GIOIA, Gaetano
Nacque a Napoli nel 1764 (nel 1768, secondo il Regli) da Antonio e Anna Carbani (Anna Fiori, secondo il Ritorni). Il padre, rinomato ballerino e maestro di danza, lo fece educare fino ai dodici anni in un collegio di gesuiti, per avviarlo alla carriera ecclesiastica. Tuttavia il G., influenzato dalla personalità del celebre coreografo A. Vestris, amico di famiglia, abbandonò gli studi e, complice il fratello Ferdinando, cercò ostinatamente un maestro di ballo, finché il padre si convinse ad affidarlo al coreografo G. Traffieri.
Secondo il Regli il debutto del G. avvenne in un ruolo femminile presso un non specificato teatro romano, ma già nelle stagioni 1775-77 la sua presenza viene registrata sulle scene del teatro Regio di Torino come "primo ballerino grottesco", in sostituzione di F. Venturini, nei balli L'amante travestita di G. Canziani (musica di G.A. Le Messier, in collaborazione con V.A. Canavasso) e Il re pastore (musica dello stesso e coreografia di P. Franchi). I suoi primi anni di carriera lo videro impegnato al teatro S. Carlo di Napoli fra i danzatori di mezzo carattere a fianco del fratello Ferdinando; nella stagione 1785-86 si esibì in due balli di D. Lefevre su musica di A. Rossetti, L'orfano della China e Il consenso dato per dispetto; nel corso del 1787 apparve in balli di S. Gallet su musiche di L. Baillou: Vologesore dei Parti, Bisogna fare di necessità virtù, Il signor benefico, La fiera di Batavia, Ludovico il Moro, Chi la fa l'aspetta.
Nella stagione 1788-89 divenne primo ballerino serio del Regio di Torino e fu protagonista in tre balli del famoso coreografo G. Banti: Teseo e Medea, La costanza coniugale, Il trionfo improvviso, tutti su musiche di Canavasso. Nel 1789 debuttò come coreografo con il ballo Sofonisba al teatro Eretenio di Vicenza; nonostante il successo il G. preferì continuare a studiare e perfezionarsi con il Traffieri, finché il maestro non lo condusse con sé al teatro alla Scala di Milano, facendolo debuttare come primo ballerino serio assoluto nella stagione 1790-91 nei suoi balli Edipo e Le Danaidi, in cui il G. danzò con il fratello Ferdinando. Il favore incontrato sul palcoscenico scaligero lo condusse presto a Lisbona, dove nel 1793 mise in scena il gran ballo Felicitade lusitana. Da quello stesso anno divenne primo coreografo della Scala: i suoi primi lavori per il pubblico milanese furono Elfrida e Ilfeudatario pentito (dicembre 1793); continuò poi ad allestirvi per due anni balletti d'azione, secondo gli schemi compositivi dettati da P. Angiolini. Nel 1795 tornò come coreografo principale al S. Carlo di Napoli, dove incominciò a orientarsi verso il genere storico e mitologico, in particolare con i balli La disfatta dei Mori (novembre 1795) e Cora (maggio 1796). A Napoli sposò Teresa Gaetani, dalla quale ebbe tre figli, un maschio e due femmine, una delle quali intraprese la carriera di cantante e sposò il celebre baritono A. Tamburini.
Livorno, Torino, Firenze e Genova furono le città che accolsero i lavori del G. prima di Vienna, dove nel 1800 presentò alcuni balli mitologici, tra cui Alceste, Il giudizio di Paride e Zelima; a Vienna ebbe anche modo di assistere alla rappresentazione del famoso ballo Prometeo di S. Viganò.
L'incontro con il celebre maestro fu decisivo per l'evoluzione del gusto del G., che da quel momento cominciò ad approfondire le sue conoscenze di arte, musica e teatro, onde creare lavori sempre più completi sul piano drammaturgico. È inoltre di grande rilievo il fatto che il G. suonasse il violino e componesse egli stesso parte delle musiche dei suoi balli; ciò ebbe una notevole influenza nello sviluppo del balletto d'azione, perché il G. fu tra i primi, insieme con Viganò, a cercare di realizzare la completa fusione tra gesto e scrittura musicale, in un momento in cui il balletto narrativo era ancora in gran parte pantomimico. Inoltre, cominciò a portare sulla scena accorgimenti ispirati dalla sua passione per la pittura, contribuendo alla nascita del gusto per i "tableaux vivants" che l'intero corpo di ballo formava a scena aperta nei momenti d'insieme, artificio scenico che fu in seguito usato spesso da G. Galzerani fino alla metà dell'Ottocento. Significativo a tale proposito è il ballo storico Cesare in Egitto, su musiche di W.R. Gallenberg, che il G. preparò per il teatro S. Carlo il 27 giugno 1807; egli stesso danzò nel ruolo di Tolomeo, mentre il fratello in quello del protagonista. Il ballo venne dato alla Scala nel 1809 con Teresa e Giovanni Coralli, rispettivamente Cesare e Cleopatra, alla presenza di Napoleone I, il quale si entusiasmò al punto da complimentarsi personalmente con l'artista e fargli dono di una tabacchiera d'oro, mentre il viceré Eugenio Beauharnais fece affrescare alcune stanze della propria residenza con le scene salienti del ballo. Il Cesare in Egitto fu il ballo più famoso della prima metà dell'Ottocento, e lo stesso Viganò non si sentiva degno di paragonargli alcuno dei suoi lavori.
Da questo momento l'attività del G. divenne ancor più intensa, cimentandosi in balli di ogni genere: tragici, di mezzo carattere, mitologici, storici, per un totale di circa 220 coreografie, realizzate tra il 1798 e il 1826 (per un elenco più dettagliato si rimanda all'Enciclopedia dello spettacolo). Tra i suoi balli più famosi e di successo vanno ricordati quelli che mise in scena al teatro alla Pergola di Firenze tra il 1811 e il 1821: Gli Orazi e i Curiazi, Orfeo e Euridice, Gabriella di Vergy, con musiche di G. Rossini e G. Meyerbeer. E inoltre Gundeberga (Bologna, teatro Comunale, aprile 1817), su musiche di Rossini, interpretato da quattordici solisti e ottanta ballerini di fila; Il conte di Essex, con musiche di F.J. Haydn, L. van Beethoven, L. Cherubini e Rossini (Milano, teatro alla Scala, 1818); Otto mesi in due ore, con musiche di Rossini e Gallenberg (Napoli, S. Carlo, aprile 1825); Niccolò Pesce, su musica di Gallenberg, che si valeva della partecipazione di Fanny Elssler (ibid., ottobre 1825). Importante anche la sua attività al teatro Argentina di Roma, dove ebbe gran successo con I Morlacchi (1809; con A. Pallerini e lo stesso G. nel ruolo di Dusmanich), Teseo riconosciuto (1811) e i balli per l'opera I riti di Efeso di G. Farinelli (1811).
Nel 1825 assunse la direzione della scuola di ballo del teatro S. Carlo di Napoli, dove rimase a insegnare fino alla morte, avvenuta a Napoli il 30 marzo 1826 in seguito a una grave caduta.
Caratteristica dei suoi balli era l'assoluta comprensibilità dell'intreccio, grazie all'immediatezza del testo coreografico che, teso costantemente alla realizzazione di un equilibrio tra danza e pantomima e spesso valendosi di musiche importanti, amplificava le passioni e le situazioni drammatiche, ottenendo una presa immediata sul pubblico. Dagli interpreti richiedeva totale immedesimazione; oltre alla Pallerini, sua danzatrice prediletta, ebbe modo di lavorare con C. de Blasis in Apelle e Campaspe (Milano, teatro alla Scala, marzo 1823) e Celeste Viganò in I baccanali aboliti (ibid., agosto 1823).
Ballerino e coreografo fu anche il fratello Ferdinando, che, iniziato lo studio della danza con il G., debuttò al teatro Regio di Torino nella stagione 1798-99 nei balli La disfatta di Abdurahamel, Nina pazza per amore e La volubile, con musiche di Canavasso e le coreografie di Gaetano. Fu attivo sulle scene del teatro alla Scala come "primo ballerino di mezzo carattere" in Teseo (gennaio 1794), Andromeda e Perseo (dicembre 1809), L'eroismo dell'amicizia (febbraio 1810; con G. Coralli), Il sarto tutore (febbraio 1810). Nel 1810 tornò al Regio di Torino per esibirsi in Vezellia, ovvero L'amante occulto, e ne I riti di Irminsul, su coreografie di A. Giannini; vi apparve ancora come ballerino nell'autunno 1815 in La morte di Balduino, Euridice, La precauzione inutile, mentre nel 1834, ormai ritiratosi dalle scene, compose la coreografia del ballo Proserpina, con cui contribuì alla divulgazione dello stile del fratello. Ignoti sono il luogo e la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Per il G.: recensioni in Il Corriere di Napoli, 20 sett. 1806; I Teatri, 3 apr. 1830; G. Ferrario, Il costume antico e moderno, VIII, Livorno 1836, p. 29; C. Ritorni, Commentarii della vita e delle opere coreodrammatiche di S. Viganò e della coreografia e de' corepei, Milano 1838; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Milano 1964, pp. 152, 154 s., 165, 169 s., 175 ss., 188; L. Trezzini, Due secoli di vita musicale a Bologna, II, Bologna 1966, pp. 19 ss., 25, 35 s., 39; M.H. Winter, The preromantic ballet, London 1974, pp. 175, 191, 195 s., 254; Storia del teatro Regio di Torino, I, M.-Th. Bouquet, Il teatro di corte dalle origini al 1788, Torino 1976, pp. 243, 372 s., 375, 416; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, I, Firenze 1978, pp. 397 s., 401, 429 s., 432, 436, 446, 449, 570 s., 573; R. Schiavo, Il teatro Eretenio tra cronaca e storia, Vicenza 1983, pp. 107, 109; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, ad indicem; F. Regli, Diz. biografico…, Torino 1860, pp. 236 ss.; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1303 ss.
Per Ferdinando: C. Gatti, Il teatro alla Scala, cit., pp. 152-155, 163, 165; M.H. Winter, The preromantic ballet, cit., pp. 189, 254; Storia del teatro Regio di Torino, V, M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Cronologie, Torino 1988, pp. 345, 352, 355, 368.