GANIMEDE DI OXFORD, Pittore di
Ceramografo etrusco, a cui si attribuiscono due stàmnoi a figure rosse: il primo, da cui gli viene il nome, con Zeus e Ganimede, ad Oxford, l'altro, a Boston, con Polluce ed Amykos. Entrambi i vasi, con i manici a forma di mostri marini (Kète) con le code intrecciate, sono così simili che devono essere opera dello stesso ceramista; essi ricordano per la forma e gli ornati gli stàmnoi falisci. Nel particolare del ramo di abete, che pende dall'incorniciatura superiore della pittura, lo stàmnos di Oxford assomiglia ai vasi tardo-etruschi del gruppo di Alcesti. Nei due vasi il disegno è con la linea a rilievo come negli esemplari greci a figure rosse.
Il gruppo di Polluce ed Amykos, con quello più tardo dell'urna di Vel Vesini a Perugia, è uno degli esempi che si avvicinano di più alla rappresentazione dello stesso soggetto della cista Ficoroni e, si può dire, all'originale perduto. Solo nel nostro stàmnos Polluce usa un vinciglio invece di una striscia di cuoio per legare Amykos e questa pare essere la versione originale, in quanto nell'Iliade Achille usa vincigli per legare Isos ed Antyphos.
Dal lato opposto del vaso ritorna probabilmente, come suppone il Beazley, Polluce con in una mano l'uovo di Leda, tra Hermes ed un satiro. Tipicamente viva, espressiva, lontana, dallo spirito greco la figura di Hermes, così come nello stàmnos di Oxford l'Atena della gigantomachia. La posizione di Hermes - il piede destro appoggiato a una roccia, il braccio sinistro che attraversa il corpo - si ritrova, fra i primi esempi, nel satiro di un cratere a calice dell'Università di Vienna, della maniera del Pittore del Deinos e databile tra il 425-420 a. C. Allo stesso periodo ci riporta la forma della situla, tenuta in mano dal satiro nello stàmnos di Boston.
Bibl.: J. D. Beazley, Etruscan Vase Paint., pp. 4, 56, 73, 74, 295, 297, 298.