OTTANI, Gaetano
OTTANI, Gaetano. – Tenore e pittore, nacque probabilmente a Bologna, intorno al 1720-24.
I registri parrocchiali di S. Eusebio a Torino, nel notificare in data 14-15 gennaio 1801 la morte di Gaetano Ottani figlio di Giuseppe (San Martino, 1990, p. 359), gli attribuiscono 92 anni d’età: tuttavia una data di nascita nel 1708-09 è di almeno un decennio troppo precoce per una carriera di cantante teatrale sviluppatasi tra il 1747 e il 1770. D’altro canto la data di nascita del 30 (non 20) ottobre 1722 riscontrata nei registri battesimali di Bologna compilati da Baldassarre Carrati (Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, ms., B.874, p. 50; cfr. Bergomi, 2005, p. 267) si riferisce a Giacomo Antonio Gaetano Uttini, figlio di Giacomo Maria e di Angela Vittoria Corticelli; ma il cognome attestato lungo l’intera carriera del cantante-pittore è Ottani. Quanto all’origine, l’artista stesso si dichiara «bolognese» nel firmare alcuni dipinti. Le ricerche finora svolte sugli atti del fonte battesimale di S. Pietro (Bologna, Archivio generale arcivescovile) non hanno dato esito: può darsi che la famiglia risiedesse fuori porta, o nel contado.
Ottani coltivò in parallelo l’arte canora e l’arte pittorica. Per il bolognese teatro Formagliari realizzò le scene per la stagione di carnevale 1742 (con Gaetano Stegani) e di primavera 1744. Nel 1743 decorò il sepolcro allestito per il Giovedì Santo nella chiesa di S. Maria delle Grazie e nel 1745 l’ornato alle figure di Nicola Bertuzzi nella cappella dell’oratorio superiore nella Madonna del Ponte delle Lame. In seguito si dedicò in prevalenza alla pittura da cavalletto, e in particolare al genere del capriccio, spesso con vedute di rovine e di marine. Prese dapprima a esempio Pietro Paltronieri, il Mirandolese; alla maturazione dello stile dovette concorrere lo studio degli artisti conosciuti nei viaggi intrapresi come cantante d’opera.
Tenore, e dunque nel sistema delle voci del dramma per musica di metà Settecento predestinato alle parti di sovrano e di genitore (quali i ruoli eponimi nel Bajazet di Agostino Piovene o nel Demofoonte e nell’Antigono del Metastasio), cantò sempre soltanto nell’opera seria, e perlopiù – dopo il debutto al teatro Formagliari di Bologna nel carnevale 1747 e al S. Angelo di Venezia nella primavera dello stesso anno – in teatri di prima sfera. Nel 1748 comparve a carnevale nel teatro delle Dame a Roma, in autunno a Lucca; nella primavera 1749 a Parma (Demetrio di Nicolò Jommelli); nel carnevale 1750 al Regio di Torino; negli anni successivi a Venezia (teatro di S. Giovanni Grisostomo, autunno 1750 e carnevale 1751), a Reggio nell’Emilia (aprile 1751: Lucio Papirio di Baldassare Galuppi), al Regio Ducale di Milano (carnevale 1752 e 1770), al S. Carlo di Napoli (primavera e autunno 1752), dove impersonò tra l’altro il ruolo eponimo nella Clemenza di Tito di Christoph Willibald Gluck; lo stesso ruolo dovette sostenere al Burgtheater di Vienna e a Schönbrunn nell’autunno 1753, musica di Andrea Adolfati (cfr. la lettera del Metastasio al Farinelli dell’11 settembre 1753). Diego Tufarelli, impresario al S. Carlo in quegli anni, aveva scritturato Ottani considerandolo il tenore «più accreditato che oggi sentesi, [...] musico nuovo, ben fatto e assai virtuoso» (Croce, 1891, p. 436).
È probabile che alla metà degli anni Cinquanta – magari in occasione delle scritture per la stagione di carnevale del teatro Regio di Torino nel 1754 o nel 1756 – Ottani si sia stabilito nella capitale sabauda, dove prestò servizio per la corte in qualità di pittore e cantante. Complessivamente, fino al 1768 fu ingaggiato al Regio in una decina di stagioni, in opere di musicisti illustri come Nicolò Jommelli, Ignaz Holzbauer, Tomaso Traetta, Antonio Sacchini; cantò anche a Genova (primavera 1758, estate 1765), Padova (primavera 1762), Roma (carnevale 1765). A Torino nel 1770 incontrò Charles Burney, che lodò in lui sia la padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi di cantante sia l’abilità di pittore.
In seguito al successo torinese dell’Enea nel Lazio, dramma per musica di Vittorio Amedeo Cigna Santi musicato da Traetta (carnevale 1760), comparve nel teatro Ducale di Parma in altre opere del musicista bitontino, allora al servizio dei Borbone Parma: nel settembre 1760 nelle Feste d’Imeneo, tre azioni mitologiche di Carlo Innocenzo Frugoni per le nozze dell’arciduca d’Austria (il futuro Giuseppe II) con Isabella di Borbone; e nella primavera 1761 nel dramma per musica Enea e Lavinia di Jacopo Antonio Sanvitale (tratto da Fontenelle). Nel 1768 cantò nella reggia di Colorno, e nell’agosto 1769 di nuovo nel teatro Ducale per le nozze dell’infante Ferdinando con Maria Amalia d’Asburgo Lorena, nelle Feste d’Apollo di Carlo Gastone della Torre di Rezzonico, Giuseppe Maria Pagnini, Giuseppe Pezzana, musiche di Gluck (in quest’occasione fu data la ‘prima’ italiana dell’Orfeo di Calzabigi e Gluck, che però manca di una parte di tenore).
Nelle musiche composte da Gluck e Traetta per Ottani prevale il canto nobile e spianato, non senza momentanee increspature in melismi e arpeggi a tratti impetuosi e concitati; nella Clemenza di Tito di Gluck l’ambito si estende dal Re centrale al Si bemolle acuto, nell’Enea nel Lazio di Traetta addirittura dal Do diesis al Si naturale.
In qualità di pittore, Gaetano ricevette dalla corte sabauda numerose commissioni per la decorazione di ville e palazzi nel Torinese. Nella sua produzione preponderano le prospettive di rovine e di marine: spicca la cospicua serie di pitture realizzate a partire dal 1757 per la villa dell’architetto Filippo Castelli a San Damiano d’Asti. Lo stile di tali dipinti appare vivificato da un segno d’immediatezza bozzettistica e da un senso narrativo di matrice veneta (esemplato forse su Gaspare Diziani); l’invenzione si esprime in elaborate architetture in stile classico o gotico di gusto marcatamente scenografico. Di foggia operistica appaiono pure i costumi – di fattura sofisticati, e spesso esotica – delle figurette collocate nelle scene, a porre in risalto l’imponenza delle costruzioni, spesso tanto vaste e articolate da eccedere l’inquadratura del dipinto.
Il 7 ottobre 1766 fu ammesso nell’Accademia Clementina di Bologna. Nello stesso anno pubblicò il Libro primo di Cartelle, raccolta di cartocci incisi da Angelo Gizzardi, Dionisio Valesi e Pietro Peiroleri, dedicata al principe ereditario Vittorio Amedeo III: accanto ai tradizionali temi allegorici, il volume comprende i ritratti dell’artista e del dedicatario, marine e rovine. Nel 1770 risulta membro dell’Accademia di Belle Arti di Verona; nel 1773 fu aggregato come accademico d’onore in quella di Parma. Nello stesso anno si firmò «virtuoso di pittura e di musica dell’emi.so sign. cardinale Alessandro Albani», famoso collezionista e diplomatico filopiemontese. A Torino fu membro della Compagnia di s. Luca, di cui fu priore nel 1782.
Dal 1774 Ottani ricevette da Vittorio Amedeo III, asceso al trono l’anno precedente, uno stipendio di 600 lire annue – gratificato nel 1779 dal conferimento della patente di musico e nel 1784 di un aumento a 1000 lire – per la realizzazione di quattro dipinti all’anno e il servizio prestato nella Cappella reale, nella quale risulta attivo fino al 1798.
Tra il 1775 e il 1780, nell’ambito della ristrutturazione del castello reale di Moncalieri attuata da Castelli, eseguì una serie di marine improntate a un gusto per il sublime che i contemporanei vollero ricondurre a Claude Lorrain e a Claude-Joseph Vernet. Negli stessi anni tornò occasionalmente alla pittura di figura già praticata in gioventù: nel 1779 eseguì per padre Giovan Battista Martini le copie di due ritratti di Giovan Battista e Giovan Lorenzo Somis di pugno di Louis o Carle Van Loo (oggi nel Museo della Musica di Bologna). Con l’avvento del gusto neoclassico si affievolì l’interesse per il paesaggismo pittoresco di cui era specialista; nell’ultimo decennio diradò sempre più l’attività, fino a cessarla del tutto intorno al volgere del secolo. Nel 1800 risulta «infermo e povero» (Moffa, 1990, p. 87).
Morì a Torino nel 1801 (fu sepolto il 18 gennaio).
Tra la produzione di Ottani si ricordano anche 18 dipinti con fiori e frutta (ancora nel 1880 nel castello di Moncalieri, poi trasferiti in varie sedi); due Allegorie della Pittura e dell’Astrologia datate 1785, dipinte per palazzo Chiablese; e le due marine entrate di recente nelle raccolte della Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, ms.B.130: M. Oretti, Notizie de’ professori del disegno cioè pittori scultori ed architetti bolognesi (Bologna 1760-80); Ch. Burney, The present state of music in France and Italy, London 1771, pp. 63 s.; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII: storia aneddotica, Bologna 1888, pp. XIX, 486, 654; B. Croce, I teatri di Napoli, sec. XV-XVIII, Napoli 1891, p. 436; Tutte le opere di Pietro Metastasio, III, a cura di B. Brunelli, Milano 1952, p. 861; A. Baudi di Vesme, O., G., in Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, III, Torino 1968, pp. 753 s.; M.-Th. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1775, Torino 1968, p. 215 et passim; Id., Il teatro di corte dalle origini al 1788, inStoria del Teatro Regio di Torino, a cura di A. Basso, I, Torino 1976, ad ind.; M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, inStoria del Teatro Regio di Torino, a cura di A. Basso, III, Torino 1980, ad ind.; M.-Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Cronologie, ibid., V, Torino 1988, ad ind.; V. Assandria, La pittura di rovine in Piemonte nel XVIII secolo, tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, a.a. 1988-89, passim; R. Moffa, Storia della Regia Cappella di Torino dal 1775 al 1870, Torino 1990, ad ind.; P. San Martino, G. O. «Pittore e musico del Re di Sardegna», 1708-1801, inStudi piemontesi, XIX (1990), pp. 359-366; M. Giumanini, Catalogo degli Accademici d’onore nell’Accademia Clementina (1710-1803), in Accademia Clementina. Atti e memorie, 1998-99, vol. 38-39, p. 230; A. Basso, La musica e il Teatro Regio, in Storia di Torino, V: Dalla città razionale alla crisi dello Stato d’Antico Regime (1730-1798), a cura di G. Ricuperati, Torino 2002, p. 874; O. Bergomi, G. O., in La pittura di paesaggio in Italia, 3: Il Settecento, a cura di A. Ottani Cavina - E. Calbi, Milano 2005, pp. 267 s.; V. Lucchese Salati, Sensibilità artistica ed esercizio nei virtuosi del teatro settecentesco, in Il Farinelli e gli evirati cantori, a cura di L. Verdi, Lucca 2007, pp. 199-219; G. Degli Esposti, scheda G. O., in Pinacoteca Nazionale di Bologna: catalogo generale, IV: Seicento e Settecento, a cura di J. Bentini et al., Venezia 2011, pp. 263-265; Dizionario enc. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 474; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVIII, p. 802; Die Musik in Geschichte und Gegenwart.Personenteil, XII, coll. 1477 s.