CAMPI (Campo), Galeazzo
La data di nascita di questo pittore cremonese può essere collocata intorno all'anno 1470 (Monteverdi, 1940-41; Puerari) valutando il percorso della sua attività, che si conosce a partire dal primo decennio del XVI secolo, in rapporto con la sicura data di morte (1536) e con gli inizi dell'attività di suo figlio Giulio (1522).
Si deve ricordare che sulla traccia di due malsicure scritte lette in tempi differenti (Baldinucci, Soresina Vidoni) nel verso del probabile Ritratto del C. dipinto dal figlio Giulio (Uffizi) si tendeva a fissare l'anno di nascita del pittore nel 1475 o nel 1477: quest'ultima data ha avuto maggior seguito nella critica moderna (Venturi, Perotti, Berenson).
La prima data sicura dell'attività del C. è il 1515, anno in cui l'artista firma una tavola con la Resurrezione di Lazzaro in origine nella chiesa di S. Lazzaro (demolita nel XVIII sec.), infine passata nella quadreria Bignami di Casalmaggiore (opera dispersa).
In un documento dell'archivio della Fabbrica del duomo di Cremona (trascritto dal Grasselli e dal Lucchini) accanto al nome del C. figura quello del fratello Sebastiano, anch'egli pittore: il 30 dic. 1517 i due fratelli ricevono in pagamento 301 lire imperiali per aver dorato e dipinto l'ancona e il tabernacolo dell'altar maggiore (opera perduta). A Sebastiano sono stati riferiti affreschi in un ambiente dell'ex convento di S. Abbondio (Lucchini).
È stato possibile ricostruire un buon tratto del percorso precedente del C. (Puerari), scalando un gruppo omogeneo di opere sue che sembra prendere avvio nel primo decennio del secolo. L'opera più antica del gruppo è verosimilmente il polittico di S. Giovanni in Croce (Cremona), pubblicato dal Puerari, con la Madonna della Misericordia nella tavola centrale: nel polittico - ispirato nella composizione ad un affresco quattrocentesco nella stessa chiesa - si dichiarano le componenti della cultura iniziale del C., debitrice di Costa e del Perugino (decisivo l'esempio della pala del Vannucci in S. Agostino, 1494) non senza qualche traccia del mantegnismo di Antonio della Corna (nei pannelli della cimasa e nella predella).
Verso la fine del primo decennio del secolo XVI alcune opere del C. già indicano un deciso accostamento al Boccaccino, al quale il C. dovette legarsi in rapporti di discepolanza, come del resto testimoniano le fonti. L'Eterno benedicente della Pinacoteca di Cremona, ad esempio, sembra derivare dall'analogo brano nel dipinto murale della Annunciazione del Boccaccino in duomo (1507). La Presentazione al Tempio dell'Accademia Carrara(Bergamo) - come due tavole con la Circoncisione a Milano (coll. Bagatti Valsecchi) e a Vienna (Gall. dell'Accademia) - mostra il nuovo aspetto boccaccinesco del C., che tende ora ad addolcire gli arcaici stilemi formali assorbendo un caldo cromatismo d'origine veneziana, mediato appunto dal Boccaccino. Cadenze peruginesche si riflettono ancora nella grande Assunzione della Vergine in S. Abbondio e nella più tarda Madonna del Buonconsiglio in S. Agostino. In stretto rapporto di tempo con la già ricordata Resurrezione di Lazzaro (1515) è da porre il polittico di S. Maria Maddalena che rappresenta la Natività, un Santo papa e S. Maria Maddalena nei pannelli principali; la Resurrezione con due santi, e i SS. Pietro e Paolo nella cimasa; Episodi della vita della Maddalena nella predella, di maniera più tenacemente lombarda, che spetta a T. Aleni. L'importanza dell'opera sta nel fatto che essa esprime un momento chiave nel percorso del C., segnando un apice qualitativo e al tempo stesso l'incontro e la collaborazione con Tommaso Aleni. L'incontro del C. con l'Aleni, già ricordato in un passo della Cremona fedelissima (Cremona 1585) di A. Campo ("non si sapeano discernere l'opere di l'uno da quelle dell'altro") avviene, dopo esperienze di segno diverso, solo nel momento in cui "l'attrazione boccaccinesca rappresenta la conclusione, in rinnovata veste venezianeggiante, del loro eclettismo" (Puerari). Accanto all'Aleni il C. eseguì anche la decorazione di una sala a piano-terra dell'ex convento di S. Abbondio. Nella Natività del polittico della Maddalena l'artista interpreta Giorgione attraverso la cristallizzata calibratura formale del Boccaccino (affreschi del duomo), con un esito che appare non lontano da quelli della coeva pittura ferrarese (specie Mazzolino). Le tangenze ferraresi - oltre che per il rapporto con il Boccaccino - potrebbero essere state alimentate da un viaggio a Ferrara, cui sembra alludere lo Zaist dando notizia di una tavola dipinta dal C. per una chiesa di quella città; e una Madonna col Bambino in bilico fra il Boccaccino e Garofalo (Venezia, Ca' d'Oro) potrebbe essere in realtà un'opera ferrarese del C. (Puerari).
Altre opere di questo periodo sono il S. Cristoforo in S. Maria di Castello di Viadana, segnato "Galeaz de Campo pinxit" (in origine in S. Vittore di Cremona); la Madonna col Bambino e i ss. Biagio e Antonio nella Pinacoteca di Brera, segnata e (come lesse lo Zaist) datata 1517 (in origine nella parrocchiale di Robecco d'Oglio); la Madonna col Bambino, s. Sebastiano e s. Rocco in S. Sebastiano, segnata e datata 1518; la Madonna col Bambino, s. Giovannino, s. Rosa e s. Cristoforo della Pinacoteca di Cremona (già in S. Domenico) in cui il Sacchi lesse un'improbabile data 1503; la Madonna col Bambino del Fitzwilliam Museum di Cambridge (firmata); la Sacra Famiglia e s. Maria Maddalena in S. Agata (segnatura e data dubbie) che si ritiene iniziata dal Boccaccino e finita dal C.; la Madonna col Bambino e santi dell'Accademia Carrara di Bergamo (datata 1519). Assai interessante la restituzione al C. di una Madonna col Bambino e i ss. Lorenzo e Stefano nella chiesa di S. Colombano di Bobbio (Ghidiglia Quintavalle) in cui si riconosce un precoce omaggio alla Madonna Sistina di Raffaello. Da ricordare anche la tavola con S. Giovanni Battista nella chiesa parrocchiale di Vighizzolo di Cappella Picenardi (Fezzi).
La fase estrema del C. è documentata dalla paletta della parrocchiale di Solarolo Rainerio (Cremona) con S. Pietro in trono e i ss. Filippo e Paolo (opera firmata e datata 1528) che accusa, nella maniera ormai involuta dell'artista, un caparbio recupero di moduli arcaizzanti.
Nel contesto della cultura cremonese dei primi decenni del Cinquecento la personalità del C. appare calamitata dalla pittura del Boccaccino e al tempo stesso incapace - perché frenata da radici culturali più arcaiche - di intenderne la lezione feconda e moderna, quella lezione che sarà invece intuita e svolta da Altobello e G. F. Bembo.
Il Vasari ricorda due opere che dovevano essere fra le più cospicue del C. e che sono andate perdute: la Crocifissione nella facciata interna di S. Francesco (affresco distrutto nel 1667 allorché si ricostruì la facciata); la Madonna del Rosario, affresco in una cupoletta in S. Domenico (opera successivamente rifatta dal Malosso).
Si deve a D. Arisi la notizia che il C. da giovane molto si dilettò di musica e che "toccò eccellentemente la cetra". Il C. abitava in via Favagrossa, nella casa che fu poi del figlio Vincenzo. L'artista morì nel 1536, come registra il figlio Antonio nella Cremona fedelissima:"Galeazzo Campi, mio padre, pittore dei suoi tempi assai ragionevole, passò a miglior vita quest'anno" (p. LIIII) e fu sepolto in SS. Nazaro e Gelso.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 495 s.; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno (1681-96), II, Firenze 1846, p. 232; Cremona, Biblioteca statale, ms. Aa-2-16: D. Arisi, Accademia de' pittori scultori ed architetti cremonesi (inizi XVIII sec.), cc. 90 s.; A. M. Panni, Distinto rapporto delle dipinture... di Cremona, Cremona 1762, pp. 64, 66, 134, 142, 148; G. B. Zaist, Notizie istoriche de' pittori cremonesi, Cremona 1774, I, pp. 92-97; C. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, p. 55; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia (1789), Milano 1823, IV, p. 134; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, pp. 252, 349; B. De Soresina Vidoni, La pittura cremonese, Milano 1824, pp. 65-69; G. Grasselli, Abecedario biografico, Milano 1827, pp. 76 s.; P. Maisen, Cremona illustrata, Milano 1866, pp. 133, 287; F. Sacchi, Notizie pittoriche cremonesi, Cremona 1872, pp. 79 s.; G. Sommi Picenardi, I Campi di Cremona. Genealogia, in Giornale araldico-genealogico (Pisa), VII (1879), p. 96; L. Lucchini, Il duomo di Cremona, Mantova 1894, II, pp. 46 a.; E. Schweitzer, La scuola pittorica cremonese, in L'Arte, III (1900), pp. 46-50; F. Malaguzzi Valeri, Catal. della R. Pinacoteca di Brera, Bergamo 1908, p. 198; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, III, London 1912, pp. 342-344; A. Perotti, I pittori Campi da Cremona, Milano 1932, pp. 3-12, 93, 108 s. (con altra bibl.); A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, 6, Milano 1933, pp. 788-93; M. Monteverdi, I pittori Campi da Cremona. Questioni cronologiche, in Rend. del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, LXXIV (1940-41), pp. 3-11; A. Puerari, Mostra di antiche pitture dal XIV al XIX sec. (catal.), Cremona 1948, pp. 40 s.; Id., La Pinacoteca di Cremona, Firenze 1951, pp. 122-124; Id., Di una predella dell'Aleni, in Paragone, II (1951), 13, pp. 35-40; Id., Boccaccino, Milano 1957, ad Indicem;M. Monteverdi, Due false ascrizioni per un preteso ritratto di G. C., in Arte lombarda, III (1958), 1, pp. 93-98; A. Ghidiglia Quintavalle, Omaggio a Raffaello di G. C., in Commentari, XIV (1963), pp. 49 s.; Fitzwilliam Museum, Cambridge, J. W. Goodison-G. G. Robertson, Catalogue of Paintings, Cambridge 1967, pp. 23 s.; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Central Italian and North Italian Schools, London 1968, I, pp, 72 s.; III, tavv. 1645-1648; E. Fezzi, La provincia di Cremona, Cremona s.d. (ma 1969), pp. 47, 50; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 470.