LACER, Gaius Iulius
Architetto romano vissuto all'epoca dell'imperatore Traiano. Costruì il ponte sul Tago presso Alcantara, vicino alla frontiera che divide la Spagna dal Portogallo, e il tempietto a questo vicino.
Il ponte è costruito in blocchi squadrati di granito locale, uniti senza cemento. Esso ha sei arcate, che vanno diminuendo simmetricamente di luce ai due lati del pilone centrale, il quale sostiene un arco. I tre piloni di mezzo dalla parte della corrente sono costruiti a taglia-acqua; dalla parte opposta sono rettangolari, come sono tutti gli altri piloni tanto da una che dall'altra parte. Gli archi, nel punto dove si appoggiano ai piloni, sono alquanto più stretti di questi; i piloni stessi, a partire dall'altezza delle imposte, sorreggono dei contrafforti a guisa di pilastri, i quali si elevano fino all'altezza del cornicione generale e conservano nei tre piloni centrali la forma del taglia-acqua mentre negli altri sono rettangolari. Sull'attico dell'arco vi è una iscrizione ripetuta uguale, salvo piccolissime differenze, su ambedue i lati: IMP•CAESARI•DIVI•NERVAE•F. NERVAE•TRAIANO•AUG•GERM•DACICO•PONTIF•MAX•TRIB•POTES•VIII•IMP•V•COS•V•P•P•
Da questa si apprende che il ponte fu terminato nell'anno 105-106. Da un'altra iscrizione che si trovava sull'arco, leggibile ora solo attraverso copie, si apprende che il ponte era stato eretto dai municipi della Provincia Lusitania stipe conlata. Il ponte non era dunque opus publicum populi Romani, ma soltanto opus publicum di diversi municipî: infatti esso non fa parte della rete di strade pubbliche della provincia; poiché, però, anche un'opera eretta dai municipî doveva venir approvata dall'imperatore, sulle iscrizioni di opera pubblica si legge il nome di questo oltre a quello di chi fece la fabbrica. Una parte del ponte fu più volte distrutta e ricostruita; anche l'arco fu tolto e poi ricostruito per la necessità di rafforzare il pilone sottostante. Presso a poco sull'asse del ponte, sulla riva sinistra del fiume, con la facciata rivolta verso ponente, si trova un piccolo tempio ora restaurato, già trasformato in una cappella di S. Giuliano. Fin dove la ricostruzione sia fedele al tempio primitivo non si può dire. Ora si vede una scala di sei gradini, con mezze colonne alle strombature interne degli stipiti. Il tempio, formato da una piccola cella, riceve luce soltanto dall'ingresso, formato da due paraste che sostenevano probabilmente una lastra di marmo con un epigramma il quale ci è conservato solo in trascrizioni. Secondo l'epigramma, ritenuto a torto apocrifo dallo Hübner, il tempio era dedicato al culto imperiale; in seguito è nominato L. costruttore del tempio e del ponte: C. Iulius Lacer deos fecit et dicavit, amico Curio Lacone Igaeditano; quale parte abbia avuto nella costruzione del tempio e del ponte quest'ultimo, non si sa.
Bibl.: E. Hübner, in Ann. Inst., XXXIX, 1863, p. 173; H. Brunn, Geschichte d. gr. Künstler, II, Stoccarda 1889, p. 227 e 248; J. R. Mélida, in Bol. Sociedad Española Exc., XXXII, 1924, p. 65 ss.; W. Kroll, in Pauly-Wissowa, XII, 1925, c. 327, s. v.; Th. Weickert, in Thieme-Becker, XXII, 1928, p. 175, s. v.; C. I. L., II, 759 e 761, p. 94 ss.; G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, p. 38; A. García y Bellido, in Arch. Esp. de Arqueol., XXVIII, 1955, p. 16, n. 23.
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