MELZI, Gaetano
– Nacque a Milano il 28 dic. 1783 da Giuseppe, nobile milanese del ramo detto dei Melzi Malingegni, e dalla sua seconda moglie Teresa dei conti Prata.
Poche e frammentarie sono le fonti che permettono di ricostruire una vita ricca di interessi culturali – che il M. poté coltivare grazie all’agiatezza familiare – e di incarichi civici, tradizionale ambito di impiego per gli esponenti del patriziato milanese. Ancora nel 1914 in Le biblioteche milanesi si leggevano precisi riferimenti a «copiosi carteggi» di famiglia e si citavano, in relazione al M., nomi e circostanze biografiche oggi non più verificabili: i bombardamenti del 1943, infatti, danneggiando irrimediabilmente il palazzo di città dei Melzi, provocarono la distruzione dell’archivio di famiglia.
Rimasto presto orfano di padre (1788), il M. fu educato, come molti patrizi lombardi del Settecento, nel collegio dei nobili di Parma negli ultimi anni di attività prima della chiusura, in epoca francese, nel 1806. Qui frequentò l’ex gesuita Juan Andrés che stava completando la stesura del suo Dell’origine, de’ progressi e dello stato attuale d’ogni letteratura e ne fu grandemente influenzato.
Negli anni tra fine Settecento e il principio del secolo successivo l’arrivo delle truppe francesi comportò un pesante onere finanziario per la popolazione milanese e anche i Melzi videro intaccata la loro solidità patrimoniale da imposizioni e requisizioni di beni. Attraverso carte di famiglia conservate nella Biblioteca Trivulziana si può seguire la tenace attività della vedova Melzi che, a tutela del figlio minorenne, disputò con le autorità francesi sulla legittimità delle richieste.
Al termine degli studi il M. sposò, non ancora ventenne, la giovane Amalia Tarasconi, dalla quale ebbe cinque figli. Il ritorno degli Austriaci con la successiva istituzione del Regno Lombardo-Veneto non comportò grandi cambiamenti per il casato che si vide confermare i titoli nobiliari. Probabilmente moderato e non particolarmente interessato alla politica, il M. si dedicò alle sue principali passioni: il libro raro e la musica. All’inizio degli anni Venti, quando la biblioteca di famiglia godeva già di grande prestigio negli ambienti letterari lombardi, vendette parte dei preziosi volumi per finanziare l’acquisto di testi di argomento cavalleresco che ricercò sistematicamente in Italia e all’estero anche grazie alle segnalazioni di una fitta rete di corrispondenti, letterati, bibliotecari e amatori. Aldine e incunaboli furono acquistati da un bibliofilo inglese, Franck Hall Standish, e passarono in seguito nella biblioteca di Henri d’Orléans duca d’Aumale a Chantilly, dove sono ancora conservati nel Musée Condé. Ma il collezionismo costituì solo la premessa allo studio delle edizioni: attività alla quale il M. si dedicò con competenza per tutta la vita e che sfociò nella pubblicazione di due opere di riferimento, più volte riedite nel corso dell’Ottocento e del Novecento, in Italia e all’estero, e consultate ancora oggi.
La Bibliografia dei romanzi e poemi cavallereschi italiani uscì a Milano nel 1828 (un Supplemento comparve nel 1831), quarto volume della Storia ed analisi degli antichi romanzi di cavalleria di G. Ferrario. La seconda e più vasta fatica, il Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all’Italia, consta di tre volumi pubblicati a Milano tra 1849 e 1859; tuttavia la morte improvvisa impedì al M. di seguire la pubblicazione del secondo e terzo volume.
Il M. coltivò una vita sociale ricca e generosa. Fu socio dei principali circoli culturali e ricreativi milanesi nei quali si dispiegava la nuova sociabilità nobiliare. Al disimpegno verso la politica fece da contraltare l’espletamento degli obblighi civici tradizionali del patrizio milanese, sicché il suo nome compare con regolarità negli atti del Comune come membro del Consiglio e di numerose commissioni.
La passione per la musica e la prosa lo vide coinvolto nell’attività di gestione della Scala in qualità di delegato alla direzione, ma anche in questo caso poche testimonianze sono sopravvissute alla distruzione degli archivi del teatro, avvenuta a metà Ottocento. La Biblioteca del Museo del teatro alla Scala conserva invece un voluminoso carteggio di lettere spedite e ricevute dal Melzi.
I suoi corrispondenti appartengono all’ambiente musicale tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta dell’Ottocento: tra gli altri vi sono lettere di G. Rossini, G. Donizetti, V. Bellini, J. Meyerbeer, G. Ricordi. Di particolare interesse per la biografia del M. è la corrispondenza con il maestro S. Pavesi e i cantanti Antonio e Marietta Tamburini. Dalle lettere emergono particolari relativi ai numerosi viaggi in Italia e all’estero insieme con cenni sui possedimenti della famiglia in Brianza e nel Lodigiano.
Il M. morì a Milano il 9 sett. 1851.
Lasciò al figlio Alessandro uno dei più notevoli patrimoni librari privati lombardi (oltre 30.000 volumi). Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento la biblioteca, passata per successive eredità ai nobili Meli-Lupi di Soragna, fu a poco a poco smembrata.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Araldica, parte moderna, b. 51: Litta-Modigliani, tit. XXIII, cart. 2; Milano, Biblioteca Trivulziana, Ruolo della popolazione, 1811, Consigli comunali, Deliberazioni, cartt. 337-338, 426, 555, 568, 599, 662; Fondo famiglie, bb. 983-984; Ibid., Biblioteca Braidense, Autografi, Aut. B, XXVI/39, XXXII/25/1-3; Archivio Brera, 1963, cart. 501; Comune di Milano, Elenco delle persone morte, anni 1850-53, foglio 34, c. 176r; Ibid., Biblioteca Ambrosiana, Fondo A. Casati, lettere al M.; Ibid., Biblioteca del Museo della Scala, Collezione autografi; Elenco a stampa dei proprietari dei palchi della Scala e della Cannobiana, I, 1852, f. 3; Epistolario del cardinale Angelo Mai, a cura di G. Cozza-Luzi, Bergamo 1883, ad ind.; Epistolario di Vincenzo Monti, a cura di A. Bertoldi, Firenze 1928-31, I, p. 156; IV, pp. 245, 252; V, p. 29; N. Vianello, Ventitré lettere di Juan Andrés a G. M., in Archivio veneto, s. 5, XCVIII (1973), pp. 55-126; Carteggi delle biblioteche lombarde. Censimento descrittivo, a cura di V. Salvadori, I-II, Milano 1986-91, ad ind.; L. Tettoni - F. Saladini, Teatro araldico, II, Lodi 1843, pp. n.n.; Milano e il suo territorio, II, Milano 1844, p. 207; Note bibliografiche del fu d. G. M. edite per conto di un bibliofilo milanese [G. D’Adda] con altre notizie, Milano 1863; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, Milano 1875-85 (rist. anast., Bologna 1969), tav. XII, foglio D; Gli istituti scientifici letterari ed artistici di Milano, Milano 1880, pp. 249 s.; G. Gallavresi, Per una futura biografia di F. Confalonieri, in Arch. storico lombardo, XXXIV (1907), 1, pp. 442-445; E. Clerici, Dalla «Vita di un uomo oscuro», in A Vittorio Cian i suoi scolari dell’Università di Pisa 1900-1908, Pisa 1909, pp. 203, 211; G. Bustico, La vita di un solitario: Giovita Scalvini, Domodossola 1910, pp. 9, 14; E. Rocco, Anonimi e pseudonimi italiani. Suppl. al Melzi e al Passano, in La Bibliofilia, XII (1910-11), pp. 249-261, 419-429; Le biblioteche milanesi: manuale ad uso degli studiosi, Milano 1914, pp. 355-359; G. Bustico, Giornali e giornalisti del Risorgimento, Milano 1924, p. 47; C.A. Vianello, Tempi minori, in Arch. storico lombardo, LVII (1930), p. 232; J. Gelli, Gli «ex libris italiani»: guida del raccoglitore, Milano 1930, p. 299; G. Gervasoni, L’ambiente letterario milanese nel secondo decennio dell’Ottocento. Angelo Mai alla Biblioteca Ambrosiana, Firenze 1936, pp. 8, 23 s.; G. Avanzi, in Il Corriere librario, VI (1951), 18, pp. 181 s.; G. Soldati, Un illustre bibliografo milanese, G. M., in La Martinella di Milano, VI (1952), 1, pp. 24, 26; V.U. Crivelli Visconti, La nobiltà lombarda, Milano 1962, p. 23; G. Allegri Tassoni, Il copialettere di Angelo Pezzana, in Arch. storico per le province parmensi, s. 4, XIV (1962), p. 321 (il M. viene indicato erroneamente come Melzi d’Eril); Id., Il carteggio Pezzana della Palatina, ibid., XV (1963), pp. 283, 310; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980, ad ind.; M. Meriggi, Milano borghese, Venezia 1992, p. 85; G. Basetta, Tra i fondi della Biblioteca Braidense, Milano 1993, pp. 133 s.; La generosità e la memoria. I luoghi pii elemosinieri di Milano e i loro benefattori nei secoli, a cura di I. Riboli - M.G. Bascapé - S. Rebora, Milano 1995, p. 181 (fonti archivistiche su proprietà fondiarie del M.); A. Serrai, Storia della bibliografia, X, Specializzazione e pragmatismo, Roma 1999, pp. 429 s.; Il tesoro dei poveri: il patrimonio artistico delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (ex Eca) di Milano, a cura di M.G. Bascapé - P.M. Galimberti - S. Rebora, Milano 2001, pp. 159, 406; F. Petrucci Nardelli, Tammaro de Marinis, in Collezionismo, restauro e antiquariato librario, a cura di M.C. Misiti, Milano 2002, pp. 81, 93, 99; F. Cristiano, La biblioteca di G. M., ovvero storia esemplare, in Bibliotheca, 2003, n. 1, pp. 57-83; Nouvelle Biographie générale, XXXIV, Paris 1845, coll. 876 s.; C. Frati, Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani…, Firenze 1933, pp. 355 s.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, p. 552; Enciclopedia Italiana, XXII, p. 821.
M. Roda