LICOPOLI, Gaetano
Nacque ad Acquaro, comune di Cosoleto in Calabria Ultra, il 3 ag. 1833 da Giuseppe, medico, e da Rosaria Galatti. Dopo una prima istruzione ricevuta dal padre, seguì gli studi medi a Reggio Calabria e intanto coltivava un autentico interesse per l'osservazione naturalistica, raccogliendo piante, minerali e animali; questi, più tardi, avrebbero costituito la base di un museo realizzato da un amatore del luogo, V. Musitano Dainotti.
In un periodo in cui gli studi naturalistici nel Sud d'Italia erano scarsamente diffusi, non fu facile al giovane L. dotarsi di una cultura scientifica adeguata; tuttavia riuscì a procurarsi e studiare i testi di H. Milne-Edwards e di A. de Jussieu e a incontrare, nel 1852, il botanico calabrese G.A. Pasquale, che ne comprese l'autentica vocazione e gli fornì nozioni specifiche.
Nel 1858, come unico cultore della materia fu nominato professore di scienze nel costituendo liceo di Reggio Calabria e, nell'attesa d'insediarsi, andò a Napoli per approfondire la sua preparazione presso scienziati illustri quali M. Tenore, G. Gussone, O. Costa, A. Scacchi. Rientrato a Reggio assunse l'insegnamento nel locale liceo, ma nel '60 ritornò a Napoli dove iniziò a frequentare la cattedra di botanica e l'Orto, diretti da G. Gasparrini. Nel '63 conseguì la laurea in medicina, ma non esercitò mai la professione per dedicarsi con maggiore impegno agli studi preferiti.
Nel '64, entrato a far parte dell'Accademia degli aspiranti naturalisti fondata da O. Costa, iniziò l'attività di vera e propria ricerca. Intanto la facoltà di scienze naturali gli affidava l'insegnamento della botanica, mentre dal '75 ebbe anche l'incarico della cattedra di botanica presso la Scuola di farmacia. Per arricchire le sue conoscenze, nel '74 si recò a Parigi a visitare i musei di storia naturale e per incontrare alcuni botanici francesi.
Tra il 1864 e il 1890 l'attività naturalistica del L. si espresse con 45 lavori, la maggior parte su argomenti di anatomia e istologia, di morfologia, e altri su teratologia, floristica, e crittogamia. Appartengono al gruppo più consistente le osservazioni sulle ghiandole calcifere, sulla struttura fine di foglie e di fusti anomali, di stomi e di frutti, sulla teratologia del fiore, sull'organogenesi di organi fiorali. Secondo un biografo del L., M. Geremicca, la valutazione di tale produzione lo indicherebbe tra i migliori autori del tempo negli studi di anatomia vegetale, sulle orme di una gloriosa tradizione italiana inaugurata nel Seicento da M. Malpighi, e proseguita con V. Donati, B. Corti, G.B. Amici, C. Vittadini e altri, per finire con il maestro del L., Gasparrini, del quale egli proseguì con fervore l'opera. Tra gli altri argomenti, i più importanti furono gli studi sulla flora crittogamica del Vesuvio.
Divenuto esperto microscopista, il L. iniziò il lavoro istologico con una breve nota sull'origine e la struttura delle granulazioni presenti nella polpa di alcuni frutti (Ricerche microscopiche sulla origine e struttura di alcune granulazioni esistenti nella polpa della cotogna…, in Annali dell'Accademia degli aspiranti naturalisti [Napoli], s. 3, IV [1864], pp. 9-26) e proseguì con una serie di ricerche sulla natura delle glandole nelle piante; prima, dal 1868 al '70, limitando l'esame a quelle contenenti calcio, poi, nei quasi dieci anni successivi, estendendo l'osservazione ad altri tipi ghiandolari, rinvenuti in ben 150 specie, con risultati che raccolse in un ampio lavoro premiato dal ministro dell'Istruzione a giudizio dell'Accademia dei Lincei (Gli stomi e le ghiandole nelle piante, in Atti dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche [Napoli], VIII [1879], pp. 1-55).
Le indagini, oltre a fornire originali nozioni di anatomia vegetale, con la descrizione della struttura anatomica e della distribuzione degli stomi, intendevano soprattutto confermare lo studio di Gasparrini, che, sul Cereus, una nota e diffusa cactacea, aveva chiarito la meccanica del funzionamento degli stomi, e dimostrato l'esistenza del cosiddetto cistoma, una struttura collegata a quella delle ghiandole; l'attendibilità di tali risultati era stata messa in dubbio da Amici durante una seduta della quarta riunione a Padova degli scienziati italiani, ma fu poi riconfermata da L. Pilla e da P. Savi (v. Atti della Quarta Riunione degli scienziati italiani… 1842, Padova 1843, pp. 327 s.) e quindi dallo stesso L. che si fondava sulla consistenza e precisione dei rilievi microscopici indicati nel suo lavoro. Come lui stesso riconobbe, più probanti sarebbero state le sue affermazioni se avesse potuto completare la ricerca con esperimenti fisiologici.
Con la memoria Sopra alcune glandole speciali sul calice della Tecoma radicans ed altre specie affini (Napoli 1870) il L. aveva peraltro già ampliato la ricerca sugli organi di secrezione, rilevando in quegli organismi vegetali la presenza di formazioni anatomiche poi interpretate quali validi organi di difesa delle piante dagli insetti.
Del fiore il L. si occupò per ricostruire l'organogenesi di alcuni suoi componenti, come nel lavoro sul Sonchus oleraceus in cui appurò che i cosiddetti "pappi" sono espressione delle lacinie del calice, anche se esili e fugaci, o per illustrarne la teratologia, con la descrizione delle alterazioni morfologiche che colpiscono gli stami del Melianthus maior, o, ancora, per indagare le cause di sterilità nell'Oxalis cernua, individuandole nelle anomalie fisiologiche e strutturali.
L'interesse del L. alla morfologia generale degli organismi viventi si manifestò anche nel tentativo di suffragare con prove la teoria della metamorfosi delle piante, enunciata da J.W. Goethe e ripresa anche dai botanici italiani come F. Delpino, secondo la quale tutta l'anatomia dell'organismo vegetale può essere idealmente interpretata considerando ogni organo derivato da una forma primordiale fogliare. A sostegno di questa tesi il L., nella memoria Sulla metamorfosi delle piante (Napoli 1868), espose alcune osservazioni sulla corolla gamopetala del Theucrium fruticans, e sulla trasformazione delle brattee di Musa sapientium.
Nel 1868 la cattedra napoletana di botanica fu assunta da V. Cesati, esperto fanerogamista che, nel capoluogo campano, estese le sue ricerche alla crittogamia, un settore ancora poco esplorato della botanica e a esso indirizzò i suoi allievi, fra i quali il L., che collaborò al programma di lavoro del maestro, enunciato nella Introduzione ad una serie di memorie illustrative della vegetazione crittogamica nelle province napoletane (ibid. 1870), con un contributo dal titolo Storia naturale delle crittogame che nascono sulle lave vesuviane.
La memoria, peraltro, fu anche la risposta del L. a un concorso indetto dall'Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, per sopperire alla mancanza di opere di botanica crittogamica nel Napoletano. Presentata nel 1869, fu premiata in quello stesso anno ma inserita negli Atti e pubblicata solo qualche anno più tardi (s. 2, V [1873], pp. 1-52).
Nato da indagini sul campo, il lavoro del L. costituisce molto probabilmente la prima trattazione ecologica comparsa in Italia. Contiene pregevoli notazioni di anatomia vegetale e svolge temi diversi: il Vesuvio e la distribuzione topografica delle lave, il tipo di flora crittogamica presente, l'anatomia e biologia di alcune specie di licheni. La parte più importante tratta del lichene Sterocaulon Vesuvianum, di cui sono analizzati la struttura del tallo, lo sviluppo degli organi maschili e femminili e la germinazione delle spore e dei propagoli. Tra le più recenti acquisizioni della crittogamologia, scarsamente diffuse in Italia ed evidentemente ignorate anche dal L., era la determinazione della natura duplice dei licheni fatta da S. Schwendener nel 1867. Il ritardo fra la presentazione e la pubblicazione della memoria certo non giovò a una giusta valutazione del lavoro che non registra l'accennata scoperta della simbiosi alga-fungo, ma che tuttavia mantiene il suo pregio nella precisa e documentata trattazione dell'organografia dei licheni. Nell'ultima parte del lavoro, dopo aver descritto alcune specie di alghe viventi, l'autore indica l'ordine cronologico di comparsa delle varie specie su quei terreni e ne rileva la diversa attitudine colonizzatrice.
A un tema affine alla teratologia, la cecidiologia o studio delle galle, il L. dedicò una pregevole monografia riprendendo un argomento ormai abbandonato dai botanici, dopo che Malpighi ne aveva posto i fondamenti con il De gallis, inserito nell'Anatome plantarum del 1675. Descrisse circa una cinquantina di tali escrescenze patologiche dei tessuti vegetali, provocate dalla puntura di insetti, in Le galle nella flora di alcune province napoletane (Napoli 1877) mostrando anche la corrispondenza tra la loro struttura e l'apparato perforatore dell'insetto che le provoca.
Negli anni seguenti, l'attività del L. si attenuò limitandosi ad alcune note di vario argomento e alla traduzione d'un trattato di botanica dal francese (D. Cauvet, Corso elementare di botanica.Versione italiana con aggiunte e note…, Napoli 1880). Rimase tuttavia inedita una produzione non scarsa che Geremicca ebbe modo di riesumare e commentare nel suo ricordo del Licopoli.
Il L. ricevette alcuni importanti riconoscimenti, tra cui la nomina a membro della Società botanica di Francia, nonché a socio dell'Accademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli, dell'Accademia Gioenia, dell'Accademia dei fisiocritici e della Società nazionale di scienze, lettere ed arti di Napoli.
Il L. morì a Napoli il 7 ag. 1897.
Opere, oltre a quelle citate nel testo: Osservazioni teratologiche sul fiore del Melianthus maior, in Annali dell'Accademia degli aspiranti naturalisti (Napoli), s. 3, VII (1867), pp. 31-42; Sopra alcune glandule calcifere delle Crassulacee e loro rapporti con gli stomi, in Bullettino dell'Associazione dei naturalisti e medici per la mutua istruzione (Napoli), I (1870), pp. 24-26; Sugli stomi di alcune passiflore, ibid., pp. 122-124; Sulla organogenia dei pappi e altri organi fiorali nel Sonchus oleraceus ed in altre piante a fiore composto, in Atti dell'Accademia Pontaniana, 1871, vol. 9, pp. 275-296; Nuove ricerche anatomiche sul frutto del formento e della segala, in Rendiconti dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche (Napoli), s. 2, V (1873), pp. 122-130; Sulla natura morfologica della fovilla, ibid., pp. 145-158; Sulle radici della Wisteria Chinensis DC, ibid., X (1882), pp. 211 s.
Fonti e Bibl.: G. Licopoli, Titoli di merito e cenni autobiografici, s.l. né d.; M. Geremicca, Della vita e delle opere di G. L., botanico napoletano, Napoli 1899; I. Pritzel, Thesaurus litteraturae botanicae, Lipsiae 1851, p. 184; Catalogue of scientific papers of the Royal Society of London, London 1867-94, VIII, p. 221; F. Delpino, G. L.: parole commemorative, in Rend. dell'Accademia delle scienze fisiche e matematiche (Napoli), s. 3, IV (1898), pp. 22-25; F. Balsamo, Botanici e botanofili napoletani, Napoli 1911, ad ind.; A. Béguinot, Botanica, Milano 1938, pp. 34, 79.