Nasser, Gamal Abdel
Politico egiziano (Alessandria d’Egitto 1918-Il Cairo 1970), presidente della Repubblica egiziana dal 1954 al 1970. Primogenito di un modesto funzionario postale, originario di un villaggio dell’Alto Egitto, frequentò gran parte delle scuole al Cairo ospitato presso parenti, prendendo parte, fin da ragazzo, a manifestazioni antibritanniche, sotto l’influenza del fervente nazionalismo egiziano dell’epoca, espresso politicamente dal Wafd e, in modo più radicale, dal movimento ultranazionalista Misr al-Fatat (Giovane Egitto), fondato nel 1933 da A. Husayn. Nel 1935, non ancora diciottenne, N. fu ferito durante un corteo di protesta contro l’opposizione inglese al ripristino della Costituzione egiziana ed espulso dalla scuola. Convintosi dell’inutilità della lotta politica, dopo il trattato anglo-egiziano del 1936 che confermava la sudditanza militare dell’Egitto alla Gran Bretagna, N. entrò nell’esercito, giudicandolo lo strumento di cambiamento più efficace. Nell’accademia militare, N. conobbe alcuni di quelli che sarebbero diventati con lui i protagonisti della rivoluzione del 1952, come ‘Abd al-Hakim Amir e Anwar Sadat. Pur non condividendo il diffuso sentimento favorevole al nazismo degli ambienti militari egiziani, N. fu indignato dal cd. incidente del giugno 1942, durante il quale l’Inghilterra impose, con la minaccia militare, un gabinetto liberale e filobritannico al re Faruq. Tale sentimento fu rafforzato dalla sconfitta egiziana nel confitto che seguì, nel 1948, alla fondazione di Israele (➔ ), dove N., che si distinse nella difesa di Falluja, ebbe modo di constatare l’impreparazione dell’esercito egiziano. Fu questo l’inizio del movimento clandestino dei Liberi ufficiali, animato da ideologie di diversa provenienza, nel quale N. assunse presto un ruolo di primo piano, affiancato da M. Najib, ufficiale più anziano, anch’egli distintosi nella guerra contro Israele. Fra il 1948 e il 1952, una profonda dissidenza si diffuse nella società egiziana, rivolta contro il re e contro il partito Wafd al potere; i Liberi ufficiali ne furono il principale esponente, insieme al movimento dei Fratelli musulmani. All’inizio del 1952, scontri con le forze britanniche di stanza sul Canale di Suez provocarono gravi disordini e numerose vittime fra la popolazione civile. I Liberi ufficiali decisero allora di mettere in atto un colpo di Stato, realizzato il 23 luglio dello stesso anno, che condusse all’esilio del re e all’insediamento di un regime rivoluzionario, nel quale N., non ancora trentacinquenne, cedette il ruolo di primo piano al più anziano Najib. L’ideologia del regime, all’inizio piuttosto vaga, andò definendosi intorno all’opposizione alla protratta presenza britannica in Egitto e alla radicale riforma agraria lanciata nello stesso anno della rivoluzione. N., promotore di un distacco radicale dalla tradizione politica egiziana, non tardò a isolare il più moderato Najib, subentrandogli nel 1954 alla guida del Consiglio del direttivo della rivoluzione. L’accordo firmato con la Gran Bretagna, che ne stabiliva il ritiro dalla zona del Canale ma manteneva il diritto d’intervento militare in caso di attacco da parte di altri Paesi, accese l’opposizione dei Fratelli musulmani, antichi alleati dei Liberi ufficiali. L’attentato a N. dell’ott. 1954, attribuito forse falsamente ai Fratelli, dette inizio alla loro persecuzione e messa al bando; da questo momento, il regime di N. si fondò sempre più sull’attività dei servizi segreti, che affiancarono l’esercito nel ruolo di controllo del Paese e di soppressione della dissidenza politica. Nel 1955 l’adesione al movimento dei Paesi non allineati durante la Conferenza di Bandung, nella quale fu investito del ruolo di guida del movimento anti-imperialista nel continente africano, aprì a N. la possibilità di acquistare armi sovietiche per riarmare l’esercito egiziano, in funzione anti-israeliana e contro l’alleanza anglo-irachena riproposta nello stesso anno dal Patto di Baghdad. Nel 1956, divenuto capo dell’Unione nazionale, il partito unico rivoluzionario, N. annunziò la nazionalizzazione del Canale di Suez, dopo il rifiuto dei Paesi occidentali di finanziare la costruzione della diga di Assuan, uno dei più ambiziosi progetti del regime. All’iniziativa, che accrebbe enormemente la popolarità di N. in tutto il mondo arabo, Francia e Inghilterra reagirono decidendo di attaccare l’Egitto, con l’aiuto di Israele, che da tempo conduceva una guerra di attrito alla frontiera. L’esercito israeliano invase il Sinai, portandosi nei pressi del Canale; poco dopo, truppe inglesi e francesi sbarcavano a Port Said. L’intervento congiunto di USA e URSS impedì l’escalation militare e la sconfitta egiziana; N., che aveva impegnato la sua popolarità nella sfida alle grandi potenze europee, uscì vincitore morale dal conflitto evitato, agli occhi del mondo arabo. Da questo momento, egli divenne il campione del panarabismo, abbracciandone, oltre agli obiettivi della lotta a Israele e della resistenza anticoloniale, con l’appoggio dato alla guerra d’indipendenza algerina, anche il progetto di unificazione dei diversi Stati in un super Stato arabo, del quale l’Egitto avrebbe avuto la guida. Nel 1958 fu attuata l’unione con la Siria (➔ ), alla quale si sarebbe dovuto aggiungere l’Iraq dopo il colpo di stato che, nello stesso anno, rovesciò la monarchia hashimita. L’esperimento, tuttavia, fallì rapidamente, per l’eccessivo squilibrio di potere all’interno della Repubblica araba unita (RAU) fra Egitto e Siria; nel 1961 questa si ritirò dall’unione, il cui nome rimase all’Egitto per i successivi dieci anni. La crisi che seguì alla fine della RAU convinse N., ormai il principale alleato dell’URSS in Medio Oriente, a lanciare un radicale programma di riforme nel senso del cd. socialismo arabo. Rilevante fu il loro impatto sull’economia egiziana, che fu totalmente pianificata: imprese e banche furono nazionalizzate, la proprietà terriera ulteriormente frammentata e i grandi patrimoni privati espropriati. Fu approvata una nuova Costituzione, che incarnava i principi del regime, e l’Unione nazionale fu sostituita dall’Unione araba socialista, destinata a essere il partito unico delle masse. Tale trasformazione rimase tuttavia incompiuta, per l’assenza di strutture intermedie e di base che, come nella Turchia di Kemal, fossero capaci di mobilitare la popolazione sugli obiettivi proposti. Nel 1962 iniziò l’impegno militare egiziano nello Yemen, dove un colpo di Stato militare aveva rovesciato la monarchia (➔ Mutawakkiliti; Yemen). N. intervenne al fianco delle forze golpiste, mentre l’Arabia saudita appoggiava le forze realiste; l’intervento in Yemen fu un grave errore politico di N., poiché lo costrinse a impegnare l’esercito nazionale in un conflitto logorante per il quinquennio successivo, mentre riprendeva all’interno del Paese l’opposizione religiosa dei Fratelli musulmani (1966, impiccagione di S. Qutb) e si riapriva il fronte contro Israele. Preparata da patti di mutua difesa con la Siria e la Giordania, la guerra scoppiò nel giugno 1967, innescata da rapporti erronei dei servizi segreti sovietici relativi all’imminenza di un attacco israeliano alla Siria. N. costrinse al ritiro la forza d’interposizione delle Nazioni unite nel Sinai e affrontò direttamente Israele, bloccandone l’accesso al mare attraverso lo stretto di Tiran. Israele reagì con un attacco preventivo il 5 giugno, che distrusse l’aviazione alleata araba prima ancora che questa prendesse il volo e risolse il conflitto in pochi giorni. Dopo il cessate il fuoco, accettato il 9 giugno, N. fu costretto ad ammettere pubblicamente la sconfitta, che comportò la perdita del Sinai e la chiusura del Canale. L’annuncio delle sue dimissioni fu seguito da vastissime manifestazioni di sostegno al leader sconfitto, che riprese il suo posto, in una situazione di grave crisi politica e militare. N. lanciò massicce epurazioni nell’esercito, che condussero al suicidio, forse forzato, del vicepresidente e capo delle forze armate Amir. Nel 1968 si moltiplicarono le proteste popolari, con la richiesta di maggiore libertà interna; N. vi rispose lanciando, con l’aiuto militare sovietico, la cd. guerra di attrito contro Israele. L’ultimo atto politico di N. come leader del mondo arabo fu la mediazione, complessivamente riuscita, fra re Husayn di Giordania e l’OLP, nel settembre 1970 al Cairo, dopo gli eventi del cd. Settembre nero. Pochi giorni dopo, il 28 settembre, N. moriva d’infarto; i suoi funerali, accompagnati da imponenti manifestazioni di cordoglio in tutto il mondo arabo, furono seguiti da milioni di egiziani.
Nasce ad Alessandria d’Egitto
Guida il colpo di Stato contro re Faruq
Presidente della Repubblica
Spodesta M. Najib alla guida del Consiglio del direttivo della rivoluzione, subentrandogli con un referendum nel 1956
Nazionalizzazione del Canale di Suez
Unificazione fra Egitto e Siria
Intervento militare nello Yemen
Sovrintende alla nascita dell’OLP, s’impone come leader dei cd. Paesi non allineati
Terza guerra arabo-israeliana; l’Egitto sconfitto è costretto a cedere il Sinai
Riprende le azioni militari al confine israeliano (cd. guerra di attrito)
Muore al Cairo mentre è impegnato in un tentativo di mediazione fra le organizzazioni della resistenza palestinese e la Giordania