GRACCHI, Gaio e Tiberio (C. Sempronius Gracchus; Ti. Sempronius Gracchus)
Dei due famosi fratelli tribuni della plebe, che tentarono un'ardita riforma in senso democratico della costituzione romana e che perirono nel corso della lotta da loro scatenata, le fonti storiche e letterarie ci hanno lasciato diverse notizie riguardo al carattere: dolce e calmo Tiberio; violento, estremista e scomposto Gaio. Nessun particolare ci è invece noto sul loro aspetto esteriore.
Sappiamo (Plut., G. Gracc., xviii) di statue erette loro dopo la morte e di onori tributati con statue ritratto da Augusto agli uomini illustri del passato, tra i quali non potevano mancare i due agitatori. Il Bernoulli - che pensa che le effigi dei G. ci siano state probabilmente tramandate attraverso statue - formula anche l'ipotesi che il ritratto di Gaio sia quello offertoci da una testa di Napoli (n. 6202 - Gerhard, n. 56 = Guida Ruesch 1105), talora identificato con Celio Caldo (v.): si tratta di un giovane dalla conformazione aristocratica della testa, dall'espressione decisa ed energica. Tre corniole (Cades V: 165, 194, 166) di non sicura autenticità, recanti incise lettere che hanno fatto pensare ai G., sono state accostate alla testa di Napoli dal Bernoulli.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, Stoccarda 1882, p. 74 ss.; O. Vessberg, Studien zur Kunstgeschichte der römischen Republik, Lund-Lipsia 1941, p. 45.