Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Galeno di Pergamo è, insieme ad Ippocrate, uno dei padri della medicina antica. La sua opera anatomica, di enorme estensione e grandissima novità, costituisce il caposaldo degli studi sul corpo per tutto il Medioevo e per buona parte del primo evo moderno. Galeno è stato farmacologo, filosofo, clinico e politico di grande livello, ed il suo nome viene trasmesso ai secoli successivi come quello dell’autorità di riferimento per gli studi medici.
Galeno, nato a Pergamo nel 129, è l’autore medico più prolifico e culturalmente più completo dell’antichità. La sua opera ricchissima rappresenta, insieme a quella di Ippocrate, la vera fonte autoritativa che consegna il sapere medico di matrice greca alla tradizione medievale occidentale. La formazione di Galeno rappresenta un unicum per il suo livello elevatissimo; figlio di un architetto famoso, Nicone, attivo nella risistemazione del tempio di Asclepio a Pergamo, Galeno può approfittare dei migliori maestri della sua epoca, Satiro a Pergamo, Pelope a Smirne, Numisiano a Corinto, di viaggi di formazione che lo portano sino in Egitto, nel 152 ca., e che gli consentono non solo l’approfondimento di temi medici e della sua cultura anatomica, ma anche l’apertura verso la filosofia platonica e aristotelica, lo stoicismo e l’epicureismo.
Tornato a Pergamo, vi esercita per un certo periodo come medico dei gladiatori, incrementando le osservazioni anatomiche, delle quali ad Alessandria aveva appieno compreso il valore metodologico, arrivando a richiedere in dono al figlio di Numisiano i libri anatomici del padre, senza ottenerli. Del periodo di formazione di Galeno rimane attestazione in lavori giovanili, un trattato sulla dissezione dell’utero e uno sul movimento del torace e dei polmoni. Nel 162 un primo viaggio lo porta a Roma, dove la cura del filosofo Eudemo gli guadagna la fama di saper prevedere con esattezza l’andamento delle febbri, pronosticandone l’esito; inserito in un circolo culturale di alto livello (tra le sue frequentazioni, il console Boeto, per cui scrive opere anatomiche, tra le quali i primi Procedimenti, in due libri; libri sulla dissezione e vivisezione; commenti ad opere ippocratiche, nelle quali “ricostruisce” Ippocrate, adattandolo a personali istanze e convinzioni; il primo libro Sull’uso delle parti e un trattato sulle cause della respirazione, perduto), è occupato in dimostrazioni vivisettorie pubbliche di grande impatto spettacolare, come quelle che prevedono la resezione dei nervi ricorrenti del maiale, il cui grido di dolore improvvisamente si interrompe. Si allontana da Roma una prima volta nel 166, adducendo come scusa l’invidia dei colleghi, forse per sfuggire a un’epidemia di vaiolo. Non abbiamo notizie della sua attività in quegli anni, che forse include viaggi di conoscenza farmacologica a Cipro e in Licia. A Roma fa ritorno, per rimanervi, nel 169, come medico di Marco Aurelio, favorito dall’eccezionale guarigione operata sul piccolo Commodo che gli apre le strade dell’altissima società romana; curare le persone importanti, come diceva Plinio (Nat. Hist. XXIX 5, 7-11) porta denaro ma, soprattutto, potere politico.
Gli basta invocare un divieto del dio Asclepio per evitare di seguire l’imperatore in una spedizione militare. La sua posizione economica e sociale elevata gli consente di curare gratuitamente pazienti di ogni ceto sociale, di istruire allievi e, soprattutto, di proseguire con intensità i suoi studi di anatomia, facendo arrivare direttamente dall’Africa le piccole scimmie sulle quali studiare le strutture del corpo e le sue funzioni, trasportando analogicamente i risultati delle sue osservazioni nella creazione di un’anatomia, sulla quale la medicina occidentale si fermerà, almeno sino alla pubblicazione, nel 1543, del De humani corporis fabrica di Vesalio.
Al secondo soggiorno romano si devono opere anatomiche importanti, come i libri sui Procedimenti anatomici, scritti a partire dal 177 e ricomposti integralmente, dal XII al XV, dopo che il devastante incendio al tempio della Pace, dove erano custoditi, li aveva distrutti. Non abbiamo una data esatta della sua morte, ma possiamo utilizzare come terminus post quem alcune notazioni del libro Sulla teriaca indirizzato a Pisone, che fanno pensare ad una data posteriore al 204 o, forse, al 207. Sia il lessico Suda che le fonti bizantine, pur non concordando sulle date, parlano di una vita molto lunga e di un’attività protratta.
La medicina galenica si fonda essenzialmente sulla conoscenza anatomica, prodromica alla comprensione del funzionamento del corpo e alla corretta somministrazione della terapia: nell’impossibilità di sezionare il cadavere, il medico deve ricorrere allo studio di preparazioni scheletriche, all’anatomia “di superficie”, alla dissezione di scimmie e altri animali, la cui struttura richiami quella dell’uomo. Lo studio anatomico, pur condotto in massima parte su animali la cui struttura richiama quella del corpo umano, è di livello altissimo; l’osteologia è quasi perfetta e la descrizione del sistema nervoso molto accurata.
Gli inevitabili errori, che in parte dipendono dal metodo analogico stesso (l’idea dell’esistenza di una rete mirabile, un intricato sistema di vasi alla base del cervello, che esiste nelle capre, ma è del tutto assente nell’uomo, costituisce uno degli esempi degli errori indotti dalla riflessione sugli animali) e in parte dalla necessità galenica di colmare intellettualmente vuoti di osservazione, hanno costituito un vero blocco epistemologico per l’anatomia fino al Rinascimento. Il corpo così osservato risulta composto di parti, ognuna delle quali dotata, dalla natura e dal suo supremo artefice, il Demiurgo, di una funzionalità specifica: il teleologismo aristotelico è uno dei motivi ispiratori del concetto di corpo galenico, unitamente all’idea di una tripartizione dei sistemi che lo compongono, che è di matrice platonica. Il corpo è organizzato intorno a tre organi, ognuno dei quali presiede a un sistema: il cervello, sede del pneuma psichico, responsabile con il sistema nervoso della sensazione, della coscienza e del moto volontario; il cuore, sede del pneuma vitale, veicolato dalle arterie insieme al sangue; il fegato, in cui abita il pneuma vegetativo, origine del sangue, veicolato dalle vene a garantire nutrimento alle parti del corpo. La salute consiste nel corretto svolgersi della funzionalità delle parti, che dipende dalla loro integrità e dalla loro conformità allo stato naturale.
Esperienza e ragionamento La medicina si fonda sul doppio binario dell’esperienza (empeiria) e del ragionamento (logos), entrambi indispensabili per la clinica: la grandissima attitudine osservativa di Galeno al letto dei pazienti gli consente di evidenziare gli inganni dei malati e di comprenderne le disposizioni psicologiche. Il logos gli permette l’individuazione delle cause di malattia, che si dividono in procatartiche, le esterne al corpo; precedenti, le predisposizioni del corpo; immediate, le alterazioni anatomiche che precludono l’espletamento della funzione.
La corretta individuazione di causalità consente al medico la formulazione della prognosi, che gli garantisce infallibilità e autorevolezza presso l’ammalato; Galeno è, a buon diritto, ritenuto il padre di una tradizione medica paternalistica che caratterizza la storia della medicina occidentale almeno fino alla prima metà del XX secolo. Anche la sua opera farmacologica riveste grande importanza: i farmaci posseggono dynameis interne, capacità alterare lo stato del corpo in virtù delle qualità che posseggono. Alle quattro qualità fondamentali (quelle del trattato ippocratico Sulla natura dell’uomo), Galeno aggiunge anche un criterio “materico”, quello della “tenuità” o “spessore” delle sostanze, che le rendono più o meno viabili nel corpo. Alle qualità primarie Galeno accosta una nuova classificazione, fondata sulla valutazione del grado di intensità del farmaco; una dynamis riscaldante lo può essere al grado debole, forte o fortissimo, e ognuna di queste classificazioni ne prevede una ulteriore in piccolo, moderato e forte. Ne deriva un complesso sistema farmacologico, in cui la sperimentazione ha parte fondamentale, trattandosi di valutare l’interazione di proprietà naturali con una serie di variabili, tra cui lo stato del corpo, la stagione, il genere e l’età dei pazienti: non esiste la cura per tutti, solo il trattamento applicabile al singolo malato (Galeno è un feroce antagonista del metodismo e della teoria delle “comunità”).
Una serie complessa di fattori rendono la fortuna di Galeno stabile e duratura: la sua posizione nei confronti del pensiero cristiano, ritenuto ingenuo filosoficamente, ma di alto livello etico; la sua idea teleologica di una natura perfetta che risponde all’ordine predisposto da un dio architetto, cui rispondono anche le leggi del corpo; l’avanzato livello e la vastità della sua riflessione anatomica, sulla quale la medicina si può appoggiare a lungo, senza il rischio di sollevare complicate reazioni teologiche; l’apertura filosofica della sua riflessione medica, e, non da ultimo, una straordinaria capacità polemica e di autopromozione, grazie alla quale distrugge i concorrenti e si dipinge come il vero interprete e l’allievo ideale di Ippocrate, l’ottimo medico che coniuga arte della guarigione e filosofia, il grandissimo clinico, in grado di risolvere pressoché ogni problema patologico. Quanto questo corrisponda alla realtà storica, non sappiamo (Marco Aurelio, per esempio, curiosamente su di lui tace); quanto sia efficace, è testimoniato dall’uso privilegiato che il mondo bizantino e arabo fecero del suo lavoro, consegnandolo in ottime condizioni alla riflessione medica occidentale posteriore.