Galeno
Medico e filosofo (Pergamo 130 d. C. circa - ivi, probabilmente, 200 d. C. circa). Frequentò le scuole dei filosofi greci e compì i suoi studi medici, incentrati sull’anatomia da un lato e l’analisi e il commento dei testi della medicina ippocratica dall’altro, a Pergamo, Smirne ed Alessandria. Nel 157 divenne medico della scuola dei gladiatori di Pergamo, acquisendo notevole esperienza nel campo della chirurgia. Nel 162 si trasferì a Roma dove, tranne breve intervalli, rimase tutta la vita. Medico dell’imperatore Marco Aurelio dal 169, ricoprì la carica di medico di corte sotto tutti gli imperatori che gli succedettero. Le conoscenze anatomiche e la sua eccellente capacità prognostica gli consentirono di imporsi, in mezzo a una agguerrita concorrenza, presso i ceti più elevati della società imperiale.
Dal grande modello della geometria euclidea, G. trasse la convinzione che ogni sapere scientifico dovesse venir costruito con lo stesso rigore dimostrativo; giunse così a formulare, contro ogni divisione settaria, un progetto di riorganizzazione unitaria della medicina basato sull’unità della tradizione ippocratica, sul ruolo primario dell’anatomia e sull’impiego dei metodi dimostrativi (aristotelico ed euclideo).
A G. sono attribuite oltre 400 opere, tutte scritte in greco, distinte in 7 gruppi: anatomia, patologia, terapia, diagnostica e prognostica, commentari agli scritti ippocratici, filosofia e grammatica. A noi ne sono pervenute 108, di cui le più note sono la Θεραπευτικὴ μέϑοδος (Methodus medendi), che riassume il sistema galenico, conosciuta come Megategni, e la Τέχνη ἰατρική (Ars medica), nota come Microtegni. Dai libri anatomici si desume che G. osservò ossa e visceri di vari animali e da essi trasse conclusioni, a volte anche errate, relative all’anatomia umana. Fondatore della medicina sistematica, supportò un orientamento sperimentale e analitico, volle raccogliere tutte le conoscenze mediche allora note, affermando la necessità che la terapia si fondasse sulla conoscenza della malattia e delle sue cause. Concepì la malattia non come turbamento dell’armonia, bensì come alterazione della funzione dei singoli organi, la cui struttura considerava, seguendo il pensiero aristotelico, conforme a uno scopo preassegnato. Affermò che il medico deve combattere i sintomi, e non lasciarsi guidare dalla natura, come aveva affermato Ippocrate. Raccogliendo la tradizione della medicina alessandrina G. individua, dal punto di vista anatomo-fisiologico, tre grandi sistemi: nervoso, arteriale e venoso, con i nervi connessi al cervello, sede dell’anima razionale, e al midollo spinale. Postulò che i nervi fossero condotti riempiti da uno pneuma psichico, un fluido specifico che deriva dall’aria inspirata ed elaborata prima dal cuore e poi dal cervello stesso. Nel secondo sistema, composto dal cuore e dalle arterie, circola un altro tipo di pneuma, quello vitale, responsabile delle funzioni involontarie necessarie alla vita dell’organismo, come la digestione, e alle pulsioni emotive (collera, paura). Il terzo sistema, veniva incentrato da G. sul fegato quale origine delle vene. G. elaborò inoltre la dottrina dei temperamenti: sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico, ognuno con il suo specifico quadro patologico.
Il complesso sistema dottrinale formulato da G. acquisì rapida, indiscussa e duratura autorità. Il riferimento alla filosofia aristotelica e un esplicito monoteismo lo resero accetto al giudaismo, ai Padri della Chiesa e alla religione islamica. Ciò portò all’adozione dei testi di Galeno (e del Canone di Avicenna) nelle università medievali e all’organizzazione di un tipo di medicina basato sulla lettura dei testi antichi e la sua autorità rimase pressoché indiscutibile fino al Rinascimento.
Biografia
129-130 ca. Nasce a Pergamo
157 Diventa medico della scuola dei gladiatori
162 Si trasferisce a Roma
169 Chiamato dall’imperatore Marco Aurelio, diventa medico di corte
201 Muore a Pergamo, o forse a Roma