GALATIA (ἡ Γαλαστία, Galatia)
Con questo nome viene designata comunemente la provincia romana dell'altipiano anatolico centrale a cavallo dei bacini idrografici dell'Egeo, del Mar Nero, del Mar di Levante e, indirettamente, del Golfo Persico, laddove invece la denominazione ufficiale della provincia (nelle iscrizioni generalmente Galatia, Paphlagonia, Lycaonia, Pisidia, Isauria) tiene conto della effettiva aggregazione in una sola unità amministrativa di diverse regioni.
Mentre nella Paflagonia, nella Pisidia e nell'Isauria, il dominio romano si sovrapponeva a culture e sistemi politici fortemente ellenizzati, nelle altre due regioni, G. e Licaonia, sopravviveva nell'epoca della costituzione della provincia, nel 25 a. C., l'organizzazione cantonale, il diritto e la parlata di origine celtica, con l'affiorare di elementi del substrato frigio. Solamente nei culti l'ellenizzazione delle regioni interne fu più vivace, soprattutto per i molteplici influssi del santuario del culto frigio a Pessinunte, nell'alto bacino del Sangarius, ai confini della provincia dell'Asia proconsolare e della Frigia. La differenza culturale tra le diverse regioni della provincia non fu mai superata, e sembra accettabile l'ipotesi che al mantenimento di tale situazione contribuisse la politica dei Romani, i quali consentendo che in ciascuna delle regioni gli abitanti convenissero in un koinòn autonomo, fondarono le basi del loro potere soprattutto sui Galati, di stirpe e di cultura celtica, in antitesi con le città greche. I Romani risparmiarono altresì la G. dall'insediamento di colonie di veterani, mentre accolsero con crescente favore i Galati nelle legioni, a partire dal momento in cui l'intero contingente che questi avevano fornito a Cesare come aiuto nella guerra contro Farnace fu arruolato da Augusto sotto il nome di legio Deiotariana. La sopravvivenza della società cantonale di tradizione celtica impedì il formarsi di una vera e propria rete poleografica, almeno per quel che concerne la G. e la Licaonia, e particolarmente nelle terre occupate dai Tectosages, nell'alto Sangario, e dai Trocmi, nel medio bacino dello Halys (Kizil Irmak), e nella desolata landa della Prosilemmene attorno al sistema palustre del lacus Tatta (Tuz Gölü). In G. il centro più notevole fu, con Pessinunte, Ancyra (Ankara), ove risiedeva per lo più il governatore della provincia, che però soggiornava frequentemente anche a Iconium (Konya), capoluogo e centro principale della Licaonia. Ancora nella G. un centro notevole per la posizione geografica, presso la confluenza del Thymbris (Pursok Çayi) nel Sangario, e altresì per la sua forte ellenizzazione, fu Gordium (v. Gordion).
Un vero sistema politico cittadino sopravviveva invece nelle altre regioni, particolarmente nella Pisidia, la quale però, nella seconda metà del secolo, fu annessa, per la parte meridionale, alla provincia della Lycia et Pamphylia. Così passarono a questa provincia le città libere di Termessus e di Sagalassus. La stessa sorte subirono con Adriano l'Isauria, che aveva a capoluogo Isaura, e parte della Licaonia. Come si è detto, in tutte queste regioni, fuorché nella G., i Romani attuarono una intensa politica coloniaria, sino da Augusto, che colonizzò più intensamente la parte della Pisidia poi annessa alla Licia, seguito da Tiberio, Claudio e Adriano, che elevò Iconium al rango di colonia. Pertanto la colonizzazione romana non lasciò una impronta particolare nella trasformazione del sistema poleografico, bensì nell'assetto urbanistico ed edilizio della città e in una fitta e perfezionata rete viaria, testimoniata in maniera cospicua dagli itinerari e da qualche miliario. Le strade seguivano il corso dei fiumi - lo Halys e il Sangario, con gli affluenti, Billaeus (Filyos, nella Paflagonia si riannodavano nelle città di Iconium, Ancyra e Gangra Germanicopolis il centro più rilevante della Paflagonia - mettendo in comunicazione l'Asia proconsolare e la Bitinia con la Cappadocia e l'Armema.
I confini della provincia mutarono assai spesso rispetto al nucleo esistente al momento della fondazione nel 25 a. C., e che comprendeva essenzialmente il regno di Aminta, ultimo monarca dei Galati, con l'eccezione della Pamfilia e di parte della Cilicia. Oltre ai mutamenti già accennati, che interessarono le regioni meridionali e che portarono i confini della provincia dalla catena del Taunus assai più addietro nell'altipiano di Iconium, le trasformazioni più importanti si ebbero nel 6 a. C. con l'annessione della Paflagonia, che portò il confine settentrionale oltre l'Amnias (Gök Irmak), affluente dello Halys, poi con Nerone e Vespasiano, che unirono alla G., in una sola grande provincia, il Pontus Polemoniacus, la Cappadocia e l'Armenia minor. Già dal 2 a. C. apparteneva alla G. quella parte del Ponto, con le città di Amasia e di Comana, che conservò il nome della provincia nell'appellativo di Galaticus: tutte queste regioni furono poi da Traiano chiamate a far parte della Cappadocia. La provincia della G. non ebbe mai accesso al mare. Con la riforma tetrarchica la G. e la Paphlagonia, quest'ultima ora comprendente la costa pontica, divennero province della dioecesis Pontica, la Pisidia, assai ampliata a O, apparteneva alla diocesi Asianea, e l'Isauria, con la costa della Cilicia alla dioecesis Orientis. Successivamente la stessa G. fu divisa in Prima, ad E, con capitale Ancyra, e Salutaris, ad O, con capitale Pessinunte. I governatori della provincia romana della G. furono di rango pretorio; furono consolari nel periodo da Vespasiano a Traiano.
La G. scomparve definitivamente come unità amministrativa agli inizi del VII secolo.
Bibl.: Ancora di utile costruzione è la vecchia monografia di G. Perrot, De Galatia Provincia Romana, Parigi 1867; Bürchner, in Pauly-Wissowa, VII, 1912, cc. 519-34, s. v., n. i. Lo studio più completo è quello di D. Vaglieri, in Diz. Ep. Ant. Rom., III, 1922, s. v.; per la storia dei Galati sino alla conquista romana, F. Stähelin, Geschichte der kleinasiatischen Galater, 2a ed., Lipsia 1907. Dal punto di vista geografico: W. M. Ramsay, The Historical Geography of Asia Minor, Londra 1890, corredata da D. Levi, in Le grandi strade del mondo romano, IX, Ist. St. Rom., Roma 1938. Per i confini della provincia: V. Chapot, in Anatolian Studies... Ramsay, Manchester 1923, pp. 93 ss. Per le città romane: A. H. M. Jones, The Cities of the Eastern Roman Provinces, Oxford 1937, pp. 111 ss.; id., in Anatolian Studies... Buckler, Manchester 1939, pp. 103 ss. Per la storia politica della provincia: D. Magie, Roman Rule in Asia Minor, Princeton 1950; V. M. Ramsay, The Social Basis of Roman Power in Asia Minor, Aberdeen Univ. Press, 1941; id., in Journ. Rom. Stud., VII, 1917, p. 229 ss. e in Anatolian Studies Buckler, cit., p. 201 ss.; R. Syme, in Klio, XXVII, 1934, pp. 122 ss.; R. K. Sherk, The Johns Hopkins University Studies in Hist. Polit. Science, LXIX, 2, Baltimora 1951. Per la Galatia Salutaris: H. Grégoire - P. Orgels, Bull. Cl. Lettr., Acad. Roy. Belg., 5 e s., t. XLII, 1956, pp. 102 ss.
(G. C. Susini)
Iconografia. - Γαλαστία è il nome iscritto su una corniola che rappresenta una figura femminile stante, con un fascio di spighe nella sinistra, appoggiata con la destra ad un'ancora. L'ancora e l'attributo della Tyche di Ancyra, la capitale della provincia della G. che appare frequentemente in tipi diversi su monete di età imperiale da Traiano a Gallieno.
Bibl.: Corniola: Th. Panofka, in Arch. Anz., 1849, p. 78; C. I. G., 7051. Monete: British Museum, Cat. Greek Coins, Galatia, tavv. I, 10; II, 4; cfr. anche tav. III, 5; Drexler, in Roscher, I, col. 1589.
(A. Comotti)