GOLFIERI, Gaetano
Nacque a Bologna il 7 giugno 1808 da Giuseppe, vetturino, e da Teresa Braga. Dopo aver frequentato le Scuole pie e l'istituto dei barnabiti di S. Lucia, dove ebbe come maestri A. Guadagni e P. Venturi, entrò in seminario, distinguendosi per l'inclinazione verso le discipline umanistiche, tanto che, prima ancora che terminasse gli studi, fu assunto come precettore in casa del conte G. Marchetti, letterato classicheggiante ma vicino alle istanze liberali. Nel 1831, anno in cui fu ordinato sacerdote, il G. partecipò, in sintonia con gli orientamenti del Marchetti, agli avvenimenti dell'insurrezione bolognese. Il suo interesse prevalente, tuttavia, restava la letteratura e in particolare la poesia, che poté coltivare grazie anche alla conoscenza di diversi esponenti della scuola classicistica romagnola che frequentavano la casa del Marchetti (F.M. Zanotti, G. Perticari, D. Strocchi, P. Costa, A. Maffei, U. Valorani e P. Giordani).
Al 1832 risalgono le prime significative prove poetiche del G., una canzone classicheggiante dedicata al Marchetti e una serie di sonetti di argomento religioso. In tali testi si individuano chiaramente i caratteri della sua successiva produzione poetica: una decorosa fattura classicistica unita a una straordinaria facilità nell'ideare e nel comporre che, se gli valsero una larga fama d'improvvisatore, finirono per indurlo alla sovrabbondanza e alla frettolosità che si riscontrano anche nelle sue composizioni più impegnative e meditate.
Nel 1835 il G. ebbe la nomina a canonico di S. Petronio, lasciando l'impiego in casa Marchetti (ma rimase in stretti rapporti con il conte), e nel 1838 fu nominato bibliotecario aggiunto nella Biblioteca universitaria, alternando negli anni successivi tale incarico con l'insegnamento nel seminario bolognese. In questo periodo ebbe modo di conoscere e visitare l'allora vescovo di Imola (e amico di vecchia data del Marchetti) G.M. Mastai Ferretti. Quando, nel 1846, quest'ultimo venne eletto papa con il nome di Pio IX, il G. partecipò all'atmosfera di entusiasmo per le iniziative politiche del nuovo pontefice componendo, tra l'altro, il discorso Nell'anniversario dell'amnistia largita dall'immortale Pio IX… il 6 luglio 1846 (Roma 1847), che valeva anche quale ringraziamento per la nomina a cameriere d'onore e il titolo di monsignore che il nuovo papa gli aveva appena conferito.
È dell'anno successivo, invece, l'inno in onore del papa Su, fratelli, a letizia si canti. Composto (o meglio, quasi improvvisato) dal G. durante le manifestazioni bolognesi in onore di Pio IX, fu musicato da G. Rossini, che adattò al testo la melodia di uno dei cori dell'opera La donna del lago, e fu eseguito per la prima volta la sera del 23 luglio 1848 sul sagrato di S. Petronio.
Mutata l'opinione pubblica nazionale nei riguardi di Pio IX, il G. rimase, invece, fedele alla Chiesa di Roma, al pontefice e alla sua vocazione di poeta classicheggiante "all'improvviso", dividendo la sua attività tra più impegnative composizioni di ispirazione religiosa, in cui difendeva ed esaltava le glorie e l'azione presente del Papato, e una cospicua produzione di liriche d'occasione (per nozze, lauree, monacazioni, ordinazioni sacerdotali, ecc.) che gli venivano commissionate (anche all'ultimo momento) da committenti di ogni livello culturale e sociale, ai quali, generosamente, non rifiutava mai la sua opera. Data la popolarità della sua figura e delle sue composizioni, una prima, parziale, raccolta delle sue opere venne iniziata a cura di un suo estimatore, F. Borgatti (Prose e versi di mons. G. Golfieri, Bologna 1855), ma rimase presto interrotta al primo volumetto per l'incostanza del G. nel rivedere e preparare per la stampa i testi già scritti e, soprattutto, per il continuo accrescersi della sua produzione.
Alla poesia il G. unì in questi anni un vivace interesse per la vita teatrale, che lo portò alla fondazione, nel 1858, della Società filodrammatica del teatro italiano, con lo scopo di scoprire e affermare giovani autori drammatici, per i quali aveva trovato uno spazio d'esibizione nel teatro Contovalli, preso in gestione dalla Società. Tali attività se da un lato valsero al G. la cattedra di eloquenza e poesia presso l'Università di Bologna (dove insegnò dal 1858 al maggio 1860, inaugurando i suoi corsi con una prolusione sulla polemica classico-romantica nella quale cercava di evidenziare le ragioni di entrambi gli schieramenti e proseguendo, nel 1859-60, con un ciclo di lezioni sulla Divina Commedia), dall'altro furono all'origine dei suoi problemi con la successiva amministrazione sabauda. Sulla Società filodrammatica, infatti, si appuntarono i sospetti di chi la considerava un'organizzazione con lo scopo "di raccogliere armi per far fronte al cinquantanove" (Comelli, p. 34; ma cfr. anche Costetti, p. 102). Inoltre, nel maggio 1860 il rifiuto del G. di intervenire, con gli altri docenti dell'Università, a una messa in onore di Vittorio Emanuele II e la sua partecipazione (insieme con il canonico P. Dalla Casa) a una missione a Genova e Torino presso il Cavour per richiedere la grazia per mons. G. Ratta, vicario del vescovo di Bologna, arrestato dalle autorità piemontesi, lo misero in cattiva luce. Tali circostanze determinarono, il 29 maggio 1860, il provvedimento di revoca della sua cattedra, sulla quale il ministro della Pubblica Istruzione T. Mamiani, dopo aver contattato con esito negativo il poeta G. Prati, nominò il giovane G. Carducci.
I problemi del G. con il governo sabaudo continuarono negli anni successivi e, per effetto della legge 19 maggio 1866 (che prevedeva il domicilio coatto per i sospetti di attività antinazionali), nell'estate di quello stesso anno fu incarcerato e per un breve periodo confinato a Pescia. Durante la forzata inattività poté tuttavia preparare per la stampa una raccolta quasi completa delle sue Poesie, divise per argomenti e occasioni, che uscì nel 1867 in due volumi presso l'editore Mareggiani di Bologna. In quello stesso anno Pio IX gli offrì un canonicato presso il coro della basilica vaticana, cosicché negli anni successivi il G. alternò alla residenza a Bologna lunghi periodi di permanenza a Roma, dove continuò la sua attività di poeta e oratore sacro, componendo, tra gli altri, un celebrato epigramma latino in occasione del venticinquesimo dell'elezione di Pio IX.
Questa forte vicinanza al Papato e, quindi, un netto distacco dalle prospettive e dalla cultura postunitarie sono all'origine delle opere più ambiziose e impegnative del G., due poemi in terzine dantesche e in forma di visione (genere assai caro alla lirica oratoria classicheggiante, da O. Minzoni a V. Monti): S. Pio V. Fantasie in versi (Bologna 1876), in cui vengono introdotti a parlare e commentare la storia della Chiesa un angelo, alcuni santi e il papa Pio V; e Le glorie del Pontificato (Roma 1884), in dodici canti, in cui un redivivo Pio IX mostra al poeta le grandi epoche della storia ecclesiastica, culminando con la profezia di un periodo di pace per opera del nuovo pontefice Leone XIII, cui l'opera è dedicata.
Negli ultimi anni, trascorsi prevalentemente a Bologna, l'attività letteraria del G. venne diradandosi e si limitò a sporadiche liriche d'occasione. Morì a Bologna il 4 febbr. 1889.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Fascicolo pers., Golfieri, G.; alcune lettere del G. sono nella raccolta di Ca' d'Orsolino a Benedello (cfr. G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LIX, p. 186). Per le vicende biografiche e per le notizie sulle opere v. G. Comelli, Ricordi biografici di mons. G. G., Bologna 1890; A. Vannucci, I martiri della libertà italiana, III, Milano 1880, p. 32; G. Costetti, Confessioni di un autore drammatico, con prefazione di G. Carducci, Bologna 1883, p. 102; E. Panzacchi, Mons. G., in Id., Critica spicciola (a mezza macchia), Roma 1886, pp. 111-125; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio austriaco (1815-1849), I, L'Italia settentrionale, Torino 1892, p. 629; G. Pastori, I nostri poeti: briciole di storia contemporanea, Milano 1895, ad ind.; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa dal ritorno di Pio IX al 20 settembre (1860-1870), I, Roma 1907, p. 279; P. Patrizi, Un monsignore al confino, in Giornale di Sicilia, 7 genn. 1931; A. Evangelisti, G. Carducci. Saggi storico-letterari, Bologna 1934, pp. 110-113; L. Simeoni, L'età moderna, in Storia dell'Università di Bologna, II, Bologna 1940, pp. 190, 199, 211; C. Calcaterra, L'Università di Bologna nella storia della cultura e della civiltà, Bologna 1948, ad ind.; G. Fallani, G., G., in Enc. cattolica, VI, col. 907; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, pp. 210 s.