game design
<ġèim diʃàin> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Progetto delle regole e della struttura del gioco, con particolare riferimento ai supporti digitali e ai videogiochi. Attraverso il game play, cioè la meccanica del gioco, si struttura l'intera esperienza ludica e il contesto a cui è applicata, nonché la previsione delle sensazioni del giocatore. Il game play rappresenta il principale criterio di valutazione di un titolo insieme alla trama, alla grafica, al sonoro e alla longevità. Definito anche 'giocabilità', rappresenta lo strumento che consente di individuare il movimento del personaggio e interagire con quest’ultimo. Strumento metodologico del game designer è il progetto del Game design document (GDD), nel quale sono descritte le idee e il concept, ovvero tutte le informazioni necessarie per poter rendere concreta una idea. Permette di illustrare in modo chiaro, sintetico ma dettagliato, l’idea al produttore e, in fase di lavorazione, ad avere il controllo dello stato di avanzamento del lavoro. Un esempio di indice dei temi da trattare e organizzare è rappresentato dalla sequenza: high concept, storyline, gameplay, game mechanics, gameplay variables, controls, characters, vehicles, weapons, environments, camera views, sound, playthrough. Infine nel GDD sono illustrati gli aspetti economici e le tempistiche, così da ottenere una mappa chiara e utile per poter ipotizzare una produzione. Con le nuove tecnologie digitali, l’interaction design e le nuove pratiche dell’intrattenimento progettare un videogioco implica conoscenze diversificate e team di lavoro multidisciplinari. Artisti visivi, sceneggiatori, scrittori, musicisti, esperti di fotoritocco ed effetti scenografici, fotografi digitali e illustratori affiancano, tra gli altri, programmatori dei linguaggi e dei codici informatici. Più un GDD è dettagliato, maggiore sarà il coordinamento tra tutti i professionisti ed esperti coinvolti nel team di lavoro. Il successo di un videogame si ottiene attraverso vari fattori, tra i quali la capacità di trasmettere le qualità del protagonista in modo tale da coinvolgere il giocatore in una sorta di identificazione virtuale con l’eroe al pari di un film o un libro. Importanti sono i dettagli sia dell’abbigliamento del protagonista che di tutti i personaggi coinvolti, nonché delle scene descritte così da rendere immersiva l’esperienza del giocatore. Infine il livello di interattività, ottenuto anche grazie a una serie di mini game paralleli nei quali il giocatore può intervenire modificando le variabili del gioco. Nel videogame differenti realtà mediali convergono e, al tempo stesso, vengono ridefinite, e per tale motivo si parla di intermedialità, ovvero una sorta di terzo luogo che definisce l’intersezione tra produzione e fruizione, tra esigenze commerciali e ambizioni artistiche. In Italia, l’AIOMI (Associazione italiana opere multimediali interattive – Movimento per la cultura del videogioco) ha stretto una partnership con l’Education special interest group, il ramo dell’IGDA (International game developer association ) dedicato alla formazione didattica in ambito videoludico e nel 2010 hanno organizzato a Genova una tappa italiana della Global game jam, evento annuale per progettisti e appassionati di videogiochi, che si svolge in contemporanea in differenti città del mondo. Game designer famosi nel mondo sono: Will Wright (n. Atlanta 1960), autore di videogioci e informatico; Hideo Kojima (n. Setagaya 1963), titolare della Kojima production; Alfonso John Romero (n. Colorado 1967), cofondatore della id Software; Shigeru Miyamoto (n. Kyoto 1952), ideatore dei titoli di maggior successo di Nintendo; Sid Meier (n. Detroit 1954), entrato per il suo talento nella Hall of fame dell’Academy of interactive arts and sciences nel 1999.