GAMBALE
. - Famiglia di musicisti attivi in Italia nel sec. XIX.
Luigi, nato a Napoli verso la fine del sec. XVIII o nei primi anni del successivo, fu allievo di N.A. Zingarelli. La sua farsa, Le civette in apparenza, su libretto di J. Ferretti, fu rappresentata con successo al teatro Valle di Roma il 3 giugno 1826. Sempre a Roma furono messe in scena le opere La sposa persiana (1827) e La sciocca per astuzia (7 febbr. 1828). Insieme con G.S. Mayr musicò a una e più voci con organo le Melodie sacre ovvero Inni, cantici e salmi popolari della Chiesa, volgarizzate dal poeta S. Biava (7° ed., Milano 1838). Si ginorano il luogo e la data di morte.
Emanuele, insegnate e teorico, figlio o almeno parente di Luigi, visse a Milano nella prima metà del sec. XIX. Cercò di rinnovare la notazione musicale, creando un nuovo sistema di dodici suoni uguali: a tal fine pubblicò un trattato dal titolo La riforma musicale riguardante un nuovo stabilimento di segni e di regole per apprendere la musica (Milano 1840).
L’opera é divisa in quattro lezioni dedicate rispettivamente alla notazione, agli intervalli e al modo di riconoscerli a prima vista, alla durata di ciascun suono, agli abbellimenti e ai segni di abbreviazione. Il principio base del suo sistema di notazione consiste nel rappresentare ciascuno dei suoni della scala cromatica con un segno speciale e, di conseguenza, sopprimere le alterazioni, diesis, bemolli e bequadri, mediante la sovrapposizione di sei linee, divise in due gruppi di tre, con uno spazio più grande tra la terza e la quarta linea, denominato «mediospazio». Ogni linea e ogni spazio rappresentano due suoni: uno naturale, raffigurato da una nota bianca, uno alterato, diesis, espresso con una nota nera sulla stessa posizione. Lo spazio doppio tra la terza e la quarta linea permette la presenza di due posizioni, una al di sopra della terza linea e una al di sotto della quarta, con il risultato che quattro dei dodici suoni cromatici dell’ottava sono racchiusi in questo solo spazio. Poiché, dunque, più suoni occupano la stessa posizione, le chiavi delle notazioni ordinarie perdono il loro significato e vengono soppresse. I dodici suoni cromatici di un’ottava trovano collocazione su tre linee e negli spazi formati tra esse; le restanti tre linee individuano un’altra ottava, per un totale di due ottave complete. I suoni sono contrassegnati tramite gli «indicasuoni» cui vengono attribuiti nomi molto particolari: Ba, Ca, Da, Fa, La, Ma, Na, Pa, Ra, Sa, Ta, Va. Le successive ottave sono distinte da Emanuele con i numeri I, 2, 3, 4, ecc.
Per quanto concerne la durata dei suoni, ne viene affidata l’esatta misurazione all’arbitrio dell’esecutore; il valore, dunque, non é più rappresentato dalla forma delle note, e di conseguenza scompaiono le stanghette verticali tra le battute. Vengono inoltre soppresse le linee addizionali per i suoni acuti e gravi, riducendo lo spazio delle annotazioni. Come tutti i critici delle scritture in uso e gli inventori di nuovi sistemi, Emanuele non chiari mai completamente quali fossero, a suo parere, le imperfezioni del sistema di notazione vigente. Mentre quest’ultimo ha il vantaggio di rispecchiare chiaramente anche i più complessi gruppi di suoni e le loro durate senza richiedere particolari operazioni mentali, il sistema di Emanuele presuppone, al contrario, la conoscenza di un gran numero di segni e simboli, che non devono essere confusi tra di loro. Il tentativo fallì.
Nel 1846 Emanuele creò una scuola per la propagazione del suo sistema, stampando per le lezioni la Prima parte della riforma musicale concernente la fonica e grafica espressione dei suoni, delle loro distanze e delle loro durate, esposta in sei prospetti (Milano 1846, in folio di dodici tavole, con studi vergati nella sua notazione). Inoltre, sempre a uso degli allievi, tradusse nel suo sistema di scrittura le cinquanta lezioni progressive del metodo per il pianoforte di A-Ch. Adam, le opere di G. Corticelli, F. Hünten, F. Kalkbrenner, S. Thalberg, F. Liszt, F. Chopin, il Gradus ad Pamassum di M. Clementi, la raccolta Partimenti ossia basso numerato di F. Fenaroli e alcuni pezzi per canto. AF. Häser, nel 1843, tradusse in tedesco il trattato del G. con il titolo Die musikalische Refonn. Ein neues System von Zeichhen und Regeln, die Musik zu erlemen (Lipsia). A Emanuele si deve anche la traduzione in italiano del trattato di armonia di F.-J. Fétis, pubblicato per la casa editrice Lucca con il titolo Trattato completo della teoria e della pratica dell’armonia ... (Milano s.d.). Ignoti sono il luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: F.-l Fétis, Biogr. univ. des musiciens, 111, pp. 394 s.; C. SchmidI, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 591; Enc. della musica Ricordi, II, p. 272 (per Emanuele); La Musica, Dizionario, I, p. 742; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. III.