MAZZON, Galliano
– Nacque a Camisano Vicentino il 15 luglio 1896, da Umberto e da Speranza Carignato. Agli inizi dell’anno seguente la famiglia si trasferì a San Paolo del Brasile, dove, nel 1908, compiuti gli studi nelle scuole dei salesiani, il M. iniziò a cimentarsi da autodidatta nel disegno e nella pittura.
Nel 1916 tornò in Italia per partecipare come volontario al primo conflitto mondiale, e nel 1917, sul monte Santo, perse la mano destra. Dopo un lungo periodo trascorso nel centro di rieducazione per mutilati, nel 1922 conseguì l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole medie inferiori e superiori e si iscrisse ai corsi di pittura dell’Accademia di belle arti di Brera. Nel 1926, ottenuto il diploma, ricevette i primi incarichi per l’insegnamento del disegno in una scuola di arti e mestieri a Lonate Pozzolo e nelle scuole serali di Milano, affiancando a tale attività quella di figurinista di moda. In questi stessi anni cominciò a frequentare i pittori A. Alciati, A. Cattaneo e C. Rapetti, di cui divenne assistente di studio. La sua produzione pittorica era allora incentrata su paesaggi, marine, nature morte, studi e ritratti dalle forme essenziali e semplici, dei quali restano pochi esempi (La madre seduta e L’asceta, entrambi 1929: Carluccio, figg. 7 s.), avendo il M. stesso provveduto a distruggerne la maggior parte dopo gli anni Quaranta.
Nel 1929 partecipò alla Mostra internazionale d’arte di Barcellona con l’opera Mia madre (carboncino, 1929: Lambertini, 1971, tav. 1).
Agli inizi degli anni Trenta, conobbe V. Ghiringhelli, O. Bogliardi, E. Persico e P.M. Bardi, attraverso i quali entrò nel vivo delle questioni che animavano l’ambiente artistico della galleria Il Milione. Queste frequentazioni contribuirono a liberare la pittura del M. dai toni scuri e ad arricchire la sua ricerca con elementi decisamente astratti (Spazio sensibile: Coccia, tav. 1).
Tra il 1933 e il 1934, suggestionato dal surrealismo, realizzò opere sul tema dell’inconscio con un segno grafico nitidamente tracciato e con colori dall’intensità fortemente contrastante (Isola del sogno, 1934: Ragghianti, fig. 1609). Nel 1935, in seguito a una profonda crisi mistica e depressiva, il M. si trasferì in una baita sulle Dolomiti del Brenta, per dedicarsi unicamente alla filosofia di Lao-Tzu e alla scrittura. Nel 1939, sposò Giulia Sala e subito dopo pubblicò a Milano, il libro Vita magica della mia realtà terrena: racconti vissuti di gi-emme abitante di questa terra.
Nella prima metà degli anni Quaranta l’esperienza della seconda guerra mondiale e la morte della sorella Mila (1942) generarono nel M. una nuova crisi depressiva che lo portò all’isolamento e, nel 1944, al ricovero in una clinica di Varese. Nel 1945, in concomitanza con il suo ritorno a Milano e la ripresa dell’insegnamento, presso la scuola media A. Panzini, dipinse una serie di pastelli-inchiostro in ricordo dell’infanzia trascorsa a San Paolo del Brasile, intitolata la Brasiliana, nella quale interpretò il tema della natura rigogliosa e selvaggia con uno stile pittorico che preludeva all’«informale» (Uccello grottesco: Mostra antologica…, 1969, tav. 45).
Dopo questa breve parentesi, il M. tornò a un linguaggio espressivo sintetico e antinaturalistico. Nel 1948 aderì al Movimento arte concreta (MAC) fondato da G. Dorfles, A. Soldati, B. Munari e G. Monnet, condividendone lo spirito polemico e il gusto per un astrattismo geometrico che affondava le radici nel «neoplasticismo» di T. van Doesburg e G. Vantongerloo. Fino al 1953 partecipò a tutte le vicende espositive del gruppo, dal quale si distinse per le originali e fantasiose figurazioni caratterizzate dall’uso di un cromatismo timbrico e bidimensionale. Prese parte alle tre edizioni del Salon des réalités nouvelles a Parigi (1948-50) e nel 1949, presentato da Dorfles, tenne la prima personale di pastelli-inchiostri alla libreria Salto di Milano.
Le opere dal 1949 al 1951 mostrano il maturare di una nuova consapevolezza: nella serie intitolata Lenci (1949: Omegna, collezione Orlando Piazza) e in dipinti come Movimento naturale (1950: Ibid., collezione Spriano) i colori diventano puri e si frantumano in una sorta di cadenzato astrattismo, raggiungendo esiti visivi ed espressivi che sembrano anticipare alcune ricerche dell’Optical art (Movimento musicale, 1950: Lambertini, 1977, tav. 7). Nel 1950, a Milano, pubblicò il volume Considerazioni sull’arte d’oggi.
Nei primi anni Cinquanta il M. giunse inoltre a una elaborazione teorica del proprio metodo di insegnamento della pittura (L’artiste et la méthode, UNESCO, Paris 1953), noto come Scuola Mazzon, che prevedeva la trasfigurazione della realtà attraverso l’emotività e la fantasia e che ottenne ampi riconoscimenti anche a livello internazionale. Il M. organizzò incontri e mostre per i suoi allievi di scuola media: le loro opere furono esposte nel dicembre del 1950 alla galleria Bompiani di Milano e ancora, a Parigi, nel 1952 al Musée pédagogique e nel 1955 alla galleria-libreria La Hune.
Dal 1953, anno in cui lasciò il MAC, al 1958, il M. tentò la via del figurativismo lirico con dipinti dalle forme sempre più elementari e con colori ridotti all’essenza luminosa del monocromo. Alla fine degli anni Cinquanta, preoccupato dagli eventi politici che sembravano preannunciare una terza guerra mondiale, il M. cadde di nuovo in una profonda crisi depressiva che questa volta convogliò nella ricerca di modelli espressivi adatti a esprimere la drammaticità del momento. Dal 1959 al 1962 dipinse alacremente paesaggi desolati e sconvolgimenti geologici su grandi tavole in masonite, con colori cupi e materici (Deserto atomico, 1962: Mastrolonardo, 1963, p. 43). Nel 1962 fu costretto al secondo ricovero in clinica, dal quale uscì l’anno dopo, manifestando un rinnovato interesse per la pittura non figurativa.
A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, il M. tornò a evocare i motivi compositivi della prima maniera, elaborando uno stile più pacato e lineare, senza alcun peso materico (Fantasia n. 90, 1966 e Trasparenza dell’alba, 1967: Lambertini, 1977, tavv. 12-14). Nel 1966 fu invitato a Barcellona al premio J. Mirò per il disegno, e l’anno seguente partecipò alla mostra Arte moderna in Italia 1915-35, allestita a palazzo Strozzi a Firenze; in tale occasione fu riconosciuto da Ragghianti come uno dei primi astrattisti italiani. Nel 1969, tenne un’antologica al Civico Padiglione di arte contemporanea di Milano.
Nel corso degli anni Settanta continuò a dipingere opere dal segno leggero e dalle tonalità monocrome (Canne d’organo n. 2, 1971: ibid., tav. 18; Spazio costruito, 1974: ibid., tav. 30), intensificando la partecipazione a mostre collettive quali l’Expo di Bari (1977) e personali, come quelle tenute alla galleria Gian Ferrari (1976) e alla galleria Vismara di Milano (1977).
Il M. morì a Milano il 3 luglio 1978.
Fonti e Bibl.: V. Guzzi, L’arte astratta in una mostra nazionale, in Il Tempo, 1° apr. 1948; R. De Grada, Cronache d’arte, in L’Unità, 2 febbr. 1949; Mostra di fantasie colorate di G. M. (catal.), a cura di G. Dorfles, Milano 1949; E. Mastrolonardo, Soldati, M. e l’arte concreta, in Corriere padano, 19 marzo 1949; G. M. e Gianni Monnet (catal.), a cura di M. Ballocco, Milano 1950; M. Valsecchi, I ragazzi di M. dipingono da maestri. Gli eccezionali quadri di una scuola milanese, in Oggi, 28 dic. 1950; T. Sauvage, Pittura italiana del dopoguerra (1945-1957), Milano 1957, pp. 95 s., 115, 135, 433; E. Mastrolonardo, G. M., in D’Ars Agency, IV (1963), 5, pp. 42-45; M. Radice, M. un pittore assai conosciuto e stimato. I suoi quadri sono belli, vivi ed attuali, in La Provincia (Como), 29 dic. 1965; Arte moderna in Italia 1915-1935 (catal.), a cura di C.L. Ragghianti, Firenze 1967, p. 326 figg. 1605s., 1609; A. Coccia, G. M. pittore, Novara 1968; D. Buzzati, G. M., in Corriere della sera, 25 ott. 1969; Mostra antologica di G. M.: 1926-1969 (catal.), Milano 1969; M. Valsecchi, L’astrattista fedele, in Il Giorno, 16 ott. 1969; F. Vincitorio, Lirismo di M., in Notiziario arte contemporanea (NAC), 1969, n. 24, p. 12; Mostra antologica del pittore G. M. (catal., Montecatini Terme), a cura di L. Lambertini, Firenze 1971; R. De Grada, L’invidiabile modestia di G. M., in Giorni, 20 apr. 1977; L. Lambertini, G. M., Milano 1977 (con amplia bibl.); L. Carluccio, M. opere inedite, Milano 1978; Movimento arte concreta: MAC (catal., Gallarate), a cura di L. Caramel, I, Milano 1984, pp. 34-36; F. Dogana, in La pittura in Italia. Il Novecento: 1945-1990, II, Milano 1993, pp. 777 s.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, III, pp. 1966 s.