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BECCHINI, Galvano

di Luigi Prosdocimi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
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BECCHINI (Bettini), Galvano (Galvano da Bologna)

Luigi Prosdocimi

Nacque a Bologna nella prima metà del sec. XIV. Addottoratosi, qualche anno avanti il 1361, in diritto canonico presso l'università di Padova, proprio nell'ateneo che lo aveva visto studente fu chiamato, dal 1365, a ricoprire la cattedra di Decretali; conservò l'incarico almeno sino al 1368, ma quasi certamente anche oltre tale anno, sino al 1370-71. Intorno al 1370, infatti, grazie ai buoni uffici del re Luigi I il Grande, Guglielmo Hamer, vescovo di Cinque Chiese (Pécs, in Ungheria), riuscì a ottenere da Francesco il Vecchio da Carrara, signore di Padova, il permesso di poter chiamare in Ungheria il B., il quale a Cinque Chiese avrebbe dovuto dar vita all'insegnamento e agli studi di diritto canonico. A Pécs il B. iniziò i suoi corsi nel 1371; godeva allora di un lauto stipendio (ben 600 fiorini d'oro) e di altre ricche rendite che gli venivano erogate sui beni della mensa vescovile. Tali privilegi vennero sanzionati e confermati da Gregorio XI. Tuttavia proprio questo pontefice, nel momento in cui si accingeva a riportare a Roma la curia apostolica, deve aver richiamato in Italia il B. perché leggesse le Decretali nello Studio di Bologna (1374). Tale decisione del papa era senza dubbio motivata dal suo desiderio di dare nuovo impulso agli studi canonistici nella vecchia alma mater.

La chiamata del B. a Bologna richiese una speciale dispensa pontificia: gli Statuti di quello Studio esigevano come requisito pregiudiziale che i docenti si fossero laureati a Bologna. Gregorio XI dispose inoltre che lo stipendio che il B. avrebbe percepito a Bologna, assai meno cospicuo di quello da lui goduto a Pécs, venisse integrato dalla Camera apostolica con una erogazione annua di 240 ducati.

La morte di Gregorio XI (marzo 1378) e i decisivi avvenimenti che seguirono e che culminarono nel grande scisma d'Occidente indussero il B. ad abbandonare Bologna, schieratasi dalla parte dell'antipapa avignonese Clemente VII: egli fece allora ritorno a Padova, ove la sua presenza è documentata per gli anni che vanno dal 1379 al 1382. Tuttavia il suo soggiorno padovano fu relativamente breve: nel 1383 (o 1384) il B. era di nuovo a Bologna, chiamatovi dal Consiglio dei Seicento per riprendere i suoi corsi presso quella università; a Bologna morì prima del 1395.

Dei figli del B., studenti di diritto a Bologna dopo il 1383, l'uno, Vittore, fu, come il padre, studioso di diritto canonico; l'altro, Girolamo, esercitò in un secondo tempo a Padova il mestiere del cambiavalute.

Il frutto scientifico di una vita così movimentata si riassume in poche opere, di assai scarsa mole, la più importante delle quali è il trattato De differentiis legum et canonum, compilato, a quanto sembra, nel primo periodo dell'insegnamento padovano del Becchini.

Tale trattato appartiene a un genere assai coltivato dai giuristi del tardo Medioevo, tendente a individuare e ad elencare i punti in cui il diritto romano giustinianeo ed il diritto canonico (e cioè i "due diritti" formanti, nel loro armonico ed unitario complesso, lo ius commune della società cristiana occidentale) si trovano, eccezionalmente, in conflitto: questa ricerca delle differentiae, mentre aveva intenti pratici, finì tuttavia per avviare, per via di interpretazione dottrinale, un superamento di esse o, quanto meno, un avvicinamento delle opposte soluzioni normative dei due diritti.

L'operetta del B., che elencava novantotto casi di discrepanza, fu compilazione molto apprezzata dai "pratici" per la chiarezza e la semplicità, schiva di sovrabbondanze inutili pur nella conoscenza di tutta la dottrina precedente, che le erano caratteristiche. Essa ebbe ampia diffusione e grande fortuna, non solo in Italia, ma anche in Francia e in Germania, nei secoli seguenti, tanto da venir spesso stampata in appendice a opere maggiori - come la Summa decretalium di Goffredo da Trani (Venetiis 1491) e i Commentarii alle Decretali di Niccolò Tedeschi detto il Panormitano (Venetiis 1617) -, o da trovare accoglienza nelle grandi sillogi di monografie giuridiche (come nei Tractatus universi iuris, I, ff. 189 s.), o da venir riprodotta senza nome di autore o addirittura plagiata.

Tuttora manoscritte sono le altre opere del B., a cominciare da quell'Opus compendiosum che appare formato di due brevi compilazioni non sempre unite nei mss., una di Casus qui iudicis arbitrio relinquuntur (il cui incipit è: "Ad omnium utilitatem et maxime iudicum..."), e l'altra di Contrarietates glossarum iuris canonici, 'casus' e 'contrarietates' che un certo Dino da Pistoia nel 1376 (e cioè nel primo periodo bolognese del B.) avrebbe raccolto frequentando le repetitiones e disputationes tenute dal B. stesso. A tale duplice compilazione debbono aggiungersi anche alcune altre repetitiones a capitoli o glosse delle Decretali e un breve trattato De decimis (incipit: "Quia tractatus de decimis et primitiis utilis est et frequenter occurrit..."). Fra i mss. che contengono queste opere del B. sono particolarmente da segnalare i mss. Vat. 2660 (ff. 100 s.) e 2683 (ff. 218 s.).

Bibl.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 36-43 (con numerosi documenti); F. M. Colle, Storia scientifico-letter. dello Studio di Padova, III, Padova 1825, pp. 46-52; J. F. von Schulte, Die Gesch. der Quellen und Literatur des canon. Rechts, II, Stuttgart 1877, pp. 286-289; H. Rashdall-F. M. Powicke, The Universities of Europe in the Middle Ages, II, 1, Oxford 1936, p. 295; J. Portemer, Recherches sur les "differentiae iuris civilis et canonici" au temps du droit classique de l'Eglise, Paris 1946, ad Indicem; Dict. de droit canonique, II, col. 931, sub voce Galvanus de Bettino.

Vedi anche
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galvano-faràdico
galvano-faradico galvano-faràdico agg. – Corrente galvano-faradica: tipo di corrente elettrica usata in elettroterapia, che unisce gli effetti della corrente galvanica e della corrente faradica.
galvano
galvano s. m. [accorciamento di termini composti con galvano-]. – Matrice grafica in rilievo, di metallo, ottenuta con procedimenti galvanoplastici (v. galvanotipia).
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