SCIREA, Gaetano
Italia. Cernusco sul Naviglio (Milano), 25 maggio 1953-Babski (Polonia), 3 settembre 1989 • Ruolo: libero • Esordio in serie A: 24 settembre 1972 (Cagliari-Atalanta, 0-0) • Squadre di appartenenza: 1972-74: Atalanta; 1974-88: Juventus • In nazionale: 78 presenze e 2 reti (esordio: 30 dicembre 1975, Italia-Grecia, 3-2) • Vittorie: 7 Campionati italiani (1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84, 1985-86), 2 Coppe Italia (1978-79, 1982-83), 1 Coppa Intercontinentale (1985), 1 Coppa delle Coppe (1983-84), 1 Coppa UEFA (1975-76), 1 Coppa dei Campioni (1984-85), 1 Supercoppa Europea (1985), 1 Campionato del Mondo (1982) • Carriera di allenatore: Juventus (allenatore in seconda, 1988-89)
È opinione comune che sia stato uno dei più grandi liberi di tutti i tempi: di certo uno dei più eleganti e dei più moderni. Sarebbe riduttivo definirlo come un difensore di talento, in quanto il suo senso tattico (derivato dagli esordi come centrocampista) e la sua capacità di 'ribaltare' l'azione a favore della sua squadra, uniti alle sue caratteristiche umane e alla sua signorilità fuori e dentro al campo di gioco, ne hanno fatto uno degli esempi più grandi della storia del calcio mondiale. È stato il perno della difesa in molte competizioni, contribuendo a numerosi trionfi juventini e azzurri degli anni Settanta e Ottanta: Trapattoni e Bearzot sono gli allenatori che più di tutti hanno avuto con lui un rapporto costruttivo. Bearzot, in particolare, per fargli posto ai Mondiali del 1978 rimosse il 'monumento nazionale' Giacinto Facchetti. E da allora Scirea non ebbe più concorrenti, al punto da schiacciare un altro fuoriclasse come Franco Baresi che, con lui in nazionale, non riuscì mai a emergere. Quando smise di giocare, il suo più caro amico, Dino Zoff, compagno e capitano di tutti i trionfi, lo volle come suo viceallenatore alla Juventus: insieme prepararono la squadra che l'anno dopo la morte di Scirea, nel 1990, conquistò ancora una Coppa Italia e una Coppa UEFA. Proprio Zoff e la squadra seppero della sua morte (avvenuta in un incidente automobilistico in Polonia dove era andato a visionare una futura avversaria di Coppa) tornando in pullman dalla vittoriosa trasferta di Campionato a Verona. Suo figlio Riccardo, che aveva 11 anni, apprese la notizia dalla trasmissione televisiva La domenica sportiva, dove era presente come ospite Marco Tardelli che lasciò lo studio sconvolto. Al funerale parteciparono circa 10.000 persone.