EMENDABILI, Galileo
Figlio di Ludovico, artigiano del legno, e di Enrica Angioletti, nacque ad Ancona l'8 maggio 1898. Fece il primo apprendistato presso la bottega del padre, dove imparò tecniche come l'incisione e la scultura in legno. L'interesse precoce per la scultura lo portò a frequentare, ancora adolescente, la bottega di un artista locale, D. Jollo, che gli insegnò l'anatomia e le prime nozioni di modellato. Nel 1915 s'iscrisse al regio istituto di belle arti di Urbino ed ottenne nel 1919 il diploma del corso superiore di scultura. Eseguì le prime opere, tra cui un Busto di G. Mazzini (1921, scuola comunale d'Ancona) e la statua Libertà per il memoriale a G. Meloni (1921, cimitero d'Ancona), sotto l'influsso di E. Bistolfi e A. Wildt.
Nel 1923 emigrò in Brasile con sua moglie Malvina Manfrini, da cui ebbe due figli, Fulvio e Fiammetta, e si stabilì a San Paolo, dove fu scoperto dal critico R. de Polillo. Intagliatore presso il liceo d'arti e mestieri, nel 1925 vinse il concorso per il Monumento a Luis Pereira Barreto. Vinse altri quattro concorsi pubblici: Monumento a Ramos de Azevedo (1929; cfr. G. Emendabili, Projeto para o monumento commemorativo…, São Paulo s.d.), Monumento agli eroi costituzionalisti del 1932 (1934), Monumento al granatiere (1935), Monumento al Sacro Cuore di Gesù (1950).
Lo ieratismo e il predominio assoluto della linea, ereditati da Wildt, si attenuarono nei primi monumenti brasiliani. Nei progetti del 1925 e del 1929 l'E. si rivelò piuttosto uno scultore attento alle lezioni dell'Ottocento, da cui derivò un senso anatomico realista, non immune da accenti rinascimentali, e la concezione celebrativa e scenografica del monumento. Un elemento caratteristico del suo linguaggio - l'integrazione di scultura ed architettura nel monumento - fu acutamente notato nel 1934 da M. Del Picchia, che descriveva l'opera dedicata a Ramos de Azevedo come "una linea massiccia e globale, in cui i grandi e solenni piani dei blocchi architettonici trovano il loro normale sviluppo nell'episodio scultoreo".
Questo senso d'integrazione si rivelò essenziale nel Monumento obelisco agli eroi costituzionalisti del 1932, la cui costruzione ebbe inizio nel 1950.
Inaugurato incompiuto quattro anni dopo, il monumento rivelò due aspetti differenti dell'artista: un'architettura sobria, quasi classica nella sua essenzialità lineare, un complesso scultoreo in cui s'impone una deformazione espressionista, concepita non tanto come trasformazione a oltranza, bensì come visione scarna, sintetica. Le figure sono disegnate a grandi tratti per poter esprimere meglio un dinamismo e una tensione bloccati, una potenza statica, consoni al clima di morte serena che si evince dal monumento.
Nel 1940, insieme con altri artisti italiani residenti a San Paolo, l'E. partecipò al progetto della chiesa di Nostra Signora della Pace, di cui eseguì tutte le opere scultoree, improntate a una purezza e a una concisione che testimoniano una rivisitazione accurata del passato, soprattutto dell'arte di Donatello. Il dialogo col passato fu anche la caratteristica dominante dei suoi monumenti funebri.
Fra di essi va ricordata la Cappella fiorentina (1948, cimitero di San Paolo), celebre per la porta mistico-profana, considerata monumentale da Del Picchia (1948) non solo per le dimensioni, ma per la plasticità del "linguaggio ieratico ed eloquente delle forme", per il dinamismo interno espresso da un'apparente staticità dei movimenti. L'opera si rivela d'ispirazione toscana sia per l'uso delle formelle - comune alle varie porte dello scultore - sia per il modo di trattare i vari gruppi di figure che rievocano un clima estetico e spirituale, non molto distante da quello di un artista italiano da lui scoperto, Fulvio Pennacchi.
La critica ha dimostrato d'apprezzare nell'E. soprattutto la ricerca di quei valori plastici più statici e più ligi alla norma classica. Il modellato, la "coscienza rettilinea" (de Polillo, 1929), un'"unità riposante e imponente" (Del Picchia, 1934), la sobrietà, la ricerca della "perfettibilità" e l'"equilibrio armonioso" (de Andrade-Milliet, in Loureiro Gama, 1987, pp. 90 s.) hanno suscitato un vivo interesse anche nella critica d'arte moderna e non hanno permesso che le "due anime" dell'E. si rivelassero più chiaramente. Nonostante avesse avuto una formazione tradizionale, l'E. può essere visto come uno scultore che ricercava valori espressivi diversi a seconda della destinazione dell'opera: più fedele alla tradizione, benché con scarti dalla norma, nei monumenti pubblici; più interessato a piani e superfici non levigati, a materie talvolta porose più atte alla cattura d'una luminosità trasformatrice nei ritratti e in alcune opere funerarie.
Vari progetti commissionati negli anni '60 - Monumento agli immigranti italiani (1962), Monumento a San Paolo (1964) - non furono eseguiti. Nel 1962 gli fu concessa la cittadinanza paulista. Negli ultimi anni di vita si dedicò anche al disegno e alla ceramica, denotando una predilezione particolare per temi mistici e per scene d'ambiente brasiliano. Nel 1972 gli fu dedicata una grande mostra antologica, organizzata dal Palazzo delle arti di San Paolo.
Morì a San Paolo il 14 genn. 1974.
Una mostra postuma fu allestita nel 1987 dal Museo d'arte di San Paolo. Sue opere sono conservate a San Paolo (Museo d'arte, Museo d'arte sacra, Museo Guilherme de Almeida, Pinacoteca do Estado), nella Pinacoteca di Ancona, nei Musei Vaticani, oltre che in numerose collezioni private.
Fonti e Bibl.: R. de Polillo, Oconcurso para o monumento a Ramos de Azevedo: a maquette de G. E., in Diário de São Paulo, 20 sett. 1929; Id., Omonumento a Campos Salles, ibid., 21 genn. 1930; O culto dos grandes homens em São Paulo, in A Gazeta, 26dic. 1931; E. Rigo, Il monumento a Ramos de Azevedo dello scultore E., in Fanfulla, 13 genn. 1934; M. Del Picchia, Um monumento, in Diário de São Paulo, 23 genn. 1934; R. de Polillo, O monumento a Ramos de Azevedo, in Folha da Manhā, 25 genn. 1934; Il monumento al soldato paulista del '32, in Fanfulla, 21 marzo 1937; Monumento ao duque de Caxias, in Diário popular, 17 nov. 1941; M. Del Picchia, Portas, in A Gazeta, 19 ott. 1948; G. D. Leoni, A fé e a vida na obra de G. E., in Diário popular, 1º nov. 1948; Um monumento de arte religiosa no cemitério São Paulo, in A Gazeta, 1º nov. 1948; G. D. Leoni, L'arte di G. E. per la gloria di San Paolo, in Fanfulla, 9 luglio 1953; Id., La vela della speranza, in La Settimana, 24-29 apr. 1969; Id., I tre doni di un artista a eterna gloria dell'emigrante, ibid., 1-7 sett. 1970; 50anni di attività artistica in Brasile. "Retrospettiva" dello scultore G. E., ibid., 20-26 sett. 1972; G. E. 50 anos de arte: esculturas, arquitetura, desenhos (catal.), São Paulo 1972; Silveira Peixoto, Meio século de E., in A Gazeta, 17 ott. 1972; Ultima homenagem ao autor de monumentos famosos da cidade, in Diário de São Paulo, 16 genn. 1974; Silveira Peixoto, E E. também se foi, in A Gazeta, 23 genn. 1974; P.M. Bardi, Um século de escultura no Brasil, São Paulo 1982, p. 55; Monumento mausoléu aos heróis de 1932: uma obra de G. E., São Paulo 1982; W. Zanini, Arte contemporánea, in História geral da arte no Brasil, II, São Paulo 1983, p. 634; G. E., in Boletim cultural da Sociarte, 25 giugno 1984, p. 1; G. E. Exposição retrospectiva do escultor (catal.), SãoPaulo 1987; G. E. Escultura e desenho (catal.), São Paulo 1987; M. Loureiro Gama, G. E., São Paulo 1987; Talento monumental, in Veja, 2sett. 1987, pp. 128 s.; A arte de E. em mostra obrigatória, in Jornal da tarde, 12 ott. 1987; J. Klintowitz, O oficio da arte: a escultura, São Paulo 1988, p. 122.