GALLO, Marzio Mastrilli, marchese, poi duca di
Nacque il 6 settembre 1753 nel castello di Ponticchio (Nola), morì il 4 febbraio 1833 a Napoli. Entrò in diplomazia e fu ministro a Torino (1782) e a Vienna (1786). Si recò anche a Kerson in occasione del viaggio ivi compiuto nel 1787 da Caterina II e dall'imperatore Giuseppe II. Durante la permanenza del G. a Vienna, furono conchiusi i tre matrimonî austro-napoletani, che suggellarono l'alleanza dei Borboni con gli Asburgo. Il G. rappresentò poi Ferdinando IV nelle trattative iniziali della pace con la Francia (1796) e per conto della corte austriaca stipulò con Bonaparte i preliminari di Leoben e sottoscrisse il trattato di Campoformio (1797). Nel 1798, nominato ministro degli Esteri e della Marina, si adoperò, benché invano, a dissuadere il Borbone dal riaprire le ostilità con la Francia e, quando poi la corte fuggì in Sicilia, corse a Vienna e a Pietroburgo per cercare aiuti. Dopo Marengo si adoperò a ottenere da Napoleone condizioni migliori di quelle del trattato di Firenze (1801). Rappresentante della corte napoletana a Parigi, ottenne che la Francia ritirasse le truppe dal Regno. Costituitasi la terza coalizione, firmò per ordine della corte (21 settembre 1805) una convenzione di neutralità, che contraddiceva al trattato di alleanza conchiuso il 10 dello stesso mese con gli Austro-Russi e ignorato dal G., il quale, allorché i Borboni dovettero abbandonare Napoli, offrì i suoi servigi ai Francesi e diventò ministro degli Esteri di Giuseppe Bonaparte (3 giugno 1806) e dal 1808 del Murat, che lo fece duca. Caduto il Murat, il G. fece di nuovo adesione ai Borboni, i quali lo costrinsero a ricomprare i beni donatigli dai Francesi e lo lasciarono in disparte. Solo con la rivoluzione del luglio 1820 fece parte della Giunta provvisoria di governo; andò in Austria per ottenere il riconoscimento del regime costituzionale, ma non gli fu dato di proseguire oltre Klagenfurt; poi divenne ministro degli Esteri. In tale veste accompagnò il re diretto a Lubiana, ma Ferdinando, dopo averlo fatto fermare a Gorizia, lo chiamò solo per partecipargli la decisione delle potenze. Compiutasi la restaurazione, fu dimesso dalla carica, e si ritirò a vita privata.
Bibl.: Memorie del duca di Gallo, ed. B. Maresca, in Archivio storico per le provincie napoletane, XIII (1888); Correspondance inédite de Marie-Caroline... avec le marquis de Gallo, ed. M.-H. Weil e C. Di Somma Circello, Parigi 1911, 2 voll.; G. Paladino, Il duca di G. negli avvenimenti napoletani del 1820-21, in Il Risorgimento Italiano, XVI (1932), p. 499 segg.; Atti del Parlamento delle Due Sicilie nel 1820-21, Bologna 1931, IV-V.