GAETANO di Burgundio (Gaetano di Burgundione)
Nacque probabilmente a Pisa intorno al 1140, figlio del noto giurisperito Burgundione da Pisa; fu l'unico a seguirne le orme professionali.
Burgundione ebbe, oltre G., altri quattro figli: Bandino, Galgano, Ugolino e Leone. Bandino, attestato una prima volta nel 1173, sopravvisse al fratello per alcuni anni (morì poco dopo il 1212), mentre Galgano compare nella documentazione solo nel 1196 e risulta morto quasi contemporaneamente a Gaetano. Di Ugolino si sa solo che morì nel 1169-70 a Costantinopoli; Leone, già defunto nel 1185, aveva in tale anno un figlio adulto, della cui attività si ha notizia fino al 1197. Non è quindi possibile accettare l'affermazione del Classen, che G. fosse quasi certamente il primogenito di Burgundione.
Un "Gaetano" attestato come console nel 1166 e nell'ottobre del 1169 è stato identificato dalla storiografia con G., ma tale ipotesi, anche se plausibile, non può essere del tutto accolta per l'omonimia con altri coevi esponenti della classe dirigente pisana.
La prima notizia riferibile con buona sicurezza a G. risale alla fine del 1169. Il 30 dicembre, infatti, lo troviamo con il titolo di "advocatus" fra i testimoni presenti a un atto di refuta di diritti patrimoniali effettuato da privati. Dall'inizio degli anni Settanta, la sua attività è documentata in modo regolare e sicuro (grazie al fatto che egli viene abitualmente menzionato con il patronimico) sui tre versanti dell'attività privata, professionale e pubblica.
Il primo aspetto è attestato dalla sua presenza come testimone, l'11 genn. 1170, a un atto di tipo patrimoniale compiuto da un esponente della casata dei Sismondi. Un atto simile venne redatto, sempre alla presenza di G., molti anni più tardi, il 30 maggio 1185, a suggellare una familiarità di rapporti con i Sismondi, facilmente spiegabile alla luce della contiguità delle rispettive abitazioni: un ramo di questa casata risiedeva infatti nella zona urbana di Chinzica, a sud dell'Arno, presso l'antica chiesa di S. Cristina, mentre la casa posseduta e abitata dalla famiglia di G. si trovava nelle immediate vicinanze, ossia nella "cappella" di S. Sebastiano. Oltre che ai Sismondi G. fu legato ai Gaetani discendenti di Gerardo detto Gaetano, per i quali assistette, il 9 giugno 1190, alla definizione di una controversia sorta intorno ai diritti sulla chiesa suburbana di S. Giovanni Evangelista, fondata dal loro avo.
Tutte le testimonianze relative all'attività professionale di G. (invero non molto numerose) si riferiscono a funzioni di avvocato o di consulente. Oltre alla notizia sopra ricordata del 30 dic. 1169 ve ne è una del 29 dic. 1171, data in cui presenziò all'emissione di una sentenza; a esse fanno seguito quelle del 23 ag. 1175 (quando fu presente a un'escussione di testimoni disposta dai "pubblici Provvisori" in merito a certi diritti di proprietà dei canonici del duomo), del 29 dic. 1187 (attestazione di G. presso la "curia dei Forestieri") e del 13 nov. 1191 (sua presenza nella "curia pubblica della Legge"). La sporadicità e l'uniformità di tali attestazioni si spiega peraltro in considerazione dell'intensa attività politica svolta da G. per quasi un venticinquennio.
Il primo consolato sicuramente ricoperto da G. è del 1173; successivamente fece parte del Collegio consolare del 1176, la cui elezione era peraltro già avvenuta nell'ottobre 1175, in modo da consentire che alla proclamazione della pace fra Pisa e Genova - a lungo rivali per il controllo della Sardegna -, annunciata dall'imperatore Federico I per l'inizio del mese di novembre, fossero rappresentati sia i consoli uscenti sia quelli entranti. G. fu appunto uno dei due consoli eletti che il 6 nov. 1175, presso Pavia, presenziarono all'emanazione della sentenza imperiale volta a porre fine a un conflitto ormai decennale e che ne giurarono solennemente l'osservanza. Tale giuramento ebbe un seguito a Pisa il 29 genn. 1176, quando G. e i suoi sei colleghi rinunziarono nelle mani dei loro omologhi genovesi a tutti i privilegi goduti da Pisa in Sardegna che fossero in contrasto con la pace proclamata dall'imperatore. Fu nuovamente console nell'anno 1178 e in tal veste accolse a Pisa con ogni solennità l'imperatore Federico I, che soggiornò in città fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio. Nel novembre successivo fu inviato a Savona dove, insieme con due altri illustri personaggi pisani in veste d'ambasciatori, stipulò il giorno 13 la pace con il Comune d'Albenga, sanzionata da uno scambio di documenti solenni.
A poco più di due anni di distanza G. fu nuovamente console nel 1181. L'atto più qualificante compiuto fu sicuramente la pace con Lucca, conclusa il 29 giugno 1181 e articolata (vista l'ampiezza del contenzioso fra le due città confinanti) in una fitta serie di protocolli. Scaduto anche questo mandato, G. restò comunque nella cerchia dei più stretti consiglieri dei consoli dell'anno successivo, accanto ai quali - nella sede abituale della chiesa di S. Pietro in Palude - lo troviamo menzionato il 29 dic. 1182. È assai probabile (anche se non risulta esplicitamente dal documento) che G. fosse in tale anno membro del Consiglio del Senato.
Proprio nell'anno 1182 la città conobbe un periodo di crisi politico-istituzionale, dovuta (stando al racconto di Salem, figlio di Bernardo Maragone e continuatore della sua cronaca) alla decisione di alcune famiglie pisane di costruire un nuovo ponte sull'Arno di fronte alla via S. Maria, in aperta polemica con le casate insediate alle due estremità dell'unico ponte esistente. Ne nacque una vera e propria guerra cittadina, che ebbe l'effetto d'impedire per lunghi mesi l'elezione dei consoli. Non è dato sapere se G. fosse coinvolto nella "grandissima lite e discordia" (Annales, p. 74); in ogni caso, durante il biennio di governo del Collegio consolare eletto nella seconda metà del 1183 ricoprì un incarico pubblico di tipo tecnico (ma non privo di rilievo politico), come membro - attestato il 31 dic. 1184 - del Collegio dei dieci "capitanei et cognitores guarigangorum" (i "guariganghi" erano terreni pubblici incolti posti intorno alla città che in quel periodo il Comune prese a suddividere in lotti, per assegnarli a titolo di rimborso ai propri creditori). Console di Giustizia nel 1186, come attesta un documento dell'8 gennaio, in occasione della proclamazione della pace fra Pisa e Genova, siglata a Lucca il 7 luglio 1188 dai cardinali legati di Clemente III, G. si trovava nel ristretto gruppo di consulenti giunti in tale città al seguito dei consoli.
Fra 1190 e 1192 fu attuata a Pisa la prima esperienza di governo podestarile con Tedice Della Gherardesca, conte di Castagneto, investito dell'ufficio come l'uomo più adatto a guidare il Comune nel momento in cui esso si schierava decisamente al fianco di Enrico VI. Quando, il 1° marzo 1191, l'alleanza fra Pisa e il re dei Romani fu sanzionata da un solenne e articolato diploma, l'osservanza degli obblighi militari contratti dal Comune fu giurata dal podestà Tedice e da tutti i più autorevoli cittadini, fra i quali anche Gaetano. Dal 1193 (o forse già dalla fine del 1192) un Collegio consolare subentrò a Tedice nel governo del Comune, con un mandato di durata biennale; G. fu fra i membri di questo consolato di così alto profilo coronando in tal modo una carriera politica ormai ventennale.
Concluso alla fine del 1194 quest'ultimo mandato, G. seguì ancora per qualche tempo da vicino la politica cittadina, come dimostra - dopo un silenzio documentario di tre anni circa - la sua presenza in veste di senatore all'atto con cui, il 6 sett. 1197, il podestà Tedice (tornato al governo da un anno) dettò le istruzioni agli ambasciatori in partenza per Costantinopoli.
Al 30 dic. 1198 risale la prima attestazione dell'unico suo figlio noto, di nome Bandino, che a Bologna presenziò al giuramento con il quale il pisano Bandino Familiati inaugurava il proprio magistero presso quell'Università.
Verso la fine del 1199 G. fu chiamato insieme con altre tre personalità ad arbitrare la controversia in materia di successione "ab intestato" insorta fra il vescovo di Luni, il pisano Gualtiero e i consoli del Comune costituitosi nel borgo di Sarzana.
Poco si sa dell'attività da lui compiuta negli ultimi anni di vita; egli continuò a intrattenere rapporti con il vescovo lunense Gualtiero, come è dimostrato dalla sua presenza, in qualità di testimone, all'atto del 5 giugno 1202 con cui il presule assegnò all'"hospitale" della S. Croce (posto poco a occidente di Pisa, alla foce dell'Arno) la chiesa di S. Maurizio, situata presso la foce del Magra.
In un documento rogato il 3 febbr. 1205 nel palazzo arcivescovile di Pisa, G. compare ancora in veste di testimone, mentre in un successivo atto del 13 apr. 1207 suo figlio Bandino è nominato come orfano: in questo arco di tempo deve essere collocata la data della sua morte.
Un documento, datato 29 apr. 1210, ci informa che nell'abitazione comune a G. e ai suoi fratelli, continuò ad abitare il figlio Bandino, protagonista fino al 1230 di un'attività politica e professionale del tutto paragonabile a quella del padre per intensità e prestigio.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Diplomatico, S. Lorenzo alla Rivolta, 20 giugno 1162 (1163 st. pis.), 30 dic. 1169 (1170 st. pis.); Attipubblici, 14 giugno 1166 (1167 st. pis.), 1° sett. 1173 (1174 st. pis.); Acquisto Roncioni, 5 febbr. 1167; Opera della Primaziale, 11 genn. 1170, 31 dic. 1184 (st. pis. 1185), 13 genn. 1207; S. Michele in Borgo, 29 dic. 1171 (1172 st. pis.), 30 maggio 1185 (1186 st. pis.); Bonaini, 23 ag. 1175 (1176 st. pis.); Acquisto Cappelli, 8 genn. 1186; Pisa, Arch. capitolare, C/105, c. 80v; Diplomatico, n. 679; Calci, Arch. della Certosa, Diplomatico, 29 dic. 1182 (1183 st. pis.); B. Maragone, Annales Pisani, a cura di M. Lupo Gentile, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VI, 2, pp. 58, 62, 64, 67, 71, 73 s.; Constitutiones et acta publica imperatorum etregum, I, a cura di L. Weiland, in Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, Hannoverae 1893, pp. 472-477 n. 333; F. Bonaini, Diplomi pisani inediti e regesto delle carte pisane che si trovano a stampa, in Arch. stor. ital., VI (1848-49), 2, Suppl., I, pp. 47-50 n. XVIII A; Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo, a cura di F. Bonaini, I, Firenze 1854, p. 313; Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano e coi Turchi fino all'anno 1531, Firenze 1879, pp. 61-64 n. XXXVIII, 71-73 n. XLIV; Gli Statuti di Sarzana del 1269, a cura di L. Podestà, Modena 1893, pp. 77-97; Regesto del Codice Pelavicino, a cura di M. Lupo Gentile, in Atti della Società ligure di storia patria, XLIV (1912), pp. 98 s. n. 62, 348 s. n. 367, 589-592 n. 529; Codice diplomatico della Repubblica di Genova, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, II, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], LXXIX, Roma 1938, pp. 231-233 n. 102, 334-339 n. 174; Regesto della Chiesa di Pisa, a cura di N. Caturegli, Roma 1938, pp. 456-458 n. 585, 466 s. n. 598; Le carte arcivescovili pisane del secolo XIII, I, (1201-1238), a cura di N. Caturegli, Roma 1974, pp. 60-62 n. 35, 115-119 n. 56; Il cartulario di Arnaldo Cumano e Giovanni di Donato (Savona, 1178-1188), a cura di L. Balletto, Roma 1978, pp. 49-54 nn. 100-102; M.L. Ceccarelli Lemut, L'uso della moneta nei documenti pisani dei secoli XI e XII, in G. Garzella - M.L. Ceccarelli Lemut - B. Casini, Studi sugli strumenti di scambio a Pisa nel Medioevo, Pisa 1979, Appendice, pp. 95-120; Carte dell'Archivio arcivescovile di Pisa. Fondo Luoghi Vari, I (954-1248), a cura di L. Carratori - G. Garzella, Pisa 1988, pp. 21 s. n. 12; G. Garzella, Il giuramento del pisano Bandino Familiati come lettore di diritto civile a Bologna, in Bollettino storico pisano, LX (1991), p. 194; E. Salvatori, La popolazione pisana nel Duecento. Il patto d'alleanza di Pisa con Siena, Pistoia e Poggibonsi, Pisa 1994, p. 191 n. 990; A. Dondaine, Hugues Éthérien et Léon Toscan, in Archives d'histoire doctrinale et littéraire du Moyen-Âge, XIX (1952), pp. 67-134; G. Volpe, Lunigiana medievale, in Id., Toscana medievale, Firenze 1964, pp. 383, 429; F. Liotta, Burgundione da Pisa, in Diz. biogr. degli Italiani, XV, Roma 1972, pp. 423-428; P. Classen, Burgundio von Pisa. Richter - Gesandter - Übersetzer, Heidelberg 1974, pp. 31 s.; C. Sturmann, La "domus" dei Dodi, Gaetani e Gusmari, in Pisa nei secoli XI e XII: formazione e caratteri di una classe di governo, a cura di G. Rossetti, Pisa 1979, pp. 286 s.; M. Ronzani, Dall'edificatio ecclesiae all'"Opera di S. Maria": nascita e primi sviluppi di un'istituzione nella Pisa dei secoli XI e XII, in Opera. Carattere e ruolo delle fabbriche cittadine fino all'inizio dell'età moderna, a cura di M. Haines - L. Riccetti, Firenze 1996, pp. 65-70; Id., I "giurisperiti" e il Comune di Pisa nell'età delle sperimentazioni istituzionali, in Tradizioni normative cittadine e diritto internaz. nell'Europa dei secoli XII-XV, a cura di G. Rossetti (in corso di stampa).