, a 2 tastiere), Canale d'Agordo (381: 1801), Candide di Cadore (367: 1799, a 2 tastiere), Castiòn (389: 1802), * Feltre (cattedrale, 37-38: 1767, a 2 tastiere), San Tommaso d'Agordo (390: 1802), Vallada (S. Simone, 391: 1802), Villa di Villa di Mel (403: 1803); provincia di Padova: Cittadella (duomo), Fossalta di Trebaseleghe (parrocchiale vecchia, originariamente a Noale: chiesa delle benedettine, 98: 1774); provincia di Rovigo: Costiola di Costa (189: 1782), Loreo (239: 1787), Rovigo (S. Bartolomeo 134: 1778, Beata Vergine del Soccorso, vulgo La Rotonda 34: 1767); provincia di Treviso: Arfanta di Tarzo (388: 1802), * Castelfranco Veneto (duomo, 198: 1783, a 2 tastiere), Chiarano (1794), * Cison di Valmarino (153: 1779), Farra di Soligo, Possalta Maggiore, Gorgo al Monticano (210: 1784), Miane (arcipretale), Montebelluna (S. Maria in Colle 423: 1805, a 2 tastiere), * Motta di Livenza (arcipretrale 142: 1778), * Piavon (132: 1777), Portobuffolè, * S. Cipriano di Roncade (87: 1773, si trovava originariamente a Treviso cattedrale), Soligo (430: 1806), Treviso: S. Ambrogio di Fiera (147: 1779), S. Gaetano della Commenda (62: 1770), S. Leonardo (24E 1787), S. Nicolò (135: 1778, a 2 tastiere); provincia di Venezia: Chioggia (* cattedrale 244-245: 1788, a 2 tastiere; S. Andrea 383: 1801, a 2 tastiere; S. Giacomo 1795), Mestre (S. Lorenzo 378: 1801), Venezia: S. Bartolomeo (101 1775), * SS. Ermacora e Fortunato vulgo S.Marcuola (154: 1779), S. Francesco di Paola (366: 1799), S. Giacomo dell'Orio (I IX 1776), * SS. Giovanni e Paolo vulgo S. Zanipolo (1790), S. Giuliano vulgo S. Zulian (12: 1764), S. Leone (212: 1784), S. Marco (* organo di sinistra 29: 1766, organo di destra - trasferito a S. Maria Formosa - 30: 1766), S. Maria dei Frari (organo di destra, 1796), S. Martino (365: 1799, a 2 tastiere), S. Moisè (377: 1801), Ognissanti (401: 1803), S. Pantaleone (400: 1803), S. Paolo (S. Polo, 7-8: 1763, a 2 tastiere), S. Sofia (370: 1800), S. Stae (S. Eustachio, 75: 1772), S. Trovaso (SS. Gervasio e Protaso, 16-17: 1765, a 2 tastiere), S. Zaccaria (1790); provincia di Trento: Calceranica (419: 1805), * Canal San Bovo (124: 1777); provincia di Udine: Mereto di Tomba (originariamente a Udine, S. Bernardino 243: 1787), Udine (S. Giorgio 375: 1800); a Verona: * S. Giorgio in Braida (145-146: 1779, a 2 tastiere).
In Emilia, provincia di Bologna: San Vitale di Reno (139: 1778), Viadagola (parrocchiale); provincia di Forlì: Forlì (cattedrale, originariamente nella chiesa dell'Osservanza, 165: 1780; Suffragio 191: 1783), Rimini (S. Fortunato; SS. Bartolomeo e Marino vulgo S. Rita 150: 1779), Sant'Arcangelo di Romagna (collegiata 151: 1779); provincia di Raverma: Cervia (Suffragio 254: 1788), Faenza (S. Filippo Neri 312: 1793), Lugo di Romagna (Carmine 1797).
Nelle Marche, provincia di Ancona: Corinaldo (S. Agostino 35: 1767; S. Anna 27: 1766), Senigallia (S. Martino); provincia di Ascoli Piceno: Amandola (SS. Trinità 1790 c.), Fermo (* cattedrale); provincia di Macerata: Apiro (collegiata 68: 1771; S. Francesco 97: 1774), Civitanova Alta (S. Agostino 69: 1771; S. Francesco; S. Paolo 1791), Macerata (cattedrale 306: 1792, a 2 tastiere), Montecassiano (collegiata 105: 1775); provincia di Pesaro: Fano (S. Paterniano 103: 1775; S. Pietro - originariamente nella chiesa del Gesù - 21: 1765), Ginestreto (S. Pietro in Rosis), Pesaro (S. Agostino 119: 1776; S. Cassiano 205: 1784 e 428: 1806; chiesa della Purificazione), S. Costanzo (S. Pietro vulgo S. Agostino 215: 1785).
In Istria: Capodistria (cattedrale 81: 1772), Isola (1796), Maresego (originariamente a Trieste, Beata Vergine del Soccorso 54: 1769), Montona, Pinguente (238: 1787).
Il C. è stato uno dei maggiori rappresentanti della scuola organaria veneziana del sec. XVIII di cui si riconosce il fondatore in Pietro Nacchini. I caratteri di questa scuola sono pressoché comuni a tutti gli organari operanti sulla sua falsariga; in effetti, attraverso una selezione rigorosa delle possibilità sonore e tecniche della tradizione classica essa ha fissato un tipo stilizzato di strumento dal quale non si è mai allontanata, determinando così una specie di "standardizzazione", seppur di alta classe. Pur essendo caratterizzata da profondi legami con la tradizione, la scuola veneziana non ha mai praticato il restauro o la parziale riutilizzazione di strumenti preesistenti; è questo un riflesso degli orientamenti culturali dell'epoca dominati dall'assolutismo razionalista dell'illuminismo tipicamente antistorico.
Elementi mutuati dalla tradizione sono il ripieno a file separate, l'osservanza rigorosa dei "ritornelli" dopo il limite di 1/8, il rifiuto delle mutazioni composte. I "registri da concerto" sono di solito divisi in bassi e soprani, ma secondo la tradizione ciascuno di essi comprende entrambe le tessiture, ad eccezione della voce umana e della cometta (flauto in XVII); del tutto eccezionale è la presenza di un flauto in XII solo nei soprani a S. Francesco di Paola in Venezia e della violetta 4, soltanto nei bassi a Loreo. Del tutto tradizionale è anche runicità del principale come base per entrambe le famiglie, (ripieno e flauti). Gli unici registri ad ancia ad essere praticati sono di tipo "regale": i tromboncini con tuba di stagno, il violoncello di legno.
Sviluppo e arricchimento rispetto alla tradizione sono l'adozione della violetta 4', la collocazione delle ancie in facciata, l'ubicazione sul lato sinistro di un secondo corpo d'organo (sempre concepito come riduzione del primo organo). Caratteristiche proprie e divergenti dalla tradizione sono l'impiego esclusivo del somiere "a tiro", misure larghe per il principale che valgono anche per il ripieno, varietà di flauti (a cuspide, a camino, tappati) con esclusione del tipo più classico, quello cilindrico; accordatura calante della voce umana, bocche delle canne sempre sopra il crivello, facciata ad unica campata con canne disposte a cuspide con ali, ubicazione preferita dell'organo sopra la porta d'ingresso principale, estrema parsimonia di accessori.
La lavorazione è solida e accurata; anche Giuseppe Serassi, benché estremamente critico degli indirizzi estetici callidiani, riconosceva di dover "anco lodare tali organi dove lo meritano; giacché tutte le parti da me vedute sono travagliate con molta maestria tanto ne' somieri, mantici, nelle tastiere, e ciò che è di legname, quanto nelle canne di stagno o piombo con stagno misto, essendo ben trafilate, saldate, intuonate, e condotte con buona accordatura".
Dei cinque figli, nati tutti a Venezia dal matrimonio con Maddalena Marta Brunetti celebrato ad Este il 29 apr. 1751, soltanto Agostino (nato il 13 maggio 1759, morto il 29 giugno 1826) e Antonio (nato l'11 apr. 1762, morto il 18 nov. 1841) continuarono l'attività del padre, con il quale cominciarono a collaborare assai presto. La presenza di Agostino ètestimoniata infatti fin dal 1779, durante i lavori di posa in opera dell'organo di S. Giorgio in Braida a Verona. Con l'avanzare dell'età del padre il ruolo dei figli si fece sempre più decisivo, soprattutto per i lavori di installazione degli strumenti in luoghi lontani da Venezia; intorno al 1806 essi subentrarono di fatto al padre; dopo la sua morte essi continuarono l'attività dapprima assieme e poi, dopo la sparizione di Agostino, il solo Antonio proseguì fin verso l'anno 1830.
La fabbrica venne quindi rilevata da Giacomo Bazzani.
Ai figli del C. si devono gli organi di Castellavazzo (1807), Ferrara (* cattedrale 1813-1814, a 2 tastiere), Montiano (Osservanza 1819), Pieve di Zoldo (1812), * Possagno (1827), Ravenna (* cattedrale, organo di sinistra 1813), Serravalle di Vittorio Veneto (duomo 1822, a 2 tastiere), Tai di Cadore, Trieste (S. Maria Maggiore 1807, non più esistente), Venezia: S. Cassiano (a 2 tastiere), S. Felice (1822), * S. Francesco della Vigna (1814), S. Marcilian (1820, a 2 tastiere) e Angelo Raffaele (1822, a 2 tastiere).
Sotto l'influsso dell'antagonista scuola organaria lombarda, Agostino e Antonio allargarono il quadro timbrico dei "registri di concerto" con la flutta (o flauto reale) soprani (8', cilindrico), viola bassi 4', ottavino 2' e ancie normali: fagotto bassi 8', clarinetto soprani 8', corno inglese (o corni da caccia) soprani 16'. Si andò formando così quel tipo di organo eclettico che sarà rappresentato dai Bazzani in terra veneta, da Sebastiano Vici nelle Marche, dai Martinelli e dai Morettini in Umbria e che durerà sin verso la metà del sec. XIX.
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