GANDHĀRA (XVI, p. 364; v. anche india, XIX, p. 73)
L'intensa attività di scavo da parte di missioni archeologiche italiane e straniere in questi ultimi anni ha moltiplicato i documenti e allargato molto le nostre conoscenze su quest'arte, sviluppatasi largamente oltre i confini della regione nell'Afghānistān (v. in questa App.) e nel Pakistan (v. in questa App.), con influenze lontane in Asia Centrale, in Cina e in Giappone. Con scavi stratigrafici e con l'aiuto delle monete rinvenute si è cercato di far luce sul problema cronologico di quest'arte, finora piuttosto oscillante, così come diverse sono le denominazioni adottate di arte greco-buddhista e di arte romano-buddhista, pur ammettendo generalmente nella sua genesi un decisivo influsso ellenistico. A. Foucher pone infatti la prima formulazione del Buddha sotto l'influsso greco intorno al 100 a. C., L. Bachhofer e J. Marshall scendono invece alla prima metà del 1° sec. d. C., mentre A. C. Soper e R. E. M. Wheeler pensano piuttosto al periodo adrianeo-antoniniano. Maggiore accordo c'è sulla fine di quest'arte del G. nella seconda metà del 5° sec. d. C. in relazione alle distruzioni degli Unni bianchi, sebbene il Marshall pensi ad una certa interruzione fra il 250 e il 390, negata invece da altri.
Bibl.: H. Ingholt, in Enc. Arte Ant., III, Roma 1960, pp. 776-788.