GÂNAGOBIE
Località della Francia sudorientale (dip. Alpes-de-Haute-Provence), nota per il priorato che, donato intorno al 965 all'abbazia di Cluny, prosperò nel 12° e 13° secolo.Della chiesa rimane il corpo longitudinale, destinato a funzioni di parrocchiale, mentre il coro e il transetto a due navate vennero demoliti dai rivoluzionari nel 1794. I pavimenti a mosaico che decoravano le tre absidi e parte del transetto rimasero sepolti dalle macerie, per essere quindi riportati alla luce nel 1892. Nuovamente coperti a scopo precauzionale nel 1902, i mosaici sono stati recuperati nel 1975 da parte della Caisse Nat. des Monuments Historiques et des Sites, dopo la ricostruzione (1962-1973), sia pure parziale, del capocroce romanico nel suo primitivo aspetto; gli stessi mosaici sono stati fedelmente restaurati e ricollocati in situ tra il 1976 e il 1986. Per l'ampiezza della superficie interessata (m2 72), questo è il maggiore mosaico pavimentale di Francia. La tecnica, la composizione, la gamma cromatica e l'iconografia lo avvicinano a quelli, frammentari, noti nell'area del bacino del Rodano e ai manufatti presenti in Italia settentrionale, in particolare al lacerto di S. Pietro in Ciel d'Oro a Pavia (1130 ca.).Un mosaico della stessa fattura è stato inoltre recentemente scoperto nel capocroce della chiesa di Saint-André-de-Rosans, nel vicino Delfinato (dip. Hautes-Alpes).Nell'abside centrale si sviluppa una teoria di animali reali e fantastici - leone, grifone, elefante, pantera, pesci, centauro -, alcuni dei quali richiamano i segni dello zodiaco. Diversi mostri sono distribuiti in registri o racchiusi in medaglioni nelle campate di fronte alle absidiole, tra i quali un drago alato, una coppia di leoni affrontati a testa unica e delle arpie. Due pannelli all'interno delle absidi laterali indicano il senso generale di questa ricca iconografia: un cavaliere in armi trafigge una sorta di satiro, mentre un secondo, che monta un magnifico cavallo bianco, infilza un drago; si tratta dell'illustrazione della lotta del Bene contro il Male, del combattimento del cristiano contro le forze sataniche. Nel transetto, altri pannelli a guisa di tappeti giustapposti mostrano magnifici motivi floreali o vegetali. Nei mosaici di G. i colori impiegati sono essenzialmente: il bianco (marmo recuperato da monumenti antichi, soprattutto pentelico), il nero (in parte scisto locale proveniente dalla valle del Sasse), il rosso scuro (arenaria locale) e il rosso chiaro (frammenti ceramici).La qualità stilistica dei mosaici di G. è elevata e la forza delle figure è data dal vigore del disegno. Tale risultato si spiega con la cura con cui venne preparata la composizione, dal momento che sulla malta di fondo venne eseguita preliminarmente una sinopia, cui corrispondono strettamente le file di tessere nere che tracciano il disegno. Il dinamismo delle figurazioni conferisce bellezza a pannelli che potrebbero invece risultare banali; un movimento e una vita intensa animano infatti tutte le rappresentazioni. Il mosaicista e i suoi collaboratori seppero giocare magistralmente con i colori di base, con gli effetti di contrasto e di equilibrio, suggerendo la profondità e modellando il volume delle figure. Una straordinaria varietà di toni, di formato e di disposizione delle tessere dà al tappeto musivo una tessitura ricca e quasi un'impressione di rilievo.Nell'abside centrale un'iscrizione reca il nome del committente, il priore Bertrando, e quello del personaggio che diresse i lavori, Pietro Trutbert; poiché un rotulo mortuario precisa che un fratello Pietro, soprannominato Trutbert, morì poco prima del 1129, l'opera dovrebbe essere collocata intorno al 1122-1126.
Bibl.: J. Thirion, Gânagobie et ses mosaïques, RArt, 1980, 49, pp. 50-69; G. Barruol, Provence romane, II, La Haute-Provence (La nuit des temps, 46), La Pierre-qui-Vire 1981, pp. 155-162; J. Thirion, Gânagobie, le prieuré roman. Les mosaïques, Alpes de lumière 91-92, 1986, pp. 77-90; X. Barral i Altet, Les pavements romans de Saint-André-de-Rosans et de Gânagobie: réflexions sur le sens des images et sur le travail des mosaïstes, in Saint-André-de-Rosans. Millénaire de la fondation du prieuré 988-1988, "Actes du Colloque, Saint-André-de-Rosans 1988", Gap 1989, pp. 225-247.J. Thirion