MEMMIO, Gaio (C. Memmius)
Tribuno della plebe nel 66 a. C., pretore nel 58, propretore in Bitinia nel 57-56, pose la sua candidatura al consolato nel 54. Condannato per ambitus, visse in esilio ad Atene, ove progettò la costruzione d'un magnifico palazzo nel luogo su cui sorgeva la casa di Epicuro, non senza scandalo degli ammiratori del filosofo. Richiamato in patria, forse verso il 49, pare morisse prima del 46. Tanto nella vita politica quanto nella privata è uomo di pochi scrupoli. Coltivò le lettere greche più che le latine. Compose carmi erotici di cui ci rimane un solo verso (Morel, Fragmenta poetarum latinorum, p. 91). Fu oratore arguto e piacevole, ma per mancanza di studio riuscì meno efficace di quanto avrebbe potuto. Fra le sue orazioni, delle quali non rimangono che poche parole, famosa quella contro la proposta del trionfo a L. Licinio Lucullo. Lucrezio gli dedicò il suo poema. Alla coorte di M. in Bitinia appartennero Catullo e Cinna. Ebbe rapporti anche con il grammatico Curzio Nicia.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, col. 609 segg.