FABIUS PICTOR, Gaius
Pittore romano vissuto tra il IV e il III sec. a. C.
Diversi membri della famiglia dei Fabii portarono il cognomen Pictor, da lui tramandato e derivato appunto dall'arte che praticava; dipinse (circa nell'anno 304 a. C.) il Tempio della Salute. I contemporanei non diedero grande importanza all'attività di F. P., solo più tardi qualche studioso (probabilmente Varrone) attirò su di essa l'attenzione. Le pitture furono visibili fino a quando il tempio bruciò sotto il regno di Claudio (Plin., Nat. hist., xxxv, 4; Cic., Tusc., ii, 4).
Il soggetto rappresentato era forse la battaglia di C. Bubulco contro i Sanniti, nella II guerra sannitica: il tempio era stato dedicato appunto da C. Bubulco (Valer. Maxim., viii, 14, 6). Dionigi di Alicarnasso (Exc. lib., xvi, 6) loda l'accuratezza, la bellezza dei colori e la freschezza delle pitture di F. P., libere da ogni ricerca di minuziosità. Ma per farci un'idea dello stile e del contenuto delle pitture di F. P. ci manca una testimonianza diretta del suo lavoro.
L'unica pittura di tempo repubblicano a carattere storico arrivata fino a noi è il frammento di pittura parietale proveniente da una tomba dell'Esquilino, ora nel Palazzo dei Conservatori, che può essere considerata un esempio dello stile del tempo di F. P.: una composizione narrativa, di tipo popolaresco, nella quale le figure principali hanno proporzioni maggiori delle altre, che si muovono sopra un fondo neutro senza indicazioni spaziali. Il soggetto della pittura, sulla quale si leggono i nomi di M. Fan(nius) e di Q. Fabius, è stato riferito a Q. Fabius Maximus Rullianus, console e trionfatore nel 322 a. C. Una attribuzione della pittura, commemorativa di un evento anteriore, alla fine del III sec. a. C. è possibile dal punto di vista epigrafico e linguistico. Lo stile, che si ricollega all'arte popolareggiante di certe stele ellenistiche, può essere di questa epoca, come anche di età posteriore. Infatti era prevalsa un tempo l'ipotesi di collegare le rappresentazioni di questa pittura alla guerra di Spagna del 141 a. C. Oggi si tende, anche per miglior conoscenza delle pitture funerarie di Paestum e di Ruvo, alla datazione più alta, che potrebbe ravvicinare questa pittura all'arte di Fabius Pictor.
Bibl.: H. Brunn, Gesch. d. griech. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 302; J. Overbeck, Schriftq., 2372-2374; Münzer, in Pauly-Wissowa, VI, c. 1835-36, s. v., n. 122; B. Sauer, in Thieme-Becker, XI, p. 163, s. v.; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung, Monaco 1923, p. 905; A. Rumpf, Malerei u. Zeichnug, in Handbuch d. Arch., IV, i, Monaco 1953, p. 142 ss.