Vedi MUCIUS, Gaius dell'anno: 1963 - 1995
MUCIUS, Gaius
Architetto romano della fine del II sec. a. C., menzionato soltanto da Vitruvio (iii, 2, 5 e vii, pr. 17). M. costruì in Roma il tempio di Honos e Virtus, innalzato da G. Mario con le spoglie dei Cimbri e Teutoni. Vitruvio loda la sapienza costruttiva di M. che, magna scientia confisus, introdusse le più perfette simmetrie nella cella, nelle colonne e negli epistilî del tempio; se il tempio, aggiunge, fosse stato di marmo, in modo da avere oltre la raffinatezza artistica anche la magnificenza e la costosità del materiale, sarebbe nominato tra i più grandi capolavori.
L'ubicazione del tempio ai piedi dell'Arce Capitolina è sicura in base a un passo di Festo (344) e ad un accenno di Vitruvio (iii, 2, 5) che indica ad Mariana (se si accetta la lettura seguita dal Ferri). Sappiamo che il tempio dovette essere alquanto importante, se talvolta si radunava in esso il Senato, come ad esempio per il richiamo di Cicerone dall'esilio (Cic., Pro Sest., 116; Pro Planco, 78; De div., i, 59). Incerta è la pianta stessa del tempio: da Vitruvio si sa che era perìpteros, con ambulatio circa cellam e sine postico. Il Castagnoli, in base alla lettura del passo vitruviano secondo il Krohn, e ai confronti col tempio in Roma di Giove Statore, noto nella pianta dalla Forma Urbis severiana, intende il tempio come del tipo cosiddetto "italico", ad ali ristrette (v. ala); il Ferri invece interpreta che il tempio, provvisto di peristasi tutto all'intorno, non presentasse opistodomo, e quindi neppure la porta posteriore detta appunto posticum, comunemente attestata negli edifici templari dell'epoca di Vitruvio (cfr. Hor., Ep., 1, 5, 3).
Bibl.: E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 414, s. v.; G. Lugli, Roma antica. Il centro monumentale, Roma 1946, p. 38; F. Castagnoli, Peripteros sine postico, in Röm. Mitt., LXII, 1955, p. 139 ss.; S. Ferri, Note archeologiche critiche al testo di Vitruvio, in La Parola del Passato, VIII, 1953, p. 214 ss.; id., in Studi classici e orientali, VI, 1956, p. 237; id., Vitruvio, Roma 1960, pp. 102, 256; L. Crema, L'architettura romana, in Enc. Class., Torino 1960, S. III, v. XII, tomo I, p. 47.