GAFFURRI (Gaffuri)
Intagliatori lombardi di pietre dure, attivi a Firenze tra XVI e XVII secolo. Il capostipite Giorgio di Cristofano giunse a Firenze da Milano nel dicembre del 1575, con i figli Cristofano, Bernardino e Giovanni Battista, su invito del granduca di Toscana Francesco I de' Medici, che, dal 1572, aveva istituito a corte la propria bottega di intagliatori collocandola nel casino di S. Marco.
Le notizie biografiche sui componenti della famiglia sono scarse. Di tutti si ignora la data di nascita. Il primo documento riguardante Giorgio è un conto del 1575 nel quale sono menzionati alcuni oggetti in cristallo intagliati venduti al granduca: una "celata di cristallo intagliatovi sopra una battaglia, una lucerna ovato con 3 bocche con piede e coperchio, un vaso tondo alto con manico del medesimo pezzo senza piede, una tazza bassa con due maniglie da frutta e una tazza in forma di foglie di fico" (Fock, 1980, p. 321). Nel maggio e nel giugno del 1576 sono attestati pagamenti a Giorgio per alcuni oggetti in cristallo di rocca eseguiti per Francesco I (Barocchi - Gaeta Bertelà, 1993); che la stima del granduca verso Giorgio fosse alta è dimostrato anche dal fatto che il suo compenso era di 25 scudi annui, rispetto ai 20 riservati ai fratelli Ambrogio e Stefano Caroni, intagliatori già attivi a Milano e giunti a Firenze nel 1572 per lavorare al servizio dei Medici.
Nel Ruolo dei provisionati del 1579 il nome di Giorgio compare con la mansione di intagliatore di cammei benché non vi siano ulteriori notizie relative a questa sua attività. L'anno successivo, in una lettera scritta a Francesco I dal suo segretario personale, cavalier Seriacopi, "maestro Giorgio milanese et altri simili", tra i quali "suo figliolo", sono descritti in termini poco lusinghieri poiché "non fanno altro che giuocare… et del lavorare lavorano molto poco" (Berti, 1967). Nonostante questa testimonianza, l'officina con a capo Giorgio doveva essere molto attiva e nel marzo del 1586 venne trasferita agli Uffizi insieme con gli altri laboratori scientifici e artistici.
Giorgio morì a Firenze ove fu sepolto il 2 maggio 1591.
Dopo la morte di Giorgio, a capo della bottega subentrò il figlio Cristofano, che dal 1° luglio 1578 risulta già iscritto nel Ruolo dei provisionati. Il nuovo ruolo all'interno della bottega paterna gli fruttò un aumento dello stipendio, che da 16 passò a 20 scudi. Con Ferdinando I, granduca dal 1587, si cominciò ad abbandonare la lavorazione di oggetti intagliati di lusso destinati all'uso esclusivo del granduca e della corte, in favore di opere la cui funzione pubblica, in gran parte religiosa, andava prevalendo su quella privata; durante la direzione di Cristofano l'attività dell'officina subì pertanto un'inversione di tendenza privilegiando, sempre più, la lavorazione a commesso delle pietre dure rispetto a quella dell'intaglio del cristallo di rocca.
Nel 1598 Cristofano è tuttavia ancora pagato per la cera gialla utilizzata per il modello di un vaso in cristallo di rocca e nel 1610 per aver eseguito un bicchiere ottagonale di cristallo intarsiato con figure di animali e motivi a fogliame; nel 1619, secondo quanto riportato in una fattura in favore del tornitore di corte Iacopo di Bartolomeo Santini, ricevette una ruota di ferro, strumento impiegato per svuotare i vasi di cristallo (Fock, 1980, p. 355).
A Cristofano, in collaborazione con il nipote Giovanni Battista Sassi cui spettò l'esecuzione del fregio della cornice, si deve il celebre commesso di pietre dure per il piano di un piccolo tavolo raffigurante la Veduta del porto di Livorno (Firenze, Galleria degli Uffizi), eseguito, su disegno di Iacopo Ligozzi, tra la prima metà del 1601 e il 1604. A questa data esso risulta terminato nella bottega dell'artista, in attesa di essere montato sul piedistallo.
Cristofano dimostra di saper sfruttare al meglio le peculiarità cromatiche delle pietre dure quali i lapislazzuli dalle venature bianco-dorate utilizzati per simulare l'increspatura delle onde del mare, e le diverse qualità di diaspri verdi per lo sfondo del paesaggio collinare interpretando in modo suggestivo il disegno scientifico del Ligozzi.
Il nome dei fratelli G. è legato, inoltre, alla grandiosa impresa dell'altare e del ciborio voluti da Ferdinando I per la cappella dei Principi a S. Lorenzo. Dell'opera, rimasta incompiuta nella galleria dei Lavori degli Uffizi e totalmente smembrata nel 1779, restano pochi frammenti. A Cristofano, in particolare, si deve il pannello a commesso di pietre dure raffigurante l'Ultima Cena, eseguito entro il 1605 su disegno di Lodovico Cardi, detto il Cigoli. Originariamente collocato "nel quarto imbasamento d'amatista" del ciborio sotto l'edicola del Ss. Sacramento (La cappella dei Principi…, 1979, p. 302), fu inserito nel 1785 nel paliotto dell'altare maggiore della cappella Palatina di palazzo Pitti. Il commesso è composto con diverse qualità di diaspri, agate, lapislazzuli, coralline, e in origine aveva forma rettangolare; risalgono, infatti, al tempo del suo reimpiego nel nuovo altare l'attuale forma sagomata, l'introduzione delle due tendine ai lati della scena, i due tralci sullo sfondo e la cornice bronzea a volute e festoni.
Secondo la Fock (1974) Cristofano si dedicò anche alla realizzazione di piccole sculture composte da pietre dure lavorate a tutto tondo fra le quali uno degli esempi più celebri è l'altarolo in cristallo di rocca e pietre dure con Cristo e la samaritana al pozzo (Vienna, Kunsthistorisches Museum).
Eseguito nell'ultimo decennio del Cinquecento per la parte architettonica, dovuta alla collaborazione di Jaques Bylivert per i fregi in oro e dei fratelli Caroni per l'incorniciatura in cristallo, esso fu completato all'inizio del Seicento da Cristofano, autore del soggetto sacro in primo piano e del paesaggio in commesso di pietre dure sullo sfondo, e dal fratello Bernardino che eseguì le prospettive in pietre dure dei quattro lati (Fock, 1980, p. 360).
Da un documento del 1605 si sa anche che Cristofano "si era ragionato di fare quattro vangelisti di pietre di tutto rilievo" (La cappella dei Principi…, 1979, p. 263), su modelli in cera del Cigoli, per l'altare della cappella dei Principi, affidati in seguito allo scultore Orazio Mochi. Nell'inventario dei lavori presenti nelle botteghe della galleria nel 1637, sono citati anche alcuni piccoli manufatti in pietre dure della bottega dei G., in parte non ancora condotti a termine, fra i quali "cinque testine spiccate di diaspro figurate per N.S. Bambino, la Mad. Sant.ma, S. Giuseppe e sua magi". Non è escluso che tali frammenti possano essere identificati come parti dell'Adorazione dei magi, posta sullo sportello del piccolo ciborio sopra il piano dell'altare maggiore nella cappella Palatina di palazzo Pitti, "terminata" all'inizio del Settecento da Gian Antonio Torricelli, come si evince da un inventario dei lavori della galleria redatto nel 1705 (ibid., p. 302).
Cristofano morì nel 1626 a Firenze e qui fu sepolto il 28 maggio.
A differenza di Cristofano, Bernardino, e come lui Giovanni Battista, del quale si sa solo che fu collaboratore del fratello maggiore fino al 1610, non risulta mai iscritto nel Ruolo dei provisionati. È pertanto probabile che entrambi avessero un ruolo subalterno all'interno della bottega.
Nel 1597 Bernardino venne inviato dal granduca in Corsica alla ricerca di diaspri; dal settembre 1598 fino al 1601, utilizzando i disegni di B. Buontalenti, intagliò quattro colonne in cristallo di rocca con fusto scanalato per il ciborio della cappella dei Principi (Firenze, Museo degli argenti). Nel 1599 stipulò il contratto, per un compenso di 150 scudi, relativo al celebre commesso in pietre dure con la veduta prospettica di Piazza della Signoria (ibid.), destinato a decorare l'interno della nicchia dello studiolo grande di Ferdinando I nella tribuna degli Uffizi (smembrato alla fine del Settecento).
Si tratta di un manufatto complesso e raffinato realizzato in collaborazione con l'orafo di corte J. Bylivert, autore dei bassorilievi a stampaggio in oro; come modello venne utilizzata una xilografia anonima della piazza pubblicata nel 1583 come frontespizio di un testo in lode del Ratto delle sabine del Giambologna.
Bernardino morì nel 1606 a Firenze e qui fu sepolto il 4 settembre.
Fonti e Bibl.: A. Zobi, Notizie storiche sull'origine e progressi dei lavori di commesso in pietre dure, Firenze 1853, pp. 212 s.; I.B. Supino, L'arte di Benvenuto Cellini, Firenze 1901, p. 55; D. Heikamp, Zur Geschichte der Uffizien-Tribuna und der Kunstschränke in Florenz und Deutschland, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, XXVI (1963), pp. 232 s., 251 s.; C. Aschengreen Piacenti, Two jewellers at the grand ducal court of Florence around 1618, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XII (1965), p. 112; L. Berti, Il principe dello studiolo, Firenze 1967, p. 238 n. 36; C. Aschengreen Piacenti, Il Museo degli argenti a Firenze, Milano 1967, pp. 141 n. 271, 142 n. 277, 174 n. 803; C.W. Fock, Der Goldschmied Jaques Bylivert aus Delft und sein Wirken in der Mediceischen Hofwerkstatt in Florenz, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, LXX (1974), pp. 147-152; La cappella dei Principi e le pietre dure a Firenze, Milano 1979, pp. 258, 262 s., 285 s., 301-303, tavv. 36-38, 123, 189; Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento. Palazzo Vecchio… (catal.), Firenze 1980, pp. 236, 243, figg. 449, 468; C.W. Fock, Francesco I e Ferdinando I mecenati di orefici e intagliatori di pietre dure, in Le arti del Principato mediceo, Firenze 1980, pp. 319-321, 335, 355, figg. 134 s., 137; F.M. Tuena, Il tesoro dei Medici, in Art e dossier, 1987, n. 18, pp. 24, 26, 32-35, 41, 46; Splendori di pietre dure. L'arte di corte nella Firenze dei granduchi (catal.), a cura di A.M. Giusti, Firenze 1988, pp. 12 s., 15, 22, 66, 82, 104 s., 108, 110, 128, 130 s., 134-137, 140 s., 154 s., 268, 270, 274 s.; P. Barocchi - G. Gaeta Bertelà, Collezionismo mediceo. Cosimo I, Francesco I e il cardinale Ferdinando…, Modena 1993, pp. 115 s.; C. Aschengreen Piacenti, Il Museo degli argenti, in Palazzo Pitti. Guida alle collezioni e catalogo completo della Galleria Palatina, Firenze 1994, p. 99; A.M. Giusti, Opificio delle pietre dure di Firenze. Guida al museo, Venezia 1995, p. 22; I mobili di palazzo Pitti. Il periodo Medici, 1537-1737, a cura di E. Colle, Torino 1997, pp. 130 s.; Magnificenza alla corte dei Medici (catal., Firenze), Milano 1997, pp. 78 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 50.