CAPOCCI, Gaetano
Nacque a Roma il 16 ott. 1811 da Paolo, impiegato all'impresa dei Lotti, e da Giacinta Botticelli. Seguì gli studi letterari nel seminario di Anagni, poi quelli filosofici e teologici, nelle scuole del Pontificio seminario romano di S. Apollinare. A sedici anni intraprese lo studio dell'organo sotto la direzione di S. Pascoli, organista in S. Pietro in Vaticano e maestro nella chiesa di S. Maria in Vallicella; più tardi ebbe come maestri V. Fioravanti e F. Cianciarelli. Nel 1831 conseguì, presso l'Accademia di S. Cecilia, il diploma di organista e di maestro compositore.
Il C. fu invitato ripetutamente a dedicarsi alla esecuzione e composizione di musica profana, ma, animato da una profonda fede religiosa, preferì volgere la sua attività alla musica sacra, anche se non ne traeva benefici economici rilevanti. Fu anche invitato all'estero, ma rimase sempre a Roma, dove, all'inizio della carriera, dirigeva la cappella di S. Maria in Vallicella (per il suo servizio compose Messe,Salmi,Mottetti,Antifone e Litanie). Il 31 marzo 1833, nella sala dei filippini, fu rappresentato il suo oratorio Il Battista, su poesia dell'abate V. Petrosellini; il lavoro piacque moltissimo e fu replicato nella grande sala del palazzo Caffarelli, sul Campidoglio, alla presenza del Donizetti. Nel 1835 la Congregazione dei maestri e professori di musica di Roma includeva nella lista dei maestri di cappella autorizzati a suonare nelle chiese della città il nome del C., che, verso l'anno 1839, venne nominato organista della basilica di S. Maria Maggiore. Musicò poi un secondo oratorio, Assalonne (poesia di G. Negri, eseguito nella sala dei padri filippini l'8 dic. 1842). Nel marzo 1848 fu eletto presidente guardiano degli organisti nell'Accademia di S. Cecilia.
Verso la fine del 1854, avendo S. Meluzzi rinunciato alla direzione della cappella Pia in S. Giovanni in Laterano per dirigere la cappella Giulia in S. Pietro, il C. concorse con altri otto maestri per ottenere l'incarico; il Capitolo lateranense lo prescelse come "persona di distinto valore nell'arte musicale" e, il 22 aprile del 1855, gli accordò l'ambita nomina: egli s'impegnava a comporre l'intero annuale, quattro messe con accompagnamento d'organo e due senza, e quattro vespri. Nello stesso anno, in occasione della promulgazione del dogma dell'Immacolata Concezione, nella basilica Lateranense, alla presenza di papa Pio IX, furono eseguite due sue composizioni: una messa a otto voci, intitolata Regina sine labe originali concepta, e il Tota pulchra es Maria, per soprano e tenore con coro a otto voci (il pontefice, in segno di approvazione e di lode, il 20 dicembre gli indirizzò una lettera in forma di breve, Quae tua peritia et ratio, in cui lodava la perizia, la gravità e la soavità del suo stile, e gli donò una medaglia d'oro). Nel 1856, per la festa di s. Filippo Neri, il C. compose il salmo Laudate pueri Dominum, per tenore, coro di voci bianche e orchestra, eseguito per la prima volta da P. Caldani e dal coro composto dagli alunni dell'ospizio apostolico di S. Michele: ritenuto da alcuni "scritto con ispirazione soprannaturale", riscosse l'approvazione generale; fu eseguito per molti anni nelle chiese e ne furono pubblicate varie edizioni. Il 14 luglio 1874, nella ricorrenza del sesto centenario della morte di s. Bonaventura, il C. compose la bellissima messa a quattro voci, per soprano, contralto, tenore e basso soli, cori e coro di fanciulli, Sic voluere priores, eseguita nella chiesa di S. Maria in Aracoeli. Tale era la sua notorietà a Roma e tanto era stimato, che il papa Pio IX lo insignì della croce di cavaliere dell'Ordine di S. Silvestro; più tardi, nel 1893, Leone XIII gli conferì l'Ordine cavalleresco di S. Pio V, per un Inno per basso solo e coro a quattro voci miste (poesia di B. Prina), composto per celebrare il suo giubileo sacerdotale.
Il 9 nov. 1891 il C. presentò al congresso di musica sacra di Milano una proposta, in cui sosteneva la necessità di fondare a Roma una scuola pontificia di musica sacra, intitolata a s. Gregorio Magno, in sostituzione dell'Accademia di S. Cecilia, che dal 1870 si occupava quasi esclusivamente di musica teatrale. Fra i suoi allievi, oltre al figlio Filippo, sono V. De Sanctis, F. Puccinelli, A. Capanna, A. Cametti, M. Vinaz, M. Cotogni e A. Moriconi. Per tutta la sua vita, il C. si dedicò all'insegnamento e al servizio delle chiese di Roma, come S. Maria in Vallicella, S. Maria in Aquiro, S. Maria Maddalena, SS. Giovanni e Paolo, S. Andrea della Valle. Continuò a dirigere la cappella Pia fino alla sua morte, avvenuta a Roma l'11 genn. 1898.
Come compositore, il C. ebbe il merito di comprendere che la musica sacra doveva essere più ispirata per poter suscitare nei fedeli sentimenti elevati; in quel periodo l'espressione religiosa tendeva più all'esteriorità che al raccoglimento, e una musica in stile prettamente liturgico con difficoltà sarebbe stata accettata. Egli cercò, per quanto possibile, di educare il gusto dei fedeli, allontanando dalle sue composizioni ogni volgarità e il riecheggiamento di melodie alla moda. Avvertì quindi la necessità e l'importanza di una riforma ma non riuscì a realizzarla sia perché forse riteneva che non fosse ancora giunto il momento, sia perché non ebbe una personalità tale da permettergli di affermarsi come caposcuola; la sua fama è pertanto limitata al suo tempo e a quel particolare momento storico, anche se alcune composizioni sono tuttora valide. Scrisse musiche dignitose, armonie eleganti, che mostrano la sua conoscenza profonda dell'arte musicale; fu giudicato "un maestro di tanta voglia che sa accoppiare la perizia e gravità degli antichi maestri con le bellezze della musica moderna" (Osservatoreromano), ma spesso le sue musiche finiscono per risentire troppo del gusto corrente. Le composizioni a sole voci dimostrano quanto il compositore fosse profondo conoscitore dei valori timbrici in rapporto alla struttura della voce che, in alcuni brani, è modulata in modo soave. A volte, soprattutto nel mottetto Spiritus et animae a quattro voci, riccheggiò troppo il Palestrina (cfr. Casimiri).
Autore fecondissimo, il C. ha lasciato un numero notevole di composizioni sacre, alcune delle quali, conservate in manoscritti, si trovano nell'Archivio Lateranense, nell'Archivio di S. Maria in Vallicella e nella cappella musicale della collegiata S. Lorenzo. Ricordiamo tra le altre: un salmo Dixit a quattro voci pieno con organo (1844); Quisedes et Quoniam, quartetto a due tenori e due bassi (1846); Domine Deus per basso solo; Qui sedes et Quoniam a tenore con coro; quattro antifone In festo S. Philippi Nerii Confessoris ad Vesperas; e un Inno concertato a tenore e basso con pieno a tre. Scrisse inoltre venti messe a quattro voci, cinque a otto voci, una a tre voci e una a due voci per soprano e contralto; messe e salmi a piena orchestra; salmi con accompagnamento d'organo (otto Dixit a otto e a quattro voci, quindici Beatus vir, cinque Magnificat e sette Laudate).Molte sono le antifone, fra cui celebri: Cantantibus organi, per tenore e coro di soprani e contralti, con accompagnamento di flauto, arpa, armonium, violoncello e contrabbasso, composto per la festa di s. Cecilia; Quando orabas cum lacrimis, con accompagnamento di flauto, arpa, armonium, violoncello e contrabbasso per la festa di s. Gerolamo Emiliani; introiti, per le feste di tutto l'anno; graduali, offertori, sequenze; tutte le composizioni che si eseguono nella settimana santa (responsori a quattro voci miste, la mirabile Orazione di Geremia: Recordare Domine a cinque voci [soprano, contralto, due tenori, basso] e coro, senza accompagnamento, il Christus, gli "improperi", i Miserere; unoa sei voci con coro a otto parti reali, scritto per la cappella Sistina, eseguito per la prima volta un anno dopo la sua morte, sotto la direzione del figlio Filippo, fu considerato "un'opera di altissimo pregio artistico" [Tonizzo]); sette fascicoli di Cantici in onore della SS. Vergine (Litanie,Tantum ergo,Mottetti). Compose anche un andantino pastorale per una tragedia di B. Magni, intitolata Romolo (Roma 1909).
Fonti e Bibl.: A. Cametti, necr. in Gazz. musicale di Milano, LIII(1898), 3, pp. 35 s.; C. Mannucci, L'arte a Roma. Biogr. dei maestri di musica, Roma1881, pp. 31 ss.; C. Zandotti G. C. e la musica sacra, Roma 1898; notizie in L'Osservatore romano, 12 agosto 1869; Musica sacra, XVI (1892), 5, p. 69; recensioni di A. Tonizzo, in Bollettino musicale romano, I (1899), 6, p. 63; A. Cametti, in Santa Cecilia, II(1900), 4, p. 42; C. Respighi, in Rassegna gregoriana, VII (1908), col. 322; R. Casimiri, in Note d'archivio per la storia musicale, VIII (1931), p. 262; Id., Telepatie musicali..., ibid., XIV (1937), 1, pp. 41-44; C. Gasbarri, L'Oratorio filippino, Roma 1957, pp. 67, 71; A. Bertini, Invent. del fondo musicale dell'Oratorio, Roma 1969, I, pp. 43-48, II, p. 1; R. Giazotto, Quattro secolidi storia dell'Accad. nazionale di S. Cecilia, Roma 1970, II, pp. 76, 107, 218; Enc. Catt., III, col. 691; C. Schmidl, Diz. univ.dei Musicisti, I, p. 289; Encicl. della Musica Ricordi, I, p. 406; La Musica,Diz., I, Torino 1968, p. 343; A. Bertini, G. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart,Supplement, XV, col. 1305.