Gangelli, Gangello
Poeta (sec. XV) nato a Pergola da famiglia eugubina; fu oscuro notaio alla corte di Federico di Montefeltro. Nel 1451 pubblicò lo statuto di S. Lorenzo in Campo; scrisse In laudem comitissae Baptistae Sfortiae, moglie di Federico (ediz. A. Cinquini, Roma 1901), alcuni lamenti, editi da A. Medin e L. Frati (Lamenti storici dei secoli XIV, XV, XVI, Verona-Padova 1894) e parecchie composizioni minori relative a Pergola, contenute nel codice Vaticano Urbinate lat. 692.
Nella produzione poetica del G. ritornano spesso richiami a D. e citazioni entusiastiche; l'opera principale, Il pellegrino, si inserisce nel rinnovato interesse per D. che si osserva nelle Marche. È un poema enciclopedico di 33 capitoli in terzine di 100 versi ciascuno, narrante un viaggio. L'autore per andare a Santiago de Compostela s'imbarca da Pisa su una galeazza che va in Fiandra. Il capitano gl'illustra zone e città costiere. Visitate Bruges e Gand, G. va a Parigi, e di qui con un vecchio pellegrino, una specie di Catone dantesco, capace di sciogliere ogni dubbio, va a Santiago, e poi a Genova. Di qui, visitando le principali città della Lombardia, raggiungono Urbino. A questo punto comincia la parte encomiastica per Federico, ricca di notizie storiche ed etnologiche ignote. Alla fine G. conduce il pellegrino a Pergola, dove costui prima di morire pronunzia una violenta requisitoria contro gli Ebrei, in omaggio alle crudeli ordinanze di Federico; poi serenamente parla dell'immortalità.
Il frasario arieggia alla Commedia, inglobandone persino interi versi. Testimonianza di appassionata ammirazione per D. è anche la trascrizione del poema (cod. Casanatense 392 [già d. IV. 2]) fatta eseguire dal Gangelli.
Bibl. - G. Zannoni, Le rime storiche di G.G. - I: Le lodi di Pergola, Urbino 1897; G. Vitaletti, Per la fortuna di D. nel sec. XV: " Il Pellegrino " di G.G., in " Giorn. d. " XXIV (1921) 216-226.