GALLA PLACIDIA (Aelia Galla Placidia)
Figlia di seconde nozze di Teodosio il Grande, sorellastra di Arcadio ed Onorio. Nata, tra il 388 e il 393 d. C., non si sa di sicuro se in Italia o a Costantinopoli. Nel 410 fu presa come ostaggio da Alarico e dopo quattro anni di prigionia fu sposata dal successore di lui, Atulfo, a Narbona. Rimasta vedova, sposò nel 417 Costanzo III, al quale dette Grata Onoria e il futuro Valentiniano III. Dopo il 423 regnò in nome del figlio minorenne. Morì a Roma nel 450 e con ogni probabilità fu sepolta non a Ravenna, come vuole la tradizione, ma a Roma, nel Mausoleo Imperiale presso la basilica di S. Pietro. Sul cosiddetto mausoleo di G. P. v. Ravenna.
Al suo nome è legata una ricca attività edilizia, ed è a lei e al suo regno che sono attribuite le costruzioni di numerose chiese a Ravenna, Milano e Roma. Le sue immagini dovevano essere numerose, sebbene le fonti antiche forniscano notizie piuttosto scarse.
Nel Liber Pontif. Eccles. Ravennatis si parla di una sua effigie, eseguita acu pingenti, cioè a ricamo, donata dall'imperatrice alla basilica Ursiana di Ravenna. Da una statua deriva, senza dubbio, una sua immagine seduta sul trono, riprodotta sul rovescio d'un medaglione conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi (Cohen, Monn. Emp., viii, 193). Un suo ritratto non doveva mancare, inoltre, nella serie delle effigi imperiali musive, ordinate dall'imperatrice stessa per ornare l'abside della basilica di S. Giovanni Evangelista a Ravenna (Agnellus, Lib. Pontif. Eccl. Ravenn., p. 307, ed. Mon. Germ. Hist.), come anche in una analoga Syngèneia imperiale nella Chalkè del Palazzo Imperiale di Costantinopoli (G. Kodinos, De sign., p. 190, Bonn). Tra le sue effigi monetali, non molto numerose (Cohen, viii, p. 193, ne raccoglie 18 tipi), solo il medaglione d'oro del museo dell'Aja ha un vero valore iconografico. E della zecca di Ravenna, di conio eccellente e rivela un profilo allungato, grandi occhi sbarrati, una breve bocca con mento rotondo incavato, che distingue tutta la sua famiglia, e che l'accosta alle effigi monetali del padre Teodosio. Grazie a questa moneta si potrebbero riconoscere i tratti di G. P. in una bella testa al museo del Castello Sforzesco di Milano, attribuita vagamente a Teodora, moglie di Giustiniano, ma che non s'inquadra stilisticamente con opere d'arte del VI sec. d. C., mentre conserva reminiscenze della plasticità delle opere d'età teodosiana. Anche l'artificiosa acconciatura, con corona a forma di cuffia allungata con due punte sull'estremità, segue la tradizione delle pettinature delle imperatrici del tempo, confermata dal passo di Niceta di Remesiana (De symbolo, a. 375). Si potrebbe anche invocare una affinità fisionomica notevole non solo con alcuni ritratti attribuiti ai membri della famiglia teodosiana (il supposto Valentiniano III al Louvre, Salle des Saisons, n. 1010; il ritratto recentemente trovato a Costantinopoli, Am. Journ. Arch., 1951, p. 67), ma soprattutto con il citato medaglione dell'Aja. La testa del Castello Sforzesco fu rinvenuta nelle vicinanze della basilica di S. Lorenzo, dove la tradizione attribuisce a G. P. la costruzione della cappella di S. Aquilino. Il Delbrück vuol riconoscere una immagine di G. P. anche in una testa muliebre sovrapposta a un peso in piombo, poiché, secondo una consuetudine dell'epoca, i pesi furono spesso ornati con le teste dei personaggi regnanti.
Un manoscritto del sec. XIV (Ravenna, Biblioteca Classense) conserverebbe in una sua miniatura il ricordo del mosaico fatto eseguire da G. P. in S. Giovanni Evangelista a Ravenna come ex voto per essere scampata a una tempesta in mare. Non è più accettata l'attribuzione tradizionale a G. P. con i propri figli del vetro inserito nella croce di Desiderio a Brescia (v. vulnerius).
Bibl.: W. Ensslin, in Pauly-Wissowa, XX, 2, 1950, c. 1910 ss., s. v., n. 1; R. Paribeni, Da Diocleziano alla caduta dell'Impero d'Occidente, Roma 1941, p. 403, passim; A. Nagl, Galla Placidia, 1908; G. Bovini, Il cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia in Ravenna, 1951, p. 3 ss.; A. Grabar, L'Empereur dans l'Art Byzantin, Parigi 1940, p. 24 ss.; R. Delbrück, Spätantike Kaiserportr., Berlino 1933, pp. 31, 109, 230, tav. 25. Medaglione dell'Aja: M. Charbouillet, in Rev. Num., 1883, p. 73 ss.; R. Delbrück, in Röm. Mitt., XXVIII, 1913, p. 310 ss.; S. Fuchs, in Die Antike, 1943, p. 109 ss.; L. Bréhier, in Formes, 1938, p. 344; O. Wulff, Altchristliche u. byzant. Kunst, Berlino 1913, pp. 249, 347, 421; A. Calderini, La zona monumentale di S. Lorenzo, Milano 1934, p. 24, tav. XIII b. Su S. Giovanni Evangelista: C. Ricci, Guida di Ravenna, Bologna 1923, p. 108.