GALEATA
Centro medievale in Romagna, continuatore del municipio romano di Mevaniola (Plin., Nat. hist., iii, 113), identificato dal Cluverio. Nulla si può dire dell'estensione e della topografia della città, situata un poco più a monte dell'attuale e come questa, sulla sinistra del Bidente (Vitis), in località Pianetto. Ivi ritrovamenti numerosi hanno attestato la presenza di mosaici e di resti architettonici. Scavi recenti (1949-51) hanno messo in luce parte di un edificio, di tarda età la cui funzione appare finora imprecisabile. A valle del centro attuale, in località Saetta sono stati scavati i resti di un edificio di età gotica sovrapposto ad uno romano; per quest'ultimo si possono distinguere due periodi costruttivi (fine della Repubblica e II sec. d. C.). L'edificio di età gotica è da riconnettersi con la presenza a Ravenna della corte di Teoderico. Si tratta di una residenza di caccia, che riceve interesse particolare per la chiara derivazione della pianta da analoghe costruzioni orientali. La struttura generale del palazzetto rientra (come ha dimostrato il Monneret), in una serie ben nota di monumenti che documentano il tipo dell'abitazione signorile anatolico-mesopotamica dall'VIII-VII sec. a. C. all'epoca achemènide e sino ai giorni nostri, il cui più antico esempio è il hilani hittita (v. bīt khilāni). La caratteristica principale è data dalla grande sala rettangolare retrostante al portico e in questa si nota, al centro della parete lunga di fondo, una nicchia rettangolare, tipica per la sala del trono dei palazzi mesopotamici. Il tipo deve esser stato importato dai Goti attraverso non precisati contatti ricevuti durante il loro soggiorno nelle regioni della Russia meridionale.
Bibl.: A. Alessandri, I Municipi romani di Sarsina e Mevaniola, Milano 1928; D. Mambrini, Galeata nella storia e nell'arte, Bagno di Romagna 1935; G. A. Iacopi, in Not. Scavi, 1943, p. 204 ss.; E. Contu, in Not. Scavi, 1951, p. 6 ss.; S. Fuchs, in Jahrbuch, LVII, 1942; id., Arch. Anz., c. 259 ss.; id., in Germania, XV, 1943, p. 109 ss.; F. Krischen, in Jahrbuch, LVII, 1942; Arch. Anz., cc. 459 ss.; P. Levêque, in Rev. Arch., XXVIII, 1947, pp. 58 ss.; U. Monneret de Villard, in Rend. Lincei, VII, 1952, p. 26 ss.