Galilei
Galilei Galileo (Pisa 1564 - Arcetri, Firenze, 1642) fisico, matematico e astronomo italiano. Per la vastità di interessi e per l’influenza che sue teorie hanno avuto, è considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e fondatore della scienza moderna. Nel 1581 iniziò gli studi universitari nell’ateneo della sua città natale, frequentando la facoltà di medicina per volere del padre; ben presto, però, l’abbandonò senza aver conseguito titoli accademici per dedicarsi a studi di matematica e fisica sotto la guida di Ostilio Ricci, che era stato discepolo di Nicolò Tartaglia. Scoprì l’isocronismo delle oscillazioni del pendolo (1583) e dal 1584 si dedicò allo studio delle opere di Euclide e di Archimede, alcune delle quali erano state già tradotte in latino. Nel 1589, con l’appoggio di Guidobaldo Del Monte, fu nominato lettore di matematica nell’università di Pisa, dove insegnò fino al 1592. In questo periodo si dedicò alla ricerca scientifica attraverso uno studio rigoroso e sistematico dei fenomeni, discostandosi dalle teorie aristoteliche sulla concezione del moto (espose le prime scoperte sulla caduta dei gravi nell’opera De motu, pubblicata postuma). Nel 1592 decise di accettare la cattedra presso l’università di Padova e trascorse in questa città diciotto anni, godendo di una grande libertà di pensiero e d’insegnamento, nonché dell’amicizia di diversi intellettuali veneziani e delle migliori famiglie (fu grande amico di Paolo Sarpi e di Francesco Sagredo). Durante il periodo padovano compì grandi progressi nella matematica, nella fisica (risale al 1604 la sua celebre scoperta della legge della caduta dei gravi) e nell’astronomia. Elaborando strumenti già noti, ma mai usati in pratica, mise a punto (1609) il primo cannocchiale, che gli permise importanti osservazioni astronomiche: svelò che la Via Lattea era un enorme ammasso di stelle, scoprì i quattro satelliti maggiori di Giove (che chiamò medicei in onore del granduca di Toscana) ed effettuò osservazioni dei rilievi lunari che mostravano come il paesaggio lunare non differiva molto da quello terrestre. Tali risultati vennero illustrati nel Sidereus Nuncius (pubblicato a Venezia nel 1610 e dedicato a Cosimo ii), che, nonostante alcune critiche, fu accolto favorevolmente da molti scienziati europei (in particolare da Keplero e dai potenti astronomi gesuiti della curia romana). Successivamente, grazie al cannocchiale, scoprì l’aspetto tricorporeo di Saturno, e compì osservazioni delle macchie solari e delle fasi di Venere. Nel 1610 si trasferì a Firenze, su invito di Cosimo ii, con un doppio incarico: primario matematico dello Studio di Pisa (senza l’obbligo di lezioni) e primario matematico e filosofo del granduca. Per la sua adesione alla teoria eliocentrica copernicana, testimoniata nelle lettere scambiate con Keplero fin dal 1597, nel 1616 fu chiamato a Roma dal cardinale Roberto Bellarmino, che lo diffidò in forma ufficiale, se pur amichevole, dal continuare a occuparsi di tale teoria. Nel 1623, anno dell’elezione a papa di Maffeo Barberini, uomo di vasta cultura e suo amico personale, che prese il nome di Urbano viii, Galileo pubblicò Il Saggiatore, opera fondamentale per i suoi contenuti originali; in essa viene delineato l’ideale della nuova scienza e sono presentate le basi del metodo sperimentale, in cui all’osservazione diretta e agli esperimenti di laboratorio (le «sensate esperienze») si associa l’uso rigoroso di relazioni matematiche (le «certe dimostrazioni»). Nell’opera viene esposta la tesi, di grande rilievo filosofico, che il «gran libro della natura» è scritto in caratteri matematici e che esso non può essere inteso se prima non si impara a intendere tale linguaggio. Nel 1632 Galilei pubblicò il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, in cui sono poste in discussione le dottrine aristoteliche (in particolare la divisione dell’universo in due sfere nettamente distinte, quella celeste e quella terrestre) e sono presentate le dottrine copernicane, ma soprattutto sono esposte le teorie della relatività classica, della dinamica e del principio d’inerzia (persistenza del moto circolare). Nonostante fosse stata inizialmente approvata dai revisori ecclesiastici, questa opera costò al suo autore un processo, che culminò nel 1633 con l’abiura da parte di Galileo delle sue teorie e la sua condanna al carcere a vita. La condanna fu poi trasformata nell’isolamento, dapprima nel palazzo del granduca di Toscana, poi nell’arcivescovado di Siena e, infine, nella sua villa di Arcetri, presso Firenze. Malgrado incalzasse la cecità, Galileo continuò la ricerca scientifica, come è testimoniato dai Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica (1638), prima grande opera scientifica che fa uso dell’italiano accanto al latino e in cui viene fornita la prima esposizione sistematica della cinematica moderna. Dopo la morte, il progetto di una solenne sepoltura nella chiesa di Santa Croce in Firenze, dove tuttora si trovano le sue spoglie, potè realizzarsi solo nel 1737.