GAMBIR (o Gambier)
Estratto prodotto dalla Uncaria gambier Roxburgh (= Ouroaparia gambir Baill.), pianta della famiglia Rubiacee-Cinconoidee. L'Uncaria è un arbusto rampicante che vive nelle isole della Sonda, a Sumatra e in altre isole dello stretto di Malacca; nel sec. XVIII ne è stata introdotta la coltura a Ceylon e nel sec. XIX nell'Africa orientale tedesca.
L'estratto viene ottenuto concentrando la decozione delle foglie fino a consistenza densa e tagliando tolora la pasta in cubetti che si lasciano asciugare completamente (cattù in cubi o cattù cubico). La pasta, in altri tempi avvolta in stuoie, ora messa in casse, costituisce il cosiddetto gambir in balle o terra giapponica. Essa è di un bel colore giallo-bruno chiaro; le buone qualità si sciolgono bene in acqua calda e col raffreddamento abbandonano un sedimento composto di catechina, la parte che costituisce essenzialmente il pregio del gambir come colorante.
Il gambir è usato come materia colorante principalmente per la tintura e stampa del cotone c fornisce delle tinte solidissime, che vanno dal giallo bruno, al rosso bruno, al grigio, al nero bruno, secondo i mordenti impieguti, sali di alluminio, di croma, di ferro. È adoperato anche per dare peso alla seta tinta in unione a sali di stagno e come materia conciante di grande pregio. Cominciò ad essere importato in Europa verso la fine del Settecento e divenne un articolo di commercio assai importante cessate le guerre napoleoniche; alla fine del secolo scorso se ne importavano 50.000 tonn.
Il gambir e il suo costituente principÀle, la catechina, furono oggetto di studî numerosi fin dal 1850 per parte di Hlasiwetz, Pfaundler, Etti, e più tardi Kostanecki, Perkin, Fischer, Freudenberg, Carrara. La formula di costituzione venne definitivamente chiarita nel 1925 e confermata dalla sintesi; essa corrisponde a:
che dimostra una stretta affinità con le materie coloranti naturali derivate dal gruppo del flavone, come il morino, la quercetina, la fisetina. Oltre alla catechina il gambir, come il cattù pegù, contiene acido catecutannico, già più vicino ai tannini, la cui formula non è stata ancora stabilita. Come proprietà coloranti si avvicina molto alla catechina; è però di rendimento inferiore e dà colori bruni meno vivaci.