GALLIPOLI (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Lecce, situata a 38 km. da quest'ultima, sul Mar Ionio; fu fino al 1927 capoluogo di circondario; è sede vescovile. Attualmente risulta di due parti ben distinte, l'una occupante un'isoletta, l'altra estesa sull'ultimo tratto di un promontorio che sporge, in forma di triangolo, per circa tre km. nel mare: le due parti, vicinissime tra loro, sono congiunte da un ponte. Fino al secolo scorso, invece, la città era raccolta soltanto nell'isoletta, che ha un circuito di circa un km. e mezzo e al posto dell'antica cerchia di mura è oggi orlata da una via panoramica; ha fiancate ripide, alte circa 10 m. (l'altitudine massima è di 14 m.); è attraversata, in continuazione del ponte e della via proveniente dal continente, da un'arteria mediana che si svolge press'a poco da E. a O.; tutte le vie, peraltro, sono in questa parte vecchia della città strettissime e tortuose. La parte nuova, detta Borgo, cominciò a formarsi nel 1837 su un'area che è di già superiore a quella di tutta l'isola, ed è distinta da case basse e da vie larghe e diritte. A O. di Gallipoli sporgono la piccola Isola del Campo e lo scoglio detto Li Piccioni e ancor più lontano la bassa Isola di S. Andrea, su cui s'innalza un faro.
Il censimento del 1931 assegna al comune di Gallipoli 12.212 ab.; quello del 1921 gliene assegnava 12.715, di cui 4679 spettanti al Borgo; nei confronti con i risultati del censimento del 1911, si rilevava un forte aumento (circa 1500 ab.) della popolazione del Borgo e una lieve diminuzione della popolazione del centro insulare; nel 1871 il Borgo contava appena 449 ab. I censimenti anteriori al 1911 assegnavano a Gallipoli anche gli abitanti della borgata Sannicola, oggi costituita in comune autonomo, che sorge nell'interno, a 78 m. s. m., e che fu fino al principio del secolo frazione di Gallipoli, e dei Gallipolitani rimane sempre il principale luogo di villeggiatura.
La popolazione di Gallipoli è dedita a occupazioni molto varie, dall'agricoltura al commercio e alle industrie; il territorio comunale (40,33 kmq.) è coltivato a ulivi, a viti, a cereali e ad alberi da frutta; nel centro insulare prevalgono i pescatori e gli artigiani; sono esercitate le industrie vinicole e quella della fabbricazione dei barili e delle botti. Attiva è la pesca (esercitata anche quella del tonno). Notevole importanza ha avuto fino alla guerra mondiale per Gallipoli il commercio marittimo, che consiste specialmente nell'esportazione del vino e dell'olio. Il movimento complessivo delle merci, che raggiunse 72 mila tonn. nel 1904 e segnò 66 mila tonn. nel 1913, toccò nel triennio 1924-26 la media di 6400 tonn. annue; il 1928 segna una ripresa, con circa 16 mila tonn. Da Gallipoli partono due ferrovie; l'una che per Zollino va a Lecce e l'altra che a Casarano s'innesta sulla Nardò-Gagliano; un piccolo tronco unisce la stazione centrale allo scalo marittimo.
Monumenti. - La cattedrale, dedicata a S. Agata, costruita (1629-30) su disegno di Giovanni Bernardino Genovino e restaurata al principio del secolo XX, ha una sontuosa facciata compiuta nel 1696. L'interno, ampio e luminoso, diviso in tre navate, è ricco di buone pitture barocche, di Nicola Malinconico, di Giov. And. Coppola, di Gian Dom. Catalano, di Luca Giordano. Nella cappella maggiore, con altare e balaustrata a tarsie marmoree, vi è un coro ligneo, intagliato (1741) da Giorgio Aver. Opere del Coppola e del Catalano si trovano pure nelle chiese di S. Angelo, di S. Chiara, di S. Domenico, della Purità, la quale conserva anche pitture di Liborio Riccio e di Luca Giordano. Il castello, costruito da Carlo d'Angiò e rimaneggiato nei secoli XV e XVII, è a pianta quadrata con torrioni angolari.
Storia. - L'antica Callipolis, distante 12 miglia da Leuca, notevole come emporio per il commercio della porpora, fu fondata o almeno tenuta dai Tarentini. Il nome messapico era Anxa. Interessante l'episodio di un tal Leucippo spartano che sbarca a Gallipoli per comando dell'oracolo e chiede ai Tarentini di potervi restare "giorno e notte". I Tarentini restano giuocati sul significato della parola e debbono lasciarvi stare l'intruso (Strabone, VI, 265). Cozzò con le legioni romane di Emilio Barbula (280) e fu sottomessa da Roma nel 266. Ribellatasi nel 214 e passata con Taranto ai Cartaginesi fu (213) schiacciata sotto il consolato di Claudio Nerone, poi eretta in municipio.
Dalle lettere di Gregorio Magno risultano noti due vescovi della fine del sec. VI, Giovanni e Sabiniano.
Durante la lotta con Totila, rimase con Otranto in potere dei Greci, ai quali si mantenne fedele anche quando i Longobardi occuparono Taranto, Brindisi e altre terre di Puglia. Tramontato l'esarcato di Ravenna, passò al tema di Sicilia. Ultima a cadere nelle mani dei Normanni, fece parte del principato di Taranto, con Otranto e Oria, da Ruggiero, figlio di Roberto il Guiscardo, in poi. Arrigo VI confermò gli antichi privilegi, che Gallipoli difese sempre tenacemente. Fu fedelissima a Federico II; Carlo I d'Angiò vi costruì il castello. Durante la guerra del Vespro, si ribellò agli Angioini, dai quali fu rasa al suolo e privata della diocesi (passata a Nardò nel 1284). Fu ricostruita da Carlo II e Giovanna I. Nel 1402 passò a Ramondello Orsini, poi a Ladislao di Durazzo, a Giovanna II, dalla quale fu ceduta a Giov. Antonio del Balzo Orsino, principe di Taranto. A questo si mantenne quasi sempre fedele nella lotta tra Giovanna II e Alfonso di Aragona, pur essendo afflitta dalla peste (1429), dallo sbarco di galeotte turche (20 aprile 1430), - incubo continuo nella storia di Gallipoli - e dalla devastazione delle truppe aragonesi. Passata a Ferdinando I d'Aragona e fortificata, resisté alle forze turche invadenti Terra d'Otranto (1481) e ai Veneziani, che però (v. appresso) l'espugnarono (maggio 1484) e la tennero per 4 mesi fino alla pace di Bagnolo. Durante la discesa di Carlo VIII si mantenne fedele agli Aragonesi, governata da Marcantonio Filomarini; patteggiò onorevole resa col Consalvo, resistette al Lautrec (3 luglio 1528). Nel 1537 le terre rivierasche furono fortificate e fu ricostruito il castello. Sotto i Borboni, vide crescere la sua importanza commerciale. Democratizzatasi nel 1799, resisté al bombardamento della flotta inglese (24 agosto 1809). Partecipò ai moti del 1848. Fu radiata dall'elenco dei castelli del regno delle Due Sicilie poco avanti il 1860. Un gruppo di garibaldini, comandato dal maggiore Garcea, sbarcò a Gallipoli il 7 settembre 1860, proclamandovi la decadenza dei Borboni.
Gallipoli si mantenne per secoli greca nei costumi, nel dialetto, nel rito. Dal sec. XII, il rito latino sostituì gradatamente quello greco nella penisola salentina; ma a Gallipoli fu accolto solo nel 1513.
Azione navale. - Un combattimento di qualche importanza ebbe luogo a Gallipoli di Puglia durante la guerra combattuta da Venezia e Aragonesi, e loro alleati (1483-1484). Dopo molti sbarchi compiuti dall'armata veneziana sulle coste del regno di Napoli, Giacomo Marcello con una crociera lungo le coste pugliesi catturò numerose navi nemiche e poi si presentò con 14 galee dinnanzi a Gallipoli, difesa da numerosa artiglieria. Durante il bombardamento la squadra veneziana subì gravi danni; lo stesso Marcello cadde ucciso a bordo della capitana; ma il provveditore Malipiero nascose agli equipaggi quella morte e, ridotte al silenzio le batterie terrestri, ordinò lo sbarco. Gallipoli fu saccheggiata dalle soldatesche greche al soldo della Repubblica (i tanto celebrati stratioti o stradiotti), con grave dolore del Malipiero. Un altro sbarco fu fatto a Nardò; poi, all'annunzio che si avvicinava l'armata navale napoletana, i Veneziani abbandonarono le acque del regno e presero porto a Cattaro e a Corfù.
Bibl.: R. Ravenna, Memorie storiche della città di Gallipoli, Napoli 1836; C. Baldari, Saggio dello stato geologico-topografico di Gallipoli, Napoli 1856; P. Maisen, Gallipoli e suoi dintorni, Gallipoli 1870; G. Monnosi, Studî sui dialetti greci della Terra d'Otranto, Lecce 1870; G. Franco, Sistemazione e ampliamento del porto di Gallipoli, Lecce 1886; G. Gigli, Canti amorosi greci, in Scritti di storia, di filologia e d'arte, Napoli 1908; G. Franco, La fontana di Gallipoli, in Apulia, II (1911), p. 225 segg.; G. Gigli, Il tallone d'Italia: II. Gallipoli, Otranto e dintorni, Bergamo 1912; F. D'Elia, L'agonia del R. castello di Gallipoli, in Rivista storica salentina, VII (1912), p. 165 segg.; id., Gallipoli non fu mai sottomessa a feudatario,in Rivista storica salentina, VIII (1913), p. 173 segg.; id., Origine e vicende del comune di S. Nicola, ora frazione di Gallipoli, Gallipoli 1913; id., Cappella di S. Cristina in Gallipoli, Gallipoli 1913; G. Bacile di Castiglione, Castelli Pugliesi, Roma 1927. Per le azioni navali, v.: P. Cirneo, De Bello Ferrariensi, in Rer. Ital. Script., XXI; D. Malipiero, Annali, in Arch. Stor. It., appendice, VII; C. Manfroni, Storia della marina italiana dalla caduta di Costantinopoli alla battaglia di Lepanto, Roma 1896, pp. 119-121.