Gaetano Cozzi
Gaetano Cozzi, nato a Zero Branco (Treviso) nel 1922, dopo aver compiuto gli studi a Milano, entrò nel 1938 nella Scuola militare, per poi passare, l’anno successivo, all’Accademia militare di Modena, uscendone nel marzo del 1942 come sottotenente degli Alpini. Mentre frequentava la scuola di applicazione di Parma, gli effetti di un’infezione mal curata dovuta a una caduta da cavallo lo portarono alla paralisi degli arti inferiori. Malgrado ciò, riuscì a dare ugualmente un suo contributo alla Resistenza, scrivendo sulla stampa clandestina ed entrando in contatto, attraverso Vittorio Enzo Alfieri, allievo di Benedetto Croce, con il Partito liberale, dal quale uscirà più tardi, riconoscendosi nelle posizioni del gruppo raccolto intorno alla rivista «Il Mondo» diretta da Mario Pannunzio, schierata in area decisamente laica, e aderendo al Partito radicale. Nel 1949 si era frattanto laureato in storia del diritto italiano all’Università di Milano, con Enrico Besta e l’incoraggiamento di Gian Piero Bognetti, con una tesi su Paolo Sarpi e sulle relazioni tra Stato e Chiesa, temi che rimarranno al centro dei suoi interessi. Quindi si trasferì a Venezia, città intorno alla quale si svilupperà la linea portante dei suoi studi e di cui, sin dai suoi primi lavori, comprese ed evidenziò con chiarezza «il contesto italiano, mediterraneo ed europeo» (G. Galasso, Storici italiani del Novecento, 2008, p. 405). Risale a questi anni anche l’incontro con Alberto Tenenti e Ruggiero Romano. Nel 1960 ricevette un incarico per l’insegnamento della storia presso la facoltà di Lingue e letterature straniere a Venezia. In quello stesso anno conobbe la giovane Luisa Zille che nel 1962 diverrà sua moglie. Da questa data si delinea accanto al Cozzi storico anche il binomio Cozzi-Zille. L’apice del loro sodalizio sarà il volume, firmato da entrambi, dedicato a Paolo Sarpi e pubblicato nel 1969. Perduta prima tragicamente la moglie (1995), quindi l’anziana madre, a Cozzi non restavano più riferimenti affettivi e si spense a Venezia nel 2001.
Come scrive Giuseppe Galasso «l’avventura storiografica di Cozzi non fu affatto una corsa solitaria» (Storici italiani del Novecento, cit., p. 400). È infatti lo stesso Cozzi a indicare i punti di riferimento dei suoi lavori nella prefazione al volume su Sarpi: Bognetti e Delio Cantimori, Chabod, don Giuseppe De Luca, nomi cui va affiancato il magistero di Hubert Jedin, autore di una monumentale Geschichte des Konzils von Trient (4 voll., 1949-1975; trad. it. 1949-1981), a delineare
la fisionomia di una storiografia etico-politica, articolata nelle sue varie dimensioni politico-culturali ed etico-religiose, in un’idea di storia politica complessa, ma chiara, attenta alla dimensione prosopografica e, insieme, e altrettanto, alla vicenda dei gruppi in cui ogni classe o ceto si presenta distinto (Storici italiani del Novecento, cit., p. 403).