GALLIENO (Publius Licinius Egnatius Gallienus Augustus)
Imperatore romano. Figlio dell'imperatore Valeriano e di Egnazia Mariniana, era nato nel 218 d. C. ed aveva quindi trentacinque anni quando il padre nel 253 lo associò all'impero. Rimase praticamente solo a regnare (essendo i figli giovinetti) nel 260, allorché Valeriano fu fatto prigioniero dai Persiani. Morì ucciso per una congiura di generali nel 268, mentre assediava in Milano l'usurpatore Aureolo.
Il suo regno ha coinciso con la più grande crisi da cui sia stato travagliato l'Impero, crisi determinata dalle invasioni dei barbari (che giunsero ad invadere la Spagna e l'Italia, la penisola balcanica, l'Asia Minore, la Grecia), dal sorgere di numerosi usurpatori, dalla ribellione di talune province, nonché dall'interno travaglio sociale e spirituale. G. riuscl a ristabilire i confini del Reno e del Danubio e a sconfiggere gli usurpatori: Ingenuo in Pannonia, Regaliano in Mesia, Macriano e Quieto in Siria, combattendo personalmente o a mezzo dei suoi generali. Fu spento il tentativo di staccare l'Egitto dall'Impero, ma la Gallia, con la Britannia e la Spagna, formarono sotto Postumo l'effimero Imperium Galliarum. La dinastia palmirena con Odenato e Zenobia rinsaldò il confine dell'Eufrate, ma allargò il suo potere effettivo a buona parte dell'Oriente; G. condusse una politica contraria al Senato, colpendo la sua autorità nel governo delle province e nelle alte cariche militari, che affidò all'ordine equestre. Nell'esercito, su cui basò il suo potere, introdusse varie riforme. Verso i Cristiani la sua politica fu tollerante e benevola (emise un editto nel quale il Cristianesimo era riconosciuto religio licita). Spirito colto ed imbevuto di ellenismo, sentì l'influsso della filosofia neo-platonica, ebbe contatti con Plotino, si iniziò ai misteri eleusini, vagheggiò riforme religiose e morali e, pur tendendo alla monarchia assoluta, credette di riallacciarsi spiritualmente alla tradizione illuminata degli Antonini.
Sebbene la storiografia antica dia un severo giudizio della sua personalità, l'esame del suo atteggiamento politico e spirituale lo colloca in una condizione di singolare rilievo. L'arte figurativa del tempo è nota sotto il nome generico di "rinascenza gallienica" e segna una reazione alla precedente corrente "espressionista"; essa trovò nel ritratto imperiale un campo di manifestazione ricco di possibilità, e d'altro lato l'imperatore si servì dell'iconografia e della monetazione come strumento di conoscenza e di propaganda del suo pensiero politico-religioso. Il ritratto di G. è sommamente rappresentativo della corrente artistica sopra atata, e insieme è traduzione nel linguaggio figurativo di indirizzo programmatico. La sua formazione, la raggiunta maturità e l'incipiente disgregazione della forma seguano le tappe della cosiddetta "rinascenza", della quale fornisce gli elementi-base cronologici e stilistica.
È stato distinto (Anföldi, L'Orange) un tipo scultoreo di "G. giovane", rappresentato da un busto al Museo dei Conservatori, Braccio Nuovo, da una testa al Museo Capitolino, Sala Imperatori, e da un'altra a Berlino, Staatliche Museen. Questi ritratti sono caratterizzati dal cranio rotondo, dal volto ovale, dalla pettinatura a brevi ciocche, che lasciano scoperta la fronte. Essi hanno un corrispondente tipologico nelle prime emissioni monetali, in cui la testa di G. appare inscritta in una sagoma rettangolare: è il tipo che è stato chiamato "tettonico" (Delbrück). L'identificazione dei suddetti ritratti scultorei con G. all'inizio del regno è stata oggetto di qualche obiezione (Poulsen, Bovini, Felletti Maj); ma è indubbio che essi rappresentano l'arte gallienica negli anni fra il 253 e il 260. Seguono cronologicamente i ritratti dell'età matura, in cui la fisionomia dell'imperatore si presenta così fortemente caratterizzata, da non potersi porre in dubbio la sua identità. Il più antico è probabilmente il busto del Louvre, che per la forma del cranio e del volto può considerarsi un'opera di mezzo fra il tipo giovanile e la testa del Museo Nazionale Romano n. 644; a quest'ultima sembra molto vicina un'altra, da pochi anni nota, del Museo Regionale di Lagos in Portogallo. Un po' più maturo appare G. nel busto Torlonia, n. 604 e ancor più anziano nella testa colossale nella Gliptoteca Ny Carlsberg n. 768. Il cranio di costruzione quadrangolare, il volto troppo largo, la lunghezza ed il volume della capigliatura, che incornicia la fronte, il naso aquilino, la particolare formazione a goccia del labbro superiore, sono i tratti inconfondibili dell'imperatore. Ma, nonostante la spiccata individualizzazione, il ritratto di G. offre il più vivo contrasto stilistico con quello degli imperatori che l'avevano preceduto di un breve lasso di tempo. Nelle sculture attribuite a G. giovane un legame con la precedente esperienza artistica è mantenuto dalla chioma, che ancora aderisce alla calotta cranica, sebbene alcune ciocche sano libere sulla fronte, e dalla forma stessa della testa; ma la reazione in senso classicheggiante è chiaramente indicata dalla sparizione dei particolari descrittivi e delle contrazioni nervose di superficie, mentre la ricerca dell'effetto tonale emerge dal confronto fra l'epidermide levigata e la ruvida barba "a scorza d'albero". Della rinascenza gallienica sono state date interpretazioni diverse: è stata vista come volontà di riallacciarsi (specialmente nei ritratti giovanili di G.) al classicismo dell'iconografia augustea (Rodenwaldt), o a quello, soffuso di romanticismo, del ritratto di Adriano (Bovini, Mathew) o infine alla tradizione artistica degli Antonini (osservazione in cui quasi tutti gli studiosi hanno convenuto). È stata anche spiegata come una corrente classicheggiante, pronunciatasi in Atene, come reazione al realismo antecedente (L'Orange). È stata messa in luce la coesistenza di elementi greci e romani e si è istituito un confronto spirituale con il filelleno Adriano, di cui G. imitò alcuni atteggiamenti, accettando la nomina ad arconte in Atene, e l'iniziazione eleusina (Mathew). Nel busto del Louvre, la cui data si deve forse porre verso il 260, la chiara, equilibrata composizione, gli aristocratici, netti lineamenti, la risorgente voluminosità della chioma, lo sguardo romanticamente espressivo, fanno sentire che all'influenza del ritratto augusteo si mescola quella del ritratto di Adriano. Ma nelle sculture Terme-Lagos-Torlonia, che, in base al confronto con le effigi monetali di G. e il principio della coniazione di Postumo, si possono collocare dopo il 260, e forse dall'anno dei Decennalia in poi (262 d. C.), si ha il pieno sviluppo dello stile gallienico, con l'affermarsi della ricerca coloristica, anche a mezzo del trapano, con la libertà e la voluminosità delle ciocche, con l'esagerazione espressiva, conseguita attraverso la posa della testa, la fronte corrugata, lo sguardo volto in alto. Caratteri questi che costituiscono in parte una ripresa di quella corrente artistica, che si suole indicare col nome di barocco antonino (colore, movimento di volumi, visione romantica), e quindi un ritorno al passato, ma in parte anche un passo avanti verso la formazione dei nuovi ideali d'arte. Il concetto e l'immagine del monarca ispirato dal cielo sono stati particolarmente fatti oggetto di studio dal L'Orange, a partire dal tipo di Alessandro, attraverso i principi ellenistici, i condottieri e gli imperatori romani in relazione al fenomeno della identificazione con una divinità e dell'apoteosi post mortem. E già antecedentemente, dal Rodenwaldt, era stato posto l'accento sull'atteggiamento del religiosissimus Augustus, che si era andato formando fino dal regno di Antonino. Recentemente sono state aggiunte dallo Hanfmann altre osservazioni sul nuovo concetto della personalità imperiale, che fin da Traiano l'arte tende a trasformare il modello di dignità virile e di eroica virtù. Nel ritratto di G. non v'è un'esteriore imitazione della "posa" di Alessandro, ma la rappresentazione del condottiero e salvatore dei popoli, ispirato dal cielo ed in comunione con esso. Come tale egli è rappresentato nella monetazione, identificato più volte con le divinità. Si suole riconnettere al pensiero di Plotino l'arte dell'epoca gallienica e in particolare il ritratto imperiale (Alföldi, Mathew), sebbene non sia mancato chi ha messo in guardia la critica contro troppo affrettate conclusioni in proposito (Ferri). La questione sui limiti entro cui tale influenza sia stata possibile, è sempre aperta, ma non è da escludere che se ne debba vedere un riflesso nella intensa spiritualità dei ritratti, specialmente in quello colossale della Gliptoteca Ny Carlsberg n. 768, nel quale sembra quasi materializzata l'idea imperiale, quasi a esprimere il pensiero neo-platonico che nell'opera d'arte l'uomo vede una imitazione di ciò che esso ha nel suo noùs.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ikon., II, 3, Stoccarda 1894, p. 165 ss.; F. Poulsen, Portrait d'une philosophe néoplatonicien, in Bull. Corr. Hell., LII, 1928, p. 245 ss.; A. Alföldi, Die Vorherrschaft der Pannonier u. die Reaktion des Hellenentums unter Gallienus, in Fünfundzwanzig Jahre Römisch-germanischer Kommission, Magonza 1930; G. Rodelwadt, in Arch. Anz., 1931, cc. 323 s.; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätantiken Porträts, Oslo 1933, p. 5 ss.; S. Ferri, Plotino e l'arte del III secolo, in La Critica d'Arte, I, 1936, p. 110 ss.; G. Bovini, Gallieno, in Mem. Lincei, 1941, II, p. 147 ss.; id., La ritrattistica romana da Treboniano Gallo a Probo, in Mon. Ant., XXXIX, 1943, col. 256 ss.; G. Mathew, The Character of the Gallienic Renaissance, in Journal Rom. Stud., XXXIII, 1943, p. 65 ss.; H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 86 ss.; E. Dusenbery, Sources and Development of Style in Portraits of G., in Marsyas, IV, 1945-47, p. 1 ss.; B. M. Felletti Maj, Ritratto inedito del Museo delle Terme, in Boll. d'Arte, N. S. II, 1948, p. 97 ss.; id., Iconografia Romana Imperiale. Da Severo Alessandro a M. Aurelio Carino, Roma 1958, p. 220 ss.; G. M. Hanfmann, Observation on Roman Portraiture, in Coll. Latomus, XI, 1953, p. 45 ss. Monete: H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Imperial Coinage, Londra 1923, V 2, p. 61 ss.; A. Alföldi, Zur Kenntnis der Zeit der römischen Soldatenkaiser, in Zeitschr. für Numismatik, XXXVII, 1927, p. 197 ss.; id., Siscia, in Num. Közlöny, XXVI-XXVII, 1928-29, p. 14 ss.; R. Delbrück, Die Münzbildnisse von Maximinus bis Carinus, Berlino 1940, pp. 21, 102 ss., 196 ss.; H. Jucker, in Antike Kunst, II, 1959, p. 57 ss. (ritratto di G. a Ginevra).