POGGIALI, Gaetano
POGGIALI, Gaetano. – Nacque a Livorno il 29 aprile 1753, figlio di Domenico di Iacopo, di famiglia pistoiese, e di Maddalena di Niccolò Lorenzi, di Livorno.
Di origine nobile, collezionista e bibliofilo, fin da giovane decise di indirizzare la sua attività alla raccolta esclusiva di testi in volgare, con una particolare predilezione per gli autori del XV secolo, tanto da costruire nel tempo una delle più importanti raccolte private di classici italiani conservata fino ai nostri giorni, costituita da più di dodicimila volumi, fra manoscritti, incunaboli e testi a stampa.
Il 12 dicembre 1790 sposò Giustina Francesca Caterina Braccini, di Giovanni, avvocato, dalla quale ebbe sette figli.
Poggiali, come attestano i numerosi carteggi che intratteneva con letterati, bibliotecari e librai di tutta Italia – per citarne solo alcuni, Giuseppe Piacenza, Michele Colombo, Jacopo Morelli, bibliotecario della Marciana, Francesco Del Furia, bibliotecario della Laurenziana, Francesco Fontani, bibliotecario della Riccardiana, Angelo Maria Bandini, Giuseppe Molini –, era sempre alla ricerca di nuovi testi per la sua biblioteca ed era anche disposto ad acquistare intere collezioni. Un importante passo nella costruzione della raccolta fu l’acquisto nel 1800 della biblioteca di Piero Del Nero che, passata per eredità alla famiglia Guadagni, si era ulteriormente accresciuta grazie ad Alessandro e Carlo Guadagni, eruditi a loro volta e vicini ad Antonio Magliabechi. La raccolta Guadagni comprendeva 195 manoscritti di letterati italiani, fra cui il famoso codice miniato della Divina Commedia risalente agli anni Trenta del XIV secolo che costituì la base per l’edizione del 1807-13 curata da Poggiali (adesso Palatino 313 della Biblioteca nazionale di Firenze), e circa 2500 volumi a stampa.
Desideroso di divulgare e diffondere le lezioni tramandate nei testi da lui raccolti, si associò nel 1786 allo stampatore Tommaso Masi, nipote di Marco Coltellini, già attivo a Livorno dagli anni Settanta, per condurre una tipografia sotto nome di «Tommaso Masi e Comp.». Risale al 1° aprile 1786 una scritta preliminare della società redatta dal notaio Giulio Cesare Mochi. Nell’azienda aveva una quota di partecipazione anche Michele Fantechi, che due anni dopo la cedette ad Andrea Crapols e Antonio Giubbilei. Poggiali ricoprì vari ruoli nella stamperia, in primo luogo come consulente editoriale: sceglieva i testi da pubblicare procurandosi, come attestano i numerosi carteggi conservati in varie biblioteche italiane, la collaborazione dei maggiori studiosi dell’epoca; inoltre rivedeva e correggeva tutti i testi. Nel 1799 si trovò a condurre da solo per più di un anno l’attività a causa dell’arresto di Masi, accusato di partecipazione ai moti giacobini; tuttavia di questa situazione non fu particolarmente contento, poiché non si sentiva adatto alla gestione tecnica e organizzativa dell’azienda tipografica, come confessò a esempio in una lettera del 22 agosto 1800 ai librai milanesi Reycends.
Fra i numerosi libri stampati da Masi e curati da Poggiali figurano la Collezione completa delle commedie del signor Carlo Goldoni avvocato veneziano, uscita in più tomi dal 1788 al 1793 e capace di soddisfare lo stesso autore, La Divina Commedia già ridotta a miglior lezione dagli accademici della Crusca ed ora accuratamente emendata, ed accresciuta di varie lezioni tratte da un antichissimo codice (1807-13) e molte altre edizioni che, per ragioni di censura, recavano sul frontespizio come falso luogo di stampa Londra e alcune volte anche un tipografo fittizio, pratica consigliata dagli stessi funzionari del governo granducale. Alcuni esempi sono: Satire del marchese Lodovico Adimari con illustrazioni, Londra, si vende in Livorno, presso Tom.so Masi e comp., 1788; Decamerone di messer Giovanni Boccaccio cittadino fiorentino, Londra, si vende in Livorno, presso Tommaso Masi, e comp., 1789-90; La prima parte de le Novelle del Bandello, Londra, presso Riccardo Bancker, 1791-93; Satire di Antonio Vinciguerra, Lodovico Ariosto, Ercole Bentivoglio, Luigi Alamanni, Lodovico Dolce, Londra, si vende in Livorno, presso Tommaso Masi e compagni, 1786.
Nonostante la correttezza tipografica e filologica delle edizioni, la stamperia non ebbe grande fortuna, come affermò lo stesso Poggiali in un breve resoconto sulla stampa a Livorno che compilò su richiesta del prefetto del Mediterraneo nel 1810: «A quella dell’Ab. Coltellini successe l’altra del tipografo Tommaso Masi suo nipote, nella quale in un corso di circa trent’anni si sono pubblicate molte opere interessanti, e specialmente un gran numero dei nostri migliori Classici, tanto editi che inediti, per opera mia illustrati, e ridotti alla più esatta lezione. Questi classici sono stati favorevolmente accolti non solo dagl’intelligenti italiani, ma da quelli ancora delle più culte Nazioni, non esclusa la stessa Francia dove pure hanno avuto un incontro felice. Nonostante però le immense fatiche letterarie dell’editore, e i molti travagli del tipografo nell’impressione di tante opere non men pregevoli che voluminose, questa Stamperia non ha avuto miglior fortuna delle altre di questo paese, poiché gli utili non hanno corrisposto all’applauso letterario» (Due lettere inedite di Gaetano Poggiali, 1872, p. 141).
Esperto di stampe e litografie, Poggiali stimava molto l’opera di Raffaello Morghen, al quale dedicò un catalogo delle stampe da lui possedute (Catalogo ragionato della collezione dell’opere intagliate dal celebre Raffaelle Morghen possedute da Gaetano Poggiali. Si premette una lettera cronologico-storica sullo stesso argomento, Livorno, T. Masi e Comp., 1810). Fra le amicizie letterarie di Poggiali è da ricordare quella con Domenico Moreni, che Poggiali aiutò nell’edizione della Vita di Filippo Brunelleschi scritta da Antonio Manetti, pubblicata poi presso Niccolò Carli nel 1812. Moreni gli dedicò la sua opera principale, la Bibliografia di Toscana (Firenze 1805).
Poggiali fu anche un collezionista di medaglie, monete e altri oggetti; alla morte di Angelo Maria Bandini scrisse più volte a Del Furia, successore di Bandini nel ruolo di bibliotecario della Laurenziana, per ottenere da lui la famosa reliquia del dito di Galileo Galilei.
Poggiali morì il 3 marzo 1814 e fu seppellito nella chiesa della Ss. Trinità, nei pressi di borgo Cappuccini a Livorno.
Il figlio secondogenito, Domenico, pensò di vendere la biblioteca paterna e incaricò Francesco Pistolesi di aiutarlo nella compilazione del catalogo dell’intera raccolta, come riporta un annuncio del 23 febbraio 1816 pubblicato sulla rivista fiorentina Novelle letterarie. Il catalogo non venne mai pubblicato perché nel frattempo il granduca Ferdinando III di Lorena comunicò il suo interesse all’acquisto dell’intera collezione per 92.000 lire toscane. Inizialmente il granduca desiderava aggiungere la raccolta alla Biblioteca Riccardiana, ma dopo il resoconto del bibliotecario inviato a visionare la raccolta livornese decise di aggiungere la libreria Poggiali alla Biblioteca Palatina, andando così a costituire uno dei più importanti fondi dell’attuale Biblioteca nazionale.
Fu pubblicata postuma, a cura del figlio, la Serie de’ testi di lingua stampati, che si citano nel Vocabolario degli accademici della Crusca, posseduta da Gaetano Poggiali. Con una copiosa giunta d’opere di scrittori di purgata favella, le quali si propongono per essere spogliate ad accrescimento dello stesso vocabolario (Livorno, T. Masi e Comp.i, 1813 [ma 1814]), considerato il primo vero repertorio descrittivo dei testi classici della lingua italiana citati dalla Crusca fino alla quarta impressione del 1729-38. Con la morte di Poggiali la stamperia Masi continuò le sue attività, ma la produzione editoriale non raggiunse più i livelli, per qualità delle edizioni, raggiunti durante la sua direzione.
Fonti e Bibl.: Lettere di Poggiali sono conservate tra l’altro a Firenze, Biblioteca Marucelliana, Carteggio Bandini e Carteggio generale; Livorno, Biblioteca Labronica, Autografoteca Bastogi; Forlì, Biblioteca comunale, Raccolta Piancastelli; Modena, Biblioteca estense, Autografoteca Campori; Lendinara, Biblioteca civica, Archivio De Lazara; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Fondo Cicogna. Livorno, Archivio diocesano, Registri battesimi Duomo di Livorno, a. 1753, p. 26; Registri dei matrimoni del Duomo, a. 1790, p. 121; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Carteggi vari, 50, 192-193; 64, 95; 97, 134; 284, 151-157; 290, 61; 1449, 20, 90; Carteggio Del Furia, 82, 263; Due lettere inedite di G. P. al prefetto del Mediterraneo, intr. di A. Boelhouwer, Livorno 1872.
F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 283-295; G. Avanzi, I «Testi di lingua» di G. P., in La Parola e il libro, II (1946), pp. 307-311; Id., G. P. bibliofilo e bibliografo, Firenze 1953; L. Servolini, Un livornese grande bibliofilo, bibliografo e erudito: G. P. 1753-1814, in Rivista di Livorno, 1954, n. 1, pp. 53-66; M.A. Morelli Timpanaro, Alcune note su Giuseppe Piacenza, Angelo Bandini, Domenico Moreni, G. P., in Critica storica, XIV (1977), pp. 471-520; Ead., Ancora su Domenico Moreni e G. P., ibid., XV (1978), pp. 631-641; S. Corrieri, Il torchio fra palco e tromba, Modena 2000, ad indicem.