GAMBIERA
L'uso di proteggere le gambe per il combattimento o la caccia sembra peculiare delle genti greche. Non se ne trova per lo meno la documentazione né per l'Egitto, né per l'Oriente, né per la civiltà micenea; l'assenza si spiega con le grandi proporzioni dello scudo (nei rilievi assiri si vedono però soldati con le gambe ricoperte da specie di gambali, di contro ad altri che hanno le gambe nude). Nella civiltà micenea troviamo raffigurazioni di guerrieri con g. (pitture parietali del mègaron di Micene, di Pylos: XIV-XIII sec.), ma non sappiamo di quale materia fossero; forse cuoio o stoffa. Sul vaso dei guerrieri di Micene sembra che questi abbiano non vere e proprie g., ma una specie di ghette di stoffa fermate sotto il ginocchio e alla caviglia. Nelle tombe di Micene si sono trovati fermagli d'oro forse adatti a questo scopo.
Nei poemi omerici le g. sono un vanto speciale degli Achei. Le più antiche g. conservate provengono dallo strato miceneo di Enkomi (Cipro) e sono di sottile lamina bronzea liscia, con un duplice cordone a sbalzo sugli orli e fori per passarvi legami di filo bronzeo. Un frammento di cnemide in cui sono indicati in rilievo i muscoli e con l'iscrizione [῾Ρ] εγῖνοι Λόκρων è stato rinvenuto sulle rive dell'Alfeo, ad O di Olimpia. Dal testo omerico risulta che si usava pure lo stagno (g. di Achille) ed il cuoio (g. di Laerte). Nelle rappresentazioni figurate si possono riconoscere sicuramente le g. nella ceramica protocorinzia (vaso Chigi) e nelle pitture dei sarcofagi di Clazomene. Nella ceramica a fondo rosso le g. sono disadorne o ricevono una ornamentazione consistente in due volute laterali, schema dei muscoli gemelli; la parte che copre la rotula riprende le forme di questa. I monumenti dell'arcaismo maturo mostrano anche l'uso di cosciali variamente decorati. Si ha ancora la stilizzazione a voluta nella parte interna sull'anfora di Euthymides con l'armamento di Ettore, a Monaco (2307) e nei vasi di Kleophrades e di Euphronios. Nel cratere dipinto da Makron la parte che copre la rotula non ha più rilievo anatomico, ma reca una testa leonina. Teste di animali e gorgonèia si alternano in seguito come unico elemento ornamentale della gambiera. Un gorgonèion di tipo orrido fra volute ha la g. di un frammento di statua bronzea dalla Magna Grecia. Talora si ha un'intera figura gorgonica. Nella stele di Aristion le g. sono indicate semplicemente per mezzo del contorno inciso sulla gamba. Poi sembra che l'interesse per la rappresentazione diretta del corpo umano e la predilezione per il nudo eroico le facciano scomparire, ma bisogna sempre tener conto della possibilità che esse fossero espresse soltanto a colore sulle sculture in marmo, poiché certamente esse continuavano nell'uso pratico. Ancora nel fregio di Pergamo sono rappresentate g. lisce.
In Italia le g. mancano presso le popolazioni preistoriche. Presso gli Etruschi sembrano introdotte tardi, mancando per l'alto arcaismo la documentazione diretta. Al principio del V secolo si vedono g. e cosciali presso i guerrieri dell'acroterio di Civita Castellana. Le g. nel frontone di Cerveteri sono di tipo greco, con accentuato rilievo delle masse muscolari. In un rilievo chiusino è rappresentato un guerriero che indossa la g. sinistra; scena certo esemplata dalla ceramica attica. Ci sono pervenute anche g. originali di età più tarda come quelle dell'armatura da Settecamini di Orvieto (fine sec. IV). Queste g. sono lisce, modellate sull'anatomia degli arti. G. di analogo tipo si osservano in monumenti della fine del IV sec. (lastre di avorio di Palestrina, specchi), ma con un orlo più fortemente rilevato. Le g. lisce sono pure comuni alle genti dell'Italia meridionale e della Magna Grecia. I Sanniti usavano una sola g. per la destra, non protetta dallo scudo. Le popolazioni galliche d'Italia portavano g. di tipo etrusco, che acquistavano in Etruria.
Nell'esercito romano l'uso della g. pare accertato fin da tempi piuttosto remoti, ma le forme sono sconosciute. Non si ha ragione di ritenere che differissero da quelle in uso presso gli Etruschi, almeno a giudicare dalle raffigurazioni conservate (che sono della fine della Repubblica) nell'Ara di Domizio Enobarbo e su una cista prenestina con scena trionfale. In età imperiale le g. sembra siano state usate soltanto dagli ufficiali in tenuta di campagna. Esse non compaiono nelle scene di combattimento; nelle statue loricate imperiali sono sostituite spesso da alti calzari. Nelle panoplie romane le g. figurano forse più che altro per continuare la tradizione ellenistica del genere.
In età romana un tipo particolare di g. è proprio dei gladiatori: esemplari molto ben conservati provengono dalle scuole dei gladiatori di Pompei. Le g. gladiatorie sono molto alte, raggiungendo la metà della coscia. Pesanti e cariche di decorazioni, sono spesso magistrali opere di toreutica, ma la loro decorazione è sempre lontanissima dalla funzionalità.
Bibl.: G. Karo, in Dict. Ant., IV, p. 145 ss., s. v. Ocrea; W. Gaerte, in M. Ebert, Reallexikon der Vorgeschichte, I, 382.