GAIDOALDO (Gaidoaldus, Gaidualdus, Gadoaldus)
Secondo duca longobardo di Trento, succedette molto probabilmente nel 595 al famoso e influente Evino, morto in quel medesimo torno di tempo. Per gli anni anteriori a quella data nulla riferiscono su di lui le fonti note. È lecito in ogni modo ritenere che egli, quando assunse il potere, si fosse già guadagnato una posizione di tutto rilievo nel mondo politico, godesse di larghi consensi e potesse contare su appoggi potenti. Il Ducato di Trento, uno dei più grandi dell'Italia nordorientale, svolgeva infatti, a causa della sua posizione geografica, un'importante funzione di cerniera tra il regno dei Longobardi, quello dei Franchi d'Austrasia e il Ducato dei Baiuvari.
Stando al racconto di Paolo Diacono - che si rifà probabilmente a una delle sue fonti, la Historiola dell'abate Secondo di Non (morto nel 612), a noi non pervenuta - sembra che fosse il re Agilulfo a regolare la successione del defunto duca di Trento. In favore di questa ipotesi depone anche la circostanza che il sovrano era stato, in linea di massima, in buoni rapporti col predecessore di G., Evino, al quale era pure legato da stretti vincoli di parentela. La regina Teodelinda, consorte di Agilulfo, era infatti cognata di Evino, il quale ne aveva sposato una sorella, di cui ignoriamo il nome.
Paolo Diacono, il quale con ogni probabilità dipende, anche per questo ragguaglio, da una notizia contenuta nella Historiola di Secondo di Non, riferisce che G. sarebbe stato cattolico. Una qualifica del genere, alla fine del sec. VI, significava che il nuovo duca di Trento non era, a differenza della maggior parte dei Longobardi, né pagano né ariano, e induce a supporre che G. aderisse al movimento scismatico tricapitolino, come lo stesso Secondo di Non, il vescovo Agnello, che allora reggeva la diocesi di Trento, e la maggioranza dei cattolici dell'Italia nordorientale. Del resto anche la regina Teodelinda nutriva simpatie per gli scismatici tricapitolini.
Della famiglia e dei legami di parentela di G. nulla ci è noto. Colpisce, in ogni modo, il fatto che il nome del nuovo duca di Trento termini con il suffisso latinizzato -oaldus derivato dalla radice del verbo germanico *waltan (dominare). Tale suffisso è tipico nell'onomastica di una famiglia dell'alta aristocrazia franco-baiuvara, quella degli Agilolfingi, che, come duchi, governavano allora i Baiuvari. È anche significativa la circostanza che tanto il predecessore di G., Evino, quanto il re Agilulfo avessero - come già si è detto - sposato due principesse agilolfinge e che un fratello di queste ultime, Gundoaldo, fosse stato creato duca di Asti quando, nel 589, era fuggito dalla sua patria e aveva cercato asilo e protezione in Italia. Non è dunque da escludere che si debba annoverare anche G. tra i membri di quella importante famiglia.
Nonostante la possibile parentela con la famiglia regnante, nel 601 si giunse a una rottura tra il nuovo duca di Trento e Agilulfo. Ciò fu dovuto probabilmente al fatto che G., insieme con il duca del Friuli Gisulfo (II), si avvicinò all'Impero proprio nel momento in cui l'esarca Gallicino, con un'azione improvvisa, non solo si impadroniva, facendoli prigionieri, di una figlia di Agilulfo e del consorte di quella, il duca di Parma Godescalco, ma riusciva nel contempo a ottenere importanti successi militari sul re longobardo. Già nel 601 o nel 602, in ogni modo, G. e il duca del Friuli, dopo aver fatto atto di sottomissione, furono ammessi nuovamente nell'amicizia del sovrano.
La cronologia di questi avvenimenti e soprattutto la data della rottura tra G. e Agilulfo non possono comunque essere considerate come assolutamente sicure a causa della ben nota imprecisione dei riferimenti temporali forniti da Paolo Diacono, la nostra fonte principale.
Le informazioni su G. terminano con la notizia della sua riconciliazione con Agilulfo. Può essere avanzata tuttavia l'ipotesi che egli sia sopravvissuto sin oltre il 612, poiché presso Paolo Diacono non è registrato nulla circa la sua morte e la sua successione. Nel 612, infatti, si spense Secondo di Non, la cui Historiola fu sino a quella data la fonte principale di Paolo Diacono, secondo le attestazioni di quest'ultimo.
Fonti e Bibl.: Paulus Diaconus, Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Script. Rer. Langobardicarum et Italicarum saecc. VI-IX, I, Hannoverae 1878, pp. 120, 125; L. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 1, Leipzig 1900, p. 100; O. Bertolini, I Germani. Migrazioni e regni nell'Occidente già romano, in Storia universale, III, 1, Milano 1965, p. 234; G.P. Bognetti, S. Maria foris portas di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi, in Id., L'età longobarda, II, Milano 1966, p. 213; J. Jarnut, Prosopographische und sozialgeschichtliche Studien zum Langobardenreich in Italien (568-774), Bonn 1972, p. 351; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, p. 55; P. Delogu, Il Regno longobardo, in Storia d'Italia (UTET), I, Torino 1980, p. 38; G. Hauptfeld, Zur langobardischen Eroberung Italiens. Das Heer und die Bischöfe, in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, XCI (1983), p. 50; J. Jarnut, Das Herzogtum Trient in langobardischer Zeit, in Atti dell'Accademia roveretana degli Agiati. Contributi della classe di scienze umane, di lettere ed arti, s. 6, XXV (1986), pp. 171 s.; K.P. Christou, Byzanz und die Langobarden. Von der Ansiedlung in Pannonien biz zur endgültigen Anerkennung, Athen 1991, p. 156.