gallo
In Pg VIII 81 Non le farà sì bella sepultura / la vipera che Melanesi accampa, / com'avria fatto il gallo di Gallura, nella malinconica invettiva anti-uxoria di Nino Visconti, in funzione di emblema araldico: il Buti chiosa che " questo finge l'autore per mostrare che era più onorevole lo giudicato di Gallura che la segnoria di Milano, perché lo giudicato è signoria ragionevile costituita da lo imperadore e dal papa, e la signoria di Milano era allora violenta, senza iusto titolo ", dando allo stemma il valore di una bandiera di combattimento e di accusa. E. Donadoni (Il canto VIII del Purgatorio, Firenze 1919, 22) osserva: " sulla tomba di una donna, non l'emblema della forza e della frode; troppo meglio starebbe l'emblema della solerzia e dell'operosa virtù " (" uccello che s'allegra e canta secondo l'ore del dì e della notte, sponendo per forma di ragione la sua allegrezza ", F. Sacchetti, Opere diverse, Firenze 1857, 90). Il sostantivo ricorre anche in Cv IV XXX 4 come dice Esopo... più è prode al gallo uno grano che una margarita.